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Dipendenza da cocaina: a Brescia è «boom»

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L'ALLARME. Tutte le fonti lo confermano: la provincia detiene il primato lombardo
Al Sert dell'Asl utenti passati dal 17 per cento del 2001 al 36 attuale Al Calini nasce un gruppo ad hoc di studenti. Obiettivo: prevenzione

bresciaoggi.it 2 dicembre 2009

Tutte le fonti lo confermano: nel consumo delle droghe, in particolare della cocaina, Brescia rispecchia il trend nazionale e internazionale, anzi, lo rafforza. A livello mondiale il rapporto 2009 dell'Osservatorio europeo sulle droghe presentato nei giorni scorsi a Bruxelles rivela che oltre 13 milioni di europei hanno provato cocaina nella loro vita. Di questi, 7,5 milioni sono giovani (15-34 anni) e 3 milioni l'hanno usata negli ultimi 12 mesi. L'Italia si classifica tra i primi cinque paesi consumatori e Brescia detiene il primato lombardo.
L'USO FREQUENTE di cocaina in realtà inizia verso i 16 anni: prima gli adolescenti preferiscono hashish, marijuana, alcol e sigarette.
Il dottor Francesco Donato, direttore della sezione igiene della facoltà di Medicina dell'università di Brescia, nel 1989 condusse uno studio sull'uso di alcol e fumo nelle scuole della nostra città, replicato di recente, nel 2008: a circa 1.500 studenti delle classi prime e delle quinte sono stati posti questionari anonimi, dai quali si ricava, tra gli altri dati, che dal 40 al 50 per cento dei maschi fa uso sistematico di alcol e fumo, mentre le femmine sono tra il 25 e il 30 per cento. Confrontando con le cifre di vent'anni fa si nota che c'è stato un aumento dei consumatori, lo stesso aumento che si è registrato per le altre sostanze che però iniziano a essere utilizzate diffusamente dai 16 anni in su: secondo una ricerca condotta nel 2008 da Espad Italia (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs) sulla popolazione secolarizzata tra i 15 e i 19 anni, negli ultimi 12 mesi nella nostra provincia il 3,3 per cento degli intervistati ha consumato cocaina, di cui, dividendo per genere: per i maschi a 16 anni è il 2,7 per cento a 17 il 3,7, a 18 il 4,8 e a 19 l'8,4 per cento. Per le femmine a 16 il 2,5 per cento, a 17 il 2,2 a 18 il 3,4 e a 19 il 4,2 per cento.
La tendenza è confermata dai dati dell'Asl di Brescia: la nostra città detiene «una sorta di primato regionale per il consumo di cocaina, che interessa il 36 per cento dei tossicodipendenti in cura presso di noi», fa sapere Elisabetta Secchi, responsabile Sert, il servizio tossicodipendenze dell'Asl di Brescia che aggiunge: «Si è passati dal 17 per cento del 2001 al 36 per cento attuale».
SEPPUR IL TREND aumenti con l'età sia per i maschi sia per le femmine, balza agli occhi il divario che esiste tra i generi: le adolescenti consumano circa la metà della cocaina dei loro coetanei. «Le ragazze lo fanno meno perché sono più intelligenti, perché non hanno bisogno di mostrarsi più grandi e capiscono che cosa è giusto. I maschi invece farebbero di tutto pur di farsi accettare dal gruppo», sostiene una studentessa di 14 anni del «Gambara». Secondo Daniela Calzoni, psicoterapeuta e consigliera comunale nella scorsa amministrazione, le ragazze hanno più pudore, ma questa differenza è destinata a sparire «perché le adolescenti tendono a omologarsi al modello sociale imperante, maschile».
Ma perché i giovanissimi sono così attratti dall'uso di droghe e in particolare della cocaina? Secondo il dottor Donato i motivi si devono cercare in un contesto ampio: «Se la cocaina è normalmente utilizzata da professionisti, operai, personaggi pubblici, politici o attori, come possiamo pensare che gli adolescenti facciano diversamente? Visti i modelli offerti, come fanno i ragazzi a non pensare che quello sia assolutamente normale?».
Secondo i questionari anonomi raccolti tra gli alunni da Marco Traversari, antropologo e docente in una scuola bresciana, tra i 14 e i 16 emerge che ci si «fa una canna» o «una striscia» a volte per tristezza ma spesso «per sciallarsi» come scrive una ragazza, o, nota un maschio, «soprattutto per sentirsi grandi o per divertirsi, mai per depressione o per tirarci su di morale».
L'INDAGINE del professor Traversari evidenzia anche il consumo legato al momento dello sballo, al fine settimana, spesso prima di andare in discoteca, comunque quasi sempre in situazioni di gruppo. La psicoterapeuta Calzoni fa notare che la cocaina, oltre ad essere di facile reperimento e a costare relativamente poco, «eccita e fa sentire con più energie, capaci di affrontare cose che senza sembrerebbero troppo grandi». Calzoni poi aggiunge: «Da professionista mi spaventa vedere l'ignoranza degli effetti, che il passaparola tra gli adolescenti veicola idee sbagliate». La poca consapevolezza dei rischi è confermata anche dall'igienista Donato, che ribadisce: «Gli adolescenti in generale hanno una percezione minore del rischio rispetto agli adulti soprattutto i maschi, che sono meno prudenti delle ragazze».
Conoscere e informare è lo scopo dell'attività del gruppo CocaliNomani, circa venti tra studentesse e studenti del liceo Calini che da alcuni anni si riuniscono mensilmente per discutere di droghe e dipendenze, affiancati da un docente della stessa scuola, da uno psicologo dell'Asl di Brescia e da un operatore sociale. «Non vogliamo giudicare o dire ai nostri compagni di non fare uso di droghe, ma solo informare sui rischi - chiarisce P.G, studentessa di quinta che da tre anni partecipa al gruppo, nel quale è stato scelto il metodo pedagogico dell'educazioni tra pari: «Andiamo nelle prime - spiega M.T, studente di quinta - non per fare lezioni ma per ascoltare e dialogare, coinvolgendo tutti con domande e riflessioni».
LA PREVENZIONE è anche la strategia principale degli attori psico-sanitari: «A fronte dell'emergenza degli ultimi anni i nostri servizi hanno cercato di attrezzarsi con metodologie più efficaci - fa sapere Secchi, del Ser.T, - tenendo conto che, a differenza di quanto accade per l'eroina, non ci sono farmaci per la cura delle dipendenze da cocaina, noi abbiamo sviluppato interventi psico-sociali». Con i pazienti intercettati dall'Asl, che rimangono comunque una percentuale bassa del totale, si mettono in atto prevalentemente trattamenti psicologici con tecniche appropriate per sostenere un percorso di affrancamento della sostanza, ma anche per affrontare problematiche sociali e familiari. Efficace poi «l'equipe di prevenzione che fa progetti con scuole o altre agenzie educative che hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza dei rischi legati al consumo di sostanze», spiega ancora la dottoressa Secchi, condividendo la posizione della psicoterapeuta Calzoni, la quale però insiste da un lato sul ruolo degli adulti: «Bisognerebbe parlare di droga e consumo di alcol senza pudori o ideologie, il mondo degli adulti dovrebbe interrogarsi ma non lo fa perché ha paura degli adolescenti, di vederne la solitudine». Dall'altro lato, da ex amministratrice, nota che «in generale la politica non attiva piani di dialogo o fa finta di non vedere o dà solo una risposta repressiva».