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Il controverso rapporto tra alcol e creatività

Il controverso rapporto tra alcol e creatività

L’alcol aiuta a sviluppare la creatività. Ora lo dice anche la scienza

Spesso si sente parlare di grandi scrittori, artisti e compositori che con l’alcol hanno potenziato la loro creatività, o di persone che sostengono che le loro idee siano migliori dopo alcuni drink. Adesso uno studio dà loro ragione e mostra che un drink potrebbe rendere la vita più produttiva. Chi è un po’ brillo avrebbe una maggiore capacità di “problem solving” rispetto a chi è sobrio. Significa che di fronte a un problema, è capace di fare in modo rapido ed efficace associazioni di pensiero e di proporre anche soluzioni più innovative: due soft skills oggi molto apprezzate dai recruiter nei colloqui di lavoro.

Lo studio in questione ha una certa autorevolezza. È stato condotto dal professor Andrew Jarosz del Dipartimento di Psicologia della Mississippi State University, che ha in seguito difeso e spiegato i risultati e le implicazioni della scoperta in una lunga intervista all’Harvard Business Review. Un campione di studenti dell’ateneo statunitense ha bevuto cocktail con vodka e mirtilli a intervalli regolari fino a che l’alcol non è arrivato quasi a superare la soglia legale di alcol nel sangue.

I giovani un po’ tipsy, che sta per brilli, hanno saputo rispondere alle domande di un test di problem solving creativo chiamato “Remote Associates Test” meglio dei compagni sobri, sono stati capaci di fare associazioni di pensiero prima degli altri e hanno presentato soluzioni più fantasiose alle questioni che gli sono state sottoposte.

Lo studio è stato criticato da alcuni membri della comunità accademica perché ha riguardato soltanto 20 soggetti maschi con meno di 30 anni. Ma il professor Jarosz chiarisce che, pur essendo il campione limitato, la correlazione è impressionante. “Abbiamo scoperto che le persone alticce hanno risolto da due a tre problemi in più rispetto a chi è rimasto sobrio. Hanno anche presentato le loro risposte con maggiore rapidità, entro il limite di tempo di un minuto per domanda, che è forse ancora più sorprendente”, racconta all’Harvard Business Review.

Secondo Jarosz, la soluzione creativa dei problemi è un settore in cui un effetto chiave dell’ubriachezza, la perdita di concentrazione, è di aiuto e non di ostacolo. In sostanza, l’alcol darebbe una mano a “lasciarsi andare” e di conseguenza a liberare inventiva e immaginazione. Il professore ci scherza sopra: “Amo le birre artigianali ma in genere non bevo sul posto di lavoro, e il mio obiettivo di ricerca non era l’alcol. Ero più interessato a indagare i modi per migliorare l’abilità di risoluzione dei problemi. Mi sono sempre chiesto che cosa induca le persone ad avere improvvisi lampi di intuizione. E il test mostra che l’alcol può essere un fattore, perché porta a rilassare la mente”.

Del resto, un altro articolo scientifico, intitolato “Lost in the Sauce”, di Michael Sayette dell’Università di Pittsburgh, ha trovato che le persone sotto l’influenza dell’alcol sono più sensibili al “vagabondaggio mentale”, che potrebbe essere utile in alcuni scenari anche se dannoso in altri. Uno studio austriaco pubblicato nel 2017 sulla rivista Consciousness and Cognition, con autore principale Mathias Benedek, ha usato come bevanda test la birra ed è arrivato agli stessi risultati dell’università del Mississippi.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://thepolloweb.blogspot.it/2018/05/lalcol-aiuta-sviluppare-la-creativita.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)