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Il dr. Consoli sulla ricerca dell''European Centre for Social Welfare Policy: �Ricerca falsata, si dimentica il problema dell'alcol�

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Marco Accossato
Torino. E' una ricerca che fa ridere». Lapidario il giudizio del dottor Augusto Consoli, responsabile del servizio dipendenze dell'Asl To2, attento e aggiornato conoscitore del problema droga.
Indagine bocciata su tutta la linea?
«Ovvio: innanzitutto perché non si può lavorare con una casistica così bassa e grezza, ed avere la pretesa di tracciare una fotografia precisa della situazione. Il paradosso è che proprio nell'utilizzo "ricreazionale" ci sono i costi maggiori, e non nell'eroina, come sostiene a un certo punto la ricerca dell'European Centre for Social Welfare Policy».
Quali sono gli altri punti deboli, dottor Consoli?
«Il fatto di utilizzare droghe più o meno leggere non significa che c'è un uso più o meno problematico. Non sono elementi che si possono associare rigidamente. Analisi simili venivano fatte 10-15 anni fa, non si utilizzano più. Almeno non le utilizzano più i tecnici».
Lo scrittore Culicchia trova invece, nella nostra Torino, una conferma all'indagine. Dice: la cocaina è figlia della movida, e Torino è movida.
«Non c'è dubbio che a Torino si faccia molto uso di cocaina, per questo non serve nessuno studio. Se però si vuol fare un'indagine, mettere a confronto città diverse, italiane e straniere, occorre farlo scientificamente. Torino, rispetto a Praga, Vienna o Londra, ha una popolazione così differente, anche solo come numeri».
Come si conducono questi studi?
«Non certo sulla base di cento interviste. Un'inchiesta fatta di recente da un collega di Bologna ha preso in considerazione, soltanto a Torino, 500 persone. L'inchiesta dell'European Centre for Social Welfare Policy, parla di cocaina, hashish, ma non dell'alcol, che è uno dei problemi più grossi, una dipendenza quasi sempre associata alle altre droghe. Un serbatoio epidemiologico per uno studio prende in considerazione centinaia di migliaia di dati, non cento».
Qual è la sua impressione su Torino, dottore?
«Ripeto, non c'è dubbio che la cocaina sia un problema. Ma un'indagine destinata a tracciare un quadro esatto della situazione deve incrociare molti elementi che hanno a che fare con i pazienti in carico ai servizi per le tossicodipendenze, ai sequestri, ai meccanismi di cattura e ricattura, al sommerso. Cento interviste fanno davvero ridere».