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News di Alcologia

Il "Metodo D" per stimare il proprio tasso alcolemico

Il "Metodo D" per stimare il proprio tasso alcolemico

di Giancarlo Dosi (Istituto Superiore di Sanità - Reparto Ambiente e Traumi) e Pietro Marturano (Ministero delle

Infrastrutture e dei Trasporti - Direzione Generale per la Sicurezza stradale)
Gli effetti sulla salute derivanti da un consumo eccessivo di alcol sono di tale evidenza scientifica da costituire una

convinzione ben radicata in ampi strati della popolazione. Tuttavia la presenza nel nostro Paese di oltre 1 milione di

alcolisti e 3 milioni di bevitori eccessivi, purtroppo in crescita (1), mette in luce come l'abuso di bevande alcoliche

rappresenti anche un rilevante problema di carattere "sociale". E questo non solo per l'estrema diffusione delle patologie

alcolcorrelate, ma per il fatto che l'alcol influisce negativamente, oltre che sulla "salute", anche sul "comportamento" di

chi ne abusa, uscendo dalla sfera privata dell'individuo e agendo come fattore determinante di molti incidenti ed episodi di

violenza. Ciò è particolarmente vero nel campo della circolazione stradale dove l'assunzione di alcol, anche in modiche

quantità, e specialmente tra i consumatori meno abituali, compromette - più o meno seriamente - le capacità di guida del

conducente ed è all'origine di un numero assai elevato di incidenti, spesso gravi o mortali (2). Nessuna meraviglia quindi se

la legislazione, che proprio per questi motivi persegue come reato la "guida in stato di ebbrezza" (che non finiremo mai di

sottolineare, è cosa diversa dalla "guida in stato di ubriachezza"), ne abbia progressivamente inasprito nel tempo le

sanzioni, rivedendo al ribasso il limite del tasso alcolemico consentito alla guida (sceso nel 2003 da 0,80 a 0,50 grammi di

alcol per litro di sangue) e prevedendo per il futuro ulteriori modifiche restrittive al Codice della Strada (cfr. Disegno di

legge AS 1720 attualmente in discussione al Senato). Accanto agli interventi di natura normativa si è operato con particolare

intensità negli ultimi anni anche sul versante della prevenzione e dell'educazione alla sicurezza stradale, con campagne

comunicative a volte di grande impatto che - seppure non avranno certo sradicato il fenomeno - hanno contribuito fortemente

ad innalzare la soglia di attenzione verso questo problema e a ridurne con ogni probabilità le conseguenze. E poiché è noto

che anche al di sotto del tasso alcolemico consentito (0,5 g/l) il consumo di bevande alcoliche pregiudica in ogni caso le

condizioni psico-fisiche di guida, l'invito rivolto ai conducenti è stato ed è, nella sostanza, quello di non bere prima di

porsi alla guida di un veicolo, all'insegna del motto: "o bevi o guidi!". [(1)] Non vi è motivo per non essere d'accordo con

tale messaggio. Peraltro il calcolo del tasso alcolemico, a causa delle tante variabili che occorre considerare (età, sesso,

peso, abitudini e stili di vita, metabolismo soggettivo, malattie croniche e contingenti, etc.), ha sempre rappresentato

un'operazione talmente complessa da non offrire in realtà molte alternative ovvero pratiche soluzioni. Più recentemente,

alcune iniziative, soprattutto rivolte ai più giovani, hanno anche realizzato campagne informative basate sul concetto di un

"consumo responsabile", fornendo alcuni riferimenti (in unità alcoliche consumabili) per determinare i livelli di alcolemia

teoricamente raggiunti o raggiungibili. In questa direzione, il decreto legge n.117/2007 ("Disposizioni urgenti modificative

del Codice della Strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione"), successivamente convertito in legge n.

