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Giovani, l’alcol come un rifugio: c’è un problema di analfabetismo emotivo

Giovani, l’alcol come un rifugio: c’è un problema di analfabetismo emotivo

Giovani, l’alcol come un rifugio: c’è un problema di analfabetismo emotivo

Genitori iperprotettivi che faticano a mettere paletti e adolescenti che agiscono senza tener conto delle conseguenze: a parlare è Elena Miani, psicologa di Luoghi di prevenzione, centro regionale per la Formazione sui temi della Promozione della Salute

Sul fatto che ha visto coinvolta la 13enne soccorsa al Novi Sad a Modena interviene Elena Miani, psicologa di Luoghi di prevenzione, centro regionale per la Formazione sui temi della Promozione della Salute. Parla di genitori che faticano a dare regole e adolescenti che agiscono senza tener conto delle conseguenze.

Che ragazzi vi trovate davanti?

“Per quella che è la mia esperienza sul campo, vedo ragazzi che hanno bisogno di relazioni e di confronto. Una classe ha partecipato qui da noi alle attività laboratoriali ed è stato evidente il bisogno di mettersi in relazione nel rispetto del distanziamento: i ragazzi hanno bisogno di muoversi con il corpo, di interagire e di esprimersi attraverso il corpo ma non hanno avuto occasioni in questo lungo periodo di pandemia. Nell’adolescenza il corpo è qualcosa che stanno scoprendo. La mia impressione è che siano aumentati terribilmente i disturbi legati all’ansia, stati di depressione e disturbi del comportamento alimentare, spettro del disagio adolescenziale”.

Avete notato anche un abuso di alcol o di sostanze?

“Non direttamente. Sono le ricerche propedeutiche ai laboratori a rivelare che è aumentato il consumo di alcol e sostanze: è come se i ragazzi avessero bisogno di rifugiarsi da qualche parte, come se avessero bisogno di trovare soluzioni anche a costo di rimetterci la salute”.

E’ aumentata l’aggressività?

“No, al contrario. Si assiste a un ritiro in sé stessi, sono chiusi. Ci possono essere esplosioni di rabbia dovute a un contenimento eccessivo ma sul campo non ho riscontrato questo tipo di situazione”.   

Come è il rapporto coi genitori?

“Le crepe sono su più fronti perché i ragazzi sono rimasti chiusi in casa con i genitori che pure sono persone con le loro fragilità. Gli effetti cambiano di famiglia in famiglia. E’ questo il periodo della crescita in cui sentono il bisogno di propri spazi, di indipendenza, di affermarsi staccandosi dal nucleo familiare: bisogni tipici degli adolescenti, c’erano prima, ci sono oggi e ci saranno domani, ma in questi anni di pandemia sono ancora più importanti”.

Come si comportano i genitori?

“C’è la tendenza all’iperprotezione, probabilmente dovuta alla paura del periodo che stiamo vivendo. Negli ultimi anni, già prima della pandemia, c’era la tendenza delle nuove generazioni di genitori a essere amici del figlio e anche più permissivi. Con il risultato che se è il figlio a dover comandare, più difficilmente segue delle regole. I genitori fanno fatica a mettere regole e paletti probabilmente perché figli di famiglie molto rigide non vogliono ripetere lo stile dei genitori ma così facendo non riescono a mettere confini.

L’adolescente senza confini straborda: è importante che un genitore accolga e ascolti ma nei limiti del suo ruolo e deve trovare un equilibrio tra le troppe regole e la troppa permissività”.

A livello neurologico la corteccia prefrontale dei ragazzi si sviluppa a questa età: è la zona dedicata al pensiero razionale, al pensiero critico a cui può contribuire il genitore con un’opera di contenimento o dando una direzione, ma non sempre un genitore ha le risorse per farlo”.

(...omissis..)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://temponews.it/2021/11/10/giovani-lalcol-come-un-rifugio-ce-un-problema-di-analfabetismo-emotivo/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)