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Giocatori d'azzardo: un problema in aumento

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Schiavi di videopoker e slot machine. La febbre per il gioco d'azzardo e' diventata "una vera piaga, soprattutto per i giovani e rischia di essere la malattia emergente del nostro millennio. Con i circuiti del piacere perennemente stimolati nel nostro cervello da messaggi e sollecitazioni esterne, il gioco d'azzardo patologico e compulsivo rischia di diventare la nuova tossicodipendenza senza droga, con lo 'sballo' costituito proprio dalla ritualità, dalla sequenza dei comportamenti che ruotano intorno al gioco". Lo sottolinea il neuroscienziato Rosario Sorrentino, direttore dell'Ircap (Istituto di ricerca e cura degli attacchi di panico) alla Pio XI di Roma, intervenuto a Roma alla presentazione della campagna per la sensibilizzazione sul gioco responsabile. Un'iniziativa sostenuta dai Monopoli di Stato e presentata dalla Snai al Tempio di Adriano a Roma, alla presenza - fra gli altri - del fotografo Oliviero Toscani e Maurizio Ughi, presidente di Snai Spa. "Si profila sempre più il rischio - aggiunge Sorrentino - di una addiction generation, una generazione dipendente dalle emozioni ottenute grazie a una scarica di dopamina extra. Un modo per provare sensazioni fuori dall'ordinario, con il pericolo che questo sia di fatto - dice l'esperto - una 'porta d'ingresso' verso comportamenti caratterizzati da aggressività, impulsività, rabbia, con una chiara matrice sociopatica". E' proprio il cervello umano il luogo dove il gioco d'azzardo ha "'buon gioco' - nota il neurologo, con un sorriso -. Quando arriva la compulsione la patologia attecchisce nel cervello e questo organo appare sempre più in affanno, perché non riesce, nonostante il contributo della corteccia prefrontale, a frenare o neutralizzare il desiderio smodato, irresistibile e impulsivo di giocare. E' a questo punto - aggiunge Sorrentino - che la persona cade in balia del demone del gioco, schiava del piacere e del bisogno di ribadire emozioni di intensità crescenti, da vivere senza alcun tipo di freno". La buona notizia è che la febbre per il gioco d'azzardo puo' essere curata. "La complessità della malattia necessita di una diagnosi precoce e un trattamento farmacologico mirato - aggiunge il neuroscienzato - abbinato a psicoterapie cognitivo-comportamentali per prevenire la cronicizzazione del disturbo, ma anche per contenere la presenza di altre malattie come i disturbi di personalità, quelli dell'umore, l'ansia, gli attacchi di panico, la depressione e la dipendenza da altre sostanze, che a volta accompagnano e rendono ancora più difficile la gestione clinica e sociale della malattia". Attenzione anche al 'pericolo mediatico'. "Una potenziale responsabilità e' da attribuire ai messaggi che provengono dal mondo dei mass media e della comunicazione - avverte Sorrentino - che promuovono costantemente la cultura del piacere e del gioco, arrivando a enfatizzare lo stereotipo del vincente, colui che con una puntata coraggiosa può cambiare in un batter d'occhio la sua vita". Le campagne di informazione sociale per contenere la diffusione del gioco d'azzardo potrebbero essere, secondo Sorrentino, un'arma molto utile. "Proprio perché la malattia e' espressione di una combinazione di fattori genetici e ambientali, potrebbe avvantaggiarsi del contributo positivo dei mass media". Insomma, informazione e prevenzione per difendere i cittadini. Secondo studi pubblicati dall'Associazione psichiatri americani, e ricordati da Sorrentino, il gioco patologico "riguarda una parte minoritaria della popolazione, tra l'1,5 e il 3% della popolazione". In Italia, secondo l'azienda autonoma dei Monopoli di Stato, la raccolta complessiva per i giochi d'azzardo pubblici, lotto, lotterie, bingo, superenalotto, ammonta a 54.410 milioni di euro, con un incremento, rispetto all'anno precedente di 6.856 milioni di euro, pari al 14,4%. Trend in crescita, dunque, per il gioco autorizzato. Si è passati dalle 3 occasioni di gioco alla settimana del 1990 alle 15 occasioni del 2006. Per non parlare delle prospettive offerte da internet e dai video poker on line.