160 del 2 ottobre 2007, ha disposto l'obbligo di affissione in tutti i locali pubblici dove si somministrano bevande

alcoliche (ma solo in quelli dove si svolgono attività di intrattenimento) alcune "tabelle" per la stima del tasso alcolemico

conseguente al consumo di bevande alcoliche. Tramite queste tabelle - prodotte a partire da una formula di Widmark modificata

(3) - è possibile stimare orientativamente la propria alcolemia in base al tipo e alla quantità di bevande alcoliche assunte,

al peso, al sesso e alle modalità di assunzione (a stomaco pieno o a digiuno). In queste tabelle, che, a dire il vero, non

appaiono di immediata e semplicissima comprensione (come invece dovrebbero, data la loro specifica destinazione nei confronti

della generalità degli avventori-utenti-della-strada), il calcolo dei consumi di alcol è basato su volumi standard (una

lattina di 330 cc, un bicchiere di 125 cc, ecc.) e su gradazioni alcoliche standard (birra normale: 5°; birra speciale: 8°,

vino: 12°, ecc.), offrendo ad ognuno una sufficiente gamma di riferimento per valutare con buona approssimazione il valore

presunto dell'alcolemia raggiunta e, quindi, autovalutare la possibilità di mettersi alla guida di un automobile oppure no.

Le tabelle consentono ad ognuno di stimare indicativamente la propria alcolemia riferendosi più semplicemente ad unità

standard di bevande alcoliche piuttosto che alla quantità in grammi di alcol ingerito (più complessa da determinare). Va

considerato tuttavia che, al di là della oggettiva difficoltà nella lettura delle tabelle, esistono numerose occasioni in cui

il consumo di bevande alcoliche non avviene in locali pubblici e il ricorso alle tabelle ministeriali non è sempre possibile.

Per questa ragione è stato messo a punto un metodo - il "Metodo D" - che può consentire a chiunque, senza fare uso di quelle

tabelle, di stimare la propria alcolemia in modo semplice e sufficientemente preciso. Tale metodo è stato pubblicato sulla

rivista scientifica Annali di Igiene nel 2009 (4). Poiché l'articolo in questione è di taglio prettamente scientifico, sia in

termini di linguaggio sia come scopi, riteniamo utile divulgarne qui i contenuti per un pubblico più vasto, meno

specialistico, ai fini di una più pronta fruizione del metodo D in esso descritto. Crediamo che questo sia assai opportuno in

quanto, come si vedrà, le possibili ricadute dell'uso di detto metodo possono essere non solo di carattere preventivo, ma

anche di tipo educazionale. Poiché nella individuazione di questo metodo le alcolemie sono state dedotte proprio dalle

tabelle ministeriali, la coincidenza tra i tassi alcolemici calcolati sulla base di quelle tabelle e quelli calcolati con il

metodo D è praticamente assoluta (4). Questo metodo comporta il calcolo della quantità di alcol (in grammi) assunta, mentre

le due fondamentali variabili di riferimento rimangono il sesso (uomini/donne) e le modalità di assunzione (a stomaco pieno/a

digiuno). L'alcolemia del soggetto che ha ingerito bevande alcoliche, di qualunque tipo esse siano, si ottiene semplicemente

dividendo la quantità in grammi di alcol assunto per una determinata percentuale del proprio peso, ed esattamente:
• per gli uomini: il 70% del proprio peso se si è a digiuno (il 120% a stomaco pieno)
• per le donne: il 50% del proprio peso se si è a digiuno (il 90% a stomaco pieno).
A differenza delle tabelle ministeriali, questo nuovo metodo - come si diceva - richiede il calcolo della quantità in grammi

di alcol assunto, e quindi la preventiva trasformazione in grammi del volume ingerito di alcol. La gradazione alcolica delle

bevande, infatti, è usualmente riportata in volume sulle etichette dei prodotti (una birra da 5 gradi corrisponde ad un 5% di

volume di alcol sul totale del contenuto della bottiglia stessa) [(2)] . Pertanto, per passare dal contenuto in volume a

quello in peso, l'operazione può essere effettuata utilizzando una procedura semplificata particolarmente efficace,

denominata "moltiplica per 8!" (5). In questo caso, per determinare quanti grammi di alcol (peso di alcol puro) sono

contenuti in un litro di una bevanda alcolica, la gradazione alcolica (che esprime appunto la percentuale in "volume" di

alcol contenuto in un litro di quella bevanda) va moltiplicata per 8 [(3)], determinando così il "peso" in grammi di alcol

contenuto in quello stesso litro di bevanda (ad esempio, in un litro di birra a 5° ci sono 40 grammi di alcol, infatti: 5*8 =

