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Grosseto: considerazioni sulle "notti bianche"

Grosseto: considerazioni sulle "notti bianche"

Grosseto: "La stessa stampa - dicono dall'associazione Gli amici del centro storico - ha dovuto riconoscere che si è trattato

di un bilancio con luci e ombre, dal momento che l'alcool scorso a fiumi ha portato a tante liti, a risse e feriti, a

piazzette piene di bottiglie rotte con muri dei palazzi usati come bagno e vomitatoio.
Appare evidente che un bilancio e una riflessione sul senso e sul significato delle notti bianche nella nostra città non può

limitarsi a registrare la partecipazione popolare alla festa e il soddisfacente incremento nel giro d'affari per i gestori

dei locali del centro."
" La gente - vanno avanti - partecipa in massa a questi eventi esprimendo un bisogno di aggregazione, un desiderio di stare

insieme e di partecipare per uscire da quell'isolamento interiore ed esistenziale diventato una delle caratteristiche

psicosociali del nostro tempo. Domandiamoci, però, come nella nostra città si risponde a questo bisogno organizzando le notti

bianche. Usiamo il plurale perché il fenomeno notte bianca, nato come evento unico, è stato a Grosseto immediatamente

raddoppiato, subendo le pressioni della associazione commercianti Ascom, nonostante certi impegni presi pubblicamente

dall'amministrazione comunale. Sempre sulla stampa locale si è letto che alcuni scalmanati hanno rovinato la festa. Sarà

proprio così o, piuttosto, non saranno le caratteristiche e l'impostazione della festa a favorire gli scalmanati? Abbiamo

tutti potuto constatare come ogni angolo del piccolo spazio racchiuso nelle mura medicee fosse occupato da pedane, distanti

tra di loro anche solo pochi metri, dove si esibivano con notevole emissione di decibel numerosi gruppi musicali le cui

performances svanivano in un sovrapporsi di suoni in molti casi indistinguibile l'uno dall'altro. Il modello cui si è

ispirata la manifestazione è stato, per l'ennesima volta, quello del rumore e di una atmosfera dove facilmente trovano spazio

le sottoculture dello sballo e del consumo di alcool. Se una manifestazione non è sostenuta da un progetto che punti, anche

attraverso il divertimento, a far crescere la sensibilità e la cultura di ognuno promuovendo un modo civile e rispettoso di

stare assieme, ciò che finisce per prevalere è il degrado e l'ignoranza. Accade allora che una massa di persone si incontra

nel rumore e nella confusione, senza la possibilità di ascoltare e di conoscere. Anche l'offerta che viene proposta al mondo

giovanile apparentemente sembra volerne incontrare i bisogni (clima di festa e di scambi, "sane" bevute, musica), ma nella

realtà finisce per assecondarne l'illusione che col consumo di sostanze (alcol e droghe) e con la disinibizione e

l'intontimento si possa saturare ogni bisogno interiore e ogni disagio. La conseguenza è la crescita esponenziale tra i

giovani delle dipendenze da droghe e da alcool, che si cerca poi di fronteggiare con programmi di recupero e dispendio di

risorse pubbliche trascurando l'importanza di una adeguata politica di prevenzione. Recenti ricerche hanno sottolineato lo

spaesamento dilagante in fasce di giovani che non hanno impegni, dal momento che non studiano né lavorano. Giovani che girano

a vuoto senza progetti, con bottiglie di birra in mano, magari accucciati davanti a qualche panchina o sulla soglia di uno

storico istituto di credito a farsi una "canna", che scaricano la loro frustrazione in cori e urlacci notturni scalciando

tutto ciò che capita loro tra i piedi."
" Fenomeni del genere - proseguono - ci sono anche a Grosseto; basta dare un'occhiata a quello che succede in certe zone del

centro. A cosa vogliamo educarli questi giovani proponendo eventi e notti bianche come si fanno qui da noi? Pensiamo di

rispondere ai loro autentici bisogni stimolandoli a una sorta di eterno carnevale, di continua trasgressione e di

irresponsabilità? Il direttore Ascom ha dichiarato che la riuscita della notte bianca sarebbe "un segnale incoraggiante per

continuare a organizzare manifestazioni come questa". Bisognerebbe, invece di riproporla con tutti i suoi risvolti

problematici, riflettere su come organizzare diversamente la manifestazione in modo da evitare ubriacature, degrado, risse e

feriti. Sarebbe interessante, ad esempio, un censimento sugli incidenti accaduti in città e sulle cure prestate dal pronto

soccorso nelle notti bianche. Il modo di restituire la notte bianca alle sue finalità originarie ci sarebbe. Intanto

riportandola a evento unico che coinvolga l'intera città e non solo il centro storico, in modo che tutti possano goderne i

benefici (compreso che commercia o ha attività fuori delle mura). Poi prevedendo un programma che al posto della confusione

introduca qualità, selezione e differenziazione. Ciò significherebbe dare spazio alla musica giovanile in alcuni luoghi

idonei, affiancandola con altro genere di musica e iniziative culturali che acquisiscano una centralità nella manifestazione

e non ne rappresentino solo una marginale appendice come accaduto sinora. Infine l'organizzazione della notte bianca non può

sorvolare sulle ripercussioni a carico dei residenti, finora obbligati a sopportare una situazione insopportabile,

considerati soggetti marginali e privi di diritti, la cui unica alternativa è scappare o aspettare che passi la nottata,

salvo ritrovarsi all'indomani come dei reduci che osservano sconfortati le distruzioni nel campo di battaglia. Questo

ragionamento si può estendere a tutte le manifestazioni musicali notturne, come quella del giovedì: dovrebbero servire a

ravvivare il commercio, ma in realtà rendono sempre più degradato e invivibile il centro storico, per qualunque persona che

abbia un normale stile di vita (commercianti compresi) e necessità di riposare per lavorare il venerdì mattina, ma questo

importa a qualcuno degli organizzatori e al Comune che li autorizza?"
" Ci sarebbe un nuovo piano per i rumori, - concludono - ma nel frattempo i signori del rumore e i vandali che li seguono

sono i veri padroni del centro storico."