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Dipendenza dal gioco: considerazioni dello psichiatra Maurizio Fea

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Circa 15 milioni, il 38,3% della popolazione tra i 15 e i 64 anni, gli italiani che almeno una volta nella vita, hanno giocato per soldi. Tra coloro che hanno giocato almeno una volta il 19,8%, pari a tre milioni di persone, ha comportamenti di gioco potenzialmente problematici e fra questi il 12,4% - secondo la valutazione del Canadian Problem Gambling Index - è nella fascia a rischio minimo di dipendenza, il 4,6% a rischio moderato e lo 0,8%, ovvero 120.000 persone, risulta avere un profilo altamente problematico. Pensate che il 50% degli italiani, ogni settimana, gioca al Superenalotto. Per non parlare di Win For Life, che sta diventando una vera e propria mania.
Affaritaliani.it ha intervistato lo psichiatra Maurizio Fea per approfondire i numeri di un fenomeno che prende sempre più piede in Italia. E soprattutto per capire il confine tra il gioco e la patologia. Maurizio Fea proprio per il Lottomatica ha messo a punto il progetto "Giocaresponsabile", una helpline nazionale gratuita che fornisce assistenza e orientamento alle persone che hanno problemi connessi al gioco.
Qual è l'identikit della persona malata di gioco?
"Dalle indagini e dalle ricerche si capisce che ad essere colpiti sono soprattutto gli uomini. La figura maschile prevale in modo particolare in alcune tipologie di gioco. La fascia di età è quella che si colloca tra i 30 e i 40 anni".
Sono i più poveri a rischiare nel gioco?
"No, assolutamente. Non c'è un ceto sociale prevalente tra i giocatori a rischio. Il bisogno di soldi nasce proprio nel momento in cui si inizia a perderli. E' lì che c'è la rincorsa a cercare di risanare le perdite. La passione scatta per altre dinamiche psicologiche. L'eccitazione o altre risposte neurofisiologiche, che poi sono le stesse collegate anche all'uso di sostanze stupefacenti. I meccanismi sono praticamente gli stessi, anche perché diventa una vera e propria dipendenza".
Ci spieghi gli elementi di rischio?
"Questo è un tema ancora poco studiato e spesso sottovalutato. Gli elemti di rischiosono collegati spesso ad abitudini associate ad altri tipi di dipendenze. Per esempio fumo, alcol, o anche cocaina. Quindi i fattori di rischio più gravi sono quelle che caratterizzano in generale la vulnerabilità delle persone. E il gioco non sfugge..."
Quali sono i giochi più rischiosi? Poker, Videopoker, Win for life, Superenalotto...
"Più che il gioco in sè, il vero fattore di rischio è la velocità di gioco. Quindi più il gioco e a ciclo rapido (e quindi può essere ripetuto con molta frequenza, più sono rischiosi per la persona, rispetto a giochi che possono essere fatti una o due volte alla settimana. Il superenalotto, per esempio, anche se numericamente ci giocano tantissime persone ogni settimana (gioca più del 50% degli italiani), non è particolarmente rischioso. Proprio perché è a ciclo molto più lento".
Da che cosa si accorge che una persona ha la dipendenza da gioco?
"C'è più di un dettaglio per misurare il grado di dipendenza e quindi la patologia. Il fattore che indica più di tutti una situazione di allarme è il tempo che viene destinato all'attività di gioco. Più del denaro, che è una variabile relativa. Il problema è il tempo: la giornata è di 24 ore, il ricco o il povero non possono accrescerla o diminuirla a piacere. Sicuramente l'investimento temporale nel gioco è una spia di elevata pericolosità. Perché al di là di vincere o di perdere, c'è l'aspetto del disinvestimento in altri aspetti essenziali della vita. Se gran parte della mia vita è concentrata sul vincere al gioco, è chiaro che mi impoverisco dal punto di vista delle relazioni, degli investimenti affettivi. E la conseguenza spesso è il disastro familiare. Queste persone diventano delle mine vacanti".
Provo a dare un consiglio a chi sente i primi sintomi di "patologia da gioco". A chi deve di rivolgersi?
"E' un tema importante. Purtroppo la patologia da gioco al momento è riconosciuta dai ricercatori, dagli studiosi, ma non dal Sistema sanitario nazionale. Questo crea una situazione paradossale, perché di fatto molti servizi per le dipendenze ora si occupano anche di problemi del gioco. Con spirito volontario, perché in teoria non si potrebbe. Quindi se dovessi dare un consiglio direi di rivolgersi ai centri che si occupano di dipendenze in generale. Noi, sul sito giocaresponsabile.it, forniamo anche orientamento e aiuto. Ed è l'unico punto nazionale dove avere consigli. Chiamando il nostro numero di telefono si può avere un quadro dettagliato delle possibilità di assistenza a livello nazionale".
Benedetta Sangirardi