40) (6). Il valore ottenuto (che, è bene ricordare ancora una volta, è relativo ad un litro di quella bevanda alcolica) va

poi rapportato alla quantità realmente assunta. Per rimanere all'esempio: se bevo mezzo litro di birra a 5°, i grammi di

alcol ingeriti saranno 20, se bevo una lattina di birra da 33 cc da 5°, i grammi ingeriti saranno 40*0,33 = circa 13, e così

via. Volendo stilizzare matematicamente in formula, questa può essere scritta nel seguente modo:

A = Pa/Pc

dove:
A = alcolemia del soggetto espressa in g/l (proprio come previsto dal codice della strada);
Pa = peso in grammi di alcol ingerito;
P = Peso del soggetto espresso in Kg;
c = coefficiente variabile in funzione del sesso del soggetto (maschio/femmina) e delle sue condizioni fisiche (digiuno/

stomaco pieno).
Il coefficiente "c" [(4)], per quanto già detto, sarà pari a:
per gli uomini:
0,7: se a stomaco vuoto;
1,2: se a stomaco pieno;
per le donne:
0,5: se a stomaco vuoto;
0,9: se a stomaco pieno.

Per mettere meglio a fuoco il "Metodo D", stimiamo, ad esempio, il tasso alcolemico di due soggetti a digiuno (un uomo di 80

kg e una donna di 60 kg) derivante dall'assunzione di mezzo litro di birra a 5°. La quantità in peso di alcol assunto è, come

si è visto, di 20 grammi. Per l'uomo il calcolo sarà dunque il seguente: 20 diviso il 70% di 80 kg = 20/56 = 0,35 grammi/

litro, e che risulta al di sotto della soglia limite attuale pari a 0,50 grammi per litro di sangue. Per la donna il calcolo

sarà analogo, ovvero: 20 diviso il 50% di 60 kg = 20/30 = 0,66 g/l, che invece, questa volta, risulta al di sopra del limite

legale di 0,50 g/l (grammi di alcol ogni litro di sangue). Naturalmente, se gli stessi soggetti fossero stati a stomaco

pieno, non avremmo dovuto far altro che utilizzare nel calcolo, rispettivamente, il 120% del peso corporeo ed il 70%, cioè

1,2*80=96 e 0,7*60=42 e quindi alcolemie di 20/96= 0,21 g/l e 0,48 g/l (entrambi avrebbero potuto mettersi alla guida!)

[(5)]. Anche se questo computo può apparire inizialmente complesso, con l'uso si rivela estremamente semplice. Per chi

proprio non riesce (o non vuole neppure provare a cimentarsi con una semplicissima formuletta matematica), niente paura,

anche per lui abbiamo la soluzione idonea (si veda in proposito il paragrafo "possibili applicazioni"). Peraltro la

conoscenza della quantità in peso (grammi) di alcol assunto ha anche un risvolto di allerta particolarmente importante sul

versante della salute, consentendo di limitare il consumo di alcol alle quantità suggerite dall'Organizzazione Mondiale della

Sanità che, per i soggetti adulti e in buona salute, è pari ad un massimo di 20-25 grammi al giorno per le donne (1,5-2 UA) e

di 35-40 grammi per gli uomini (3 UA) [(6)]. Si consideri, infine, che dopo aver ingerito bevande alcoliche ed aver

auto-valutato il proprio livello di alcolemia ematica con il metodo "D", il fisico del soggetto tenderà a smaltire la propria

alcolemia con un gradiente stimabile prudenzialmente in 0,1-0,15 g/l ogni ora. Ciò significa che, se il soggetto ha calcolato

che la propria alcolemia è pari a 0,65 g/l (ovvero non potrà condurre il proprio autoveicolo in quanto superiore a 0,5),

aspettando circa un'ora (e senza fare assolutamente nulla) esso dovrebbe rientrare nel limite dello 0,5 g/l e quindi potrà

fare uso del veicolo senza correre il rischio delle sanzioni previste dal vigente Codice della strada. Analogamente, un

soggetto che abbia calcolato pari ad 1 g/l la propria alcolemia, dovrà aspettare almeno 3-3,5 ore prima di mettersi al

volante. Sul versante più specifico della sicurezza stradale, all'autovalutazione dell'alcolemia consentita dal "Metodo D" si

è affiancata più recentemente un'ulteriore iniziativa che consente di stimare rapidamente, in relazione al proprio tasso

alcolemico, il rischio di provocare un incidente stradale grave o mortale, rischio che - com'è intuibile - cresce in

relazione all'aumento dei valori di alcolemia riscontrati (7). Come è noto il "rischio relativo", in sigla RR (cioè il

rapporto tra la probabilità di provocare un incidente da parte di un conducente con un determinato valore di alcolemia

rispetto alla corrispondente probabilità da parte di un conducente sobrio) aumenta molto rapidamente all'aumentare

dell'alcolemia del conducente, passando da 1 (alcolemia < 0,50 g/l) a 2 (alcolemia 0,50-0,80), a 4 (alcolemia 0,80-1,00), a 8

(alcolemia 1,00-1,25), a 16 (alcolemia 1,25-1,50), ecc. Si nota facilmente che, al crescere dell'alcolemia del conducente il

rischio di incorrere in un incidente aumenta esponenzialmente e non in modo lineare (ad esempio: se con 0,6 g/l il Rischio

Relativo RR è pari a 2, con alcolemia pari a 1,2 g/l il RR è pari a 8, cioè il rischio di incorrere in un incidente stradale

è quadruplicato se l'alcolemia si raddoppia!). Questa corrispondenza tra alcolemia del conducente e "rischio relativo" è

stata sintetizzata in una semplice tabella che, secondo gli autori, dovrebbe affiancare le tabelle ministeriali già

esistenti, assieme all'indicazione dello stesso "metodo D". Si è cercato, anche in questo caso, di fornire un utile spunto di

riflessione e di allerta non solo per una guida più responsabile con la propria automobile, ma anche per decidere, con

cognizione di causa, se accettare un passaggio in auto da un conducente che presenti una certa alcolemia (e quindi un

determinato RR).
Quanto sopra descritto, in tutta evidenza, ha delle possibili applicazioni pratiche delle quali ci preme sottolinearne

alcune. Lo faremo sotto forma di possibili azioni normative, facilmente implementabili, quali:
1 - Indicare nelle carte dei vini e dei menù:
la gradazione alcolica delle bevande servite, soprattutto quando tale gradazione non è direttamente rilevabile (come nel caso

di vini della casa serviti in caraffa, birra alla spina servita in bicchieri, superalcolici, ecc.);
peso di alcol (in grammi) contenuto in ogni singola consumazio-ne/bottiglia/contenitore di bevanda alcolica;
formula per calcolare con il metodo "D" la propria (ed altrui) alcolemia [(7)].
2 - inserire le informazioni sintetizzate in questo articolo nei programmi didattici per il conseguimento della patente di

guida (tutte le categorie), nei programmi didattici dei corsi di recupero dei punti-patente, nei corsi di formazione per i

conducenti professionali ed autotrasportatori (CQC, CAP, ecc.), nei corsi di formazione per gli istruttori di autoscuola, nei

programmi didattici della parte teorica dei corsi di guida sicura avanzata, nei corsi di formazione da chiunque espletati

sulla sicurezza stradale.
3 - inserire queste informazioni, opportunamente modulate e ri-modulate, nei programmi formativi dei corsi di educazione alla

sicurezza stradale in tutte le scuole di ogni ordine e grado, di cui all'art. 230 del vigente Codice della strada.
Conclusioni
Come visto, accanto ad azioni di repressione, come l'aumento dei controlli su strada da parte delle Forze di Polizia -

comunque indispensabili - e che, in ogni caso, determinano anche un certo effetto preventivo per la generalità degli utenti

della strada i quali percepiscono immediatamente la maggiore presenza di agenti sulle strade, sono possibili anche azioni

volte ad aumentare la consapevolezza dei conducenti, come pure quella dei trasportati. E' nostra speranza che in futuro

queste informazioni e questi metodi abbiano una sempre maggiore diffusione affinché quanto previsto dalla legge si

concretizzi il più possibile nei reali comportamenti dei conducenti e affinché - ed è questo ciò che più conta - possa

finalmente ridursi drasticamente il numero e la gravità degli incidenti stradali alcolcorrelati.

Note:
[(1)] La quantità di alcol presente nel sangue si definisce alcolemia e si misura in grammi (di etanolo) per litro di sangue.

Il Codice della strada italiano stabilisce in 0,50 g/l il limite alcolemico massimo, al di sopra del quale non possono

condursi veicoli stradali. È noto, tuttavia, che già a valori di alcol nel sangue nettamente inferiori ai limiti stabiliti

per legge si possono avere effetti pericolosi per la guida come ad esempio la sopravvalutazione delle proprie capacità di

controllo o riflessi ritardati rispetto alla condizione di sobrietà. Per questo motivo è buona regola, in ogni caso,

rinunciare completamente a bere se si prevede di dover guidare un veicolo.
[(2)] Tanto è vero che sulle etichette è riportata la dicitura: "5% vol.", "13% Vol.", etc., per esprimere, rispettivamente,

una bevanda da 5 o 13 gradi, ovvero, una bevanda che possiede il 5% od il 13% di percentuale in volume di alcool rispetto al

totale di bevanda contenuta nel contenitore.
[(3)] Ciò deriva dal fatto che il peso specifico dell'alcol è circa 0,8 volte quello dell'acqua, ovvero, un litro di acqua

pesa circa 1000 grammi mentre un litro di alcol pesa circa 800 grammi, con un rapporto di pesi pari per l'appunto a circa

0,8.
[(4)] La variabilità del coefficiente "c" da un minimo di 0,5 ad un massimo di 1,2 è dovuta al fatto che i maschi (nella

stragrande maggioranza dei casi) metabolizzano l'alcol prima delle femmine (fattore genetico), ed inoltre, indipendentemente

dal sesso, l'avere lo stomaco pieno rallenta il passaggio di alcol nel sangue del soggetto e quindi, conseguentemente,

l'alcolemia aumenta in modo più contenuto (fattore contingente)
[(5)] Il metodo "D", pur dovendosi considerare un metodo qualitativo e non quantitativo, è stato dimostrato essere molto

preciso nella stima del livello di alcolemia dei soggetti che hanno assunto bevande alcoliche. In particolare è stato

calcolato che le deviazioni rispetto alla stima dell'alcolemia con l'utilizzo delle tabelle ministeriali è del tutto

trascurabile. Deve anche considerarsi, altresì, che il metodo "D" non prende in considerazioni altri fattori che, in taluni

casi, possono avere influenza sull'alcolemia del soggetto quali l'età, lo stato di salute generiche del soggetto, la presenza

di malattie croniche o contingenti. Detti fattori, in ogni caso, hanno una influenza minima rispetto ai fattori che, invece,

il metodo "D" incorpora nella formulazione riportata in questo articolo
[(6)] Esistono linee guida condivise dalla gran parte della comunità scientifica che indicano i limiti entro i quali il

consumo di alcol si può considerare "moderato" o comunque tale da non generare gravi rischi per la salute. Questo consumo può

quindi considerarsi come una quantità giornaliera di alcol equivalente a non più di 2-3 Unità Alcoliche (24-36 grammi) per i

maschi, non più di 1-2 U.A. (12-24 grammi) per le femmine e non più di una U.A. (12 grammi) per gli anziati. I giovani

(almeno fino a 16-18 anni), le persone con particolari patologie od i malati cronici, non dovrebbero assumere alcol. Per le

donne in gravidanza poi il problema diventa particolarmente: anche modiche quantità rischiano di danneggiare irreparabilmente

il feto e quindi il nascituro (cfr. sindrome feto-alcolica)
[(7)] Con le informazioni riportate nel punto 1, si renderebbe molto semplice il calcolo dell'alcolemia e conseguentemente

l'autovalutazione delle proprie condizioni psico-fisiche conseguenti all'ingerimento di sostanze alcoliche, facilitando il

compito dei guidatori nella scelta se guidare oppure no
Con la fornitura delle suddette informazioni su tutti i menù e su tutte le carte dei vini, si determinerebbe un vero e

proprio fenomeno di coinvolgimento sociale (di massa) con il conseguente beneficio di sollecitare la discussione della

pubblica opinione sul fenomeno della guida in stato di ebbrezza alcolica.
(1) Dati della Società Italiana di Alcologia (SIA).
(2) Studi epidemiologici condotti in molti paesi stimano che l'abuso di alcol sia all'origine di circa il 30% degli incidenti

gravi o mortali.
(3) La formula introdotta da Widmark già nella prima metà del Novecento considera il rapporto tra la quantità ingerita di

alcol e il peso del soggetto, corretto da alcuni
coefficienti in relazione al rapporto esistente tra peso corporeo e volume di sangue, negli uomini e nelle donne.
(4) Il "Metodo D" è stato elaborato nel 2009 dall'Istituto Superiore di Sanità nell'ambito delle attività del "Sistema

Ulisse" per il monitoraggio dei comportamenti di guida a rischio, condotte in collaborazione con il Ministero delle

Infrastrutture e dei Trasporti. Cfr. G. Dosi, F. Taggi, T. Macchia, "Un metodo per stimare la propria alcolemia quando non si

disponga delle tabelle ministeriali", in Ann. Ig. 21: 467-478 (2009).
(5) Cfr. Franco Taggi, "Quanto alcol sto bevendo? Moltiplica per 8!", in "Salute e sicurezza stradale: l'onda lunga del

trauma", C.A.F.I. Editore, Roma, 2007.
(6) Questo fattore 8 nasce dal fatto che il peso specifico dell'alcol - da utilizzare nella trasformazione del "volume" in

"peso" - è vicinissimo a 0,8.
(7) Cfr. Franco Taggi, Giancarlo Dosi, Marco Giustini, Pietro Marturano, Teodora Macchia "Alcol e guida: dall'autovalutazione

dell'alcolemia all'autovalutazione del rischio di rendersi responsabili di un incidente stradale grave o mortale", in corso

di pubblicazione. Anche questa attività è stata svolta nell'ambito del Sistema Ulisse.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] - "Stato ed evoluzione dell'incidentalità stradale in italia, strumenti per il miglioramento della sicurezza verso il

2010", a cura di Pietro Marturano, aprile 2008, CAFI Editore.
[2] - "TRAS" - Trasporti, Ambiente & Sicurezza - La rivista tecnico-scientifica per la sicurezza dei trasporti, n.1-2-3/2007,

n.4-5/2008, n.3/2009, CAFI Editore.
[3] - Franco Taggi, Giancarlo Dosi, Marco Giustini, Pietro Marturano, Teodora Macchia "Alcol e guida: dall'autovalutazione

dell'alcolemia all'autovalutazione del rischio di rendersi responsabili di un incidente stradale grave o mortale", in press.
[4] - G. Dosi, F. Taggi, T. Macchia, "Un metodo per stimare la propria alcolemia quando non si disponga delle tabelle

ministeriali", in Ann. Ig. 21: 467-478 (2009).
[5] - F.Taggi "Alcol e Guida? No: semplicemente e solamente ‘Alcol' ", Il Centauro 131: 18-19 (2009).
[6] - F.Taggi, T.Macchia "I controlli alcolemici su strada quale strumento per l'identificazione precoce di soggetti con

problemi alcol-correlati", Ann.Ig. 21: 173-182 (2009).
[7] - Taggi F., Macchia T., Mancinelli R., Dracos A., Martinangeli A., Avico U. "Alcol ed incidenti stradali: aspetti

epidemiologici e problemi di rilevazione" , Alcologia 1: 207-15 (1989).
[8] - F.Taggi "Alcol: ma quanto ce n'è in quello che bevo?", in F.Taggi, P.Marturano ‘Salute e Sicurezza Stradale: l'Onda

Lunga del Trauma', 157-161, Ed. CAFI, Roma, 2007.
[9] - F.Taggi "Quanto alcol sto bevendo? Moltiplica per 8!", in F.Taggi, P.Marturano ‘Salute e Sicurezza Stradale: l'Onda

Lunga del Trauma', 163-166, Ed. CAFI,Roma, 2007.
da Il Centauro n. 139