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Incidenti stradali: 40 miliardi l'anno e un esercito di invalidi

Incidenti stradali: 40 miliardi l'anno e un esercito di invalidi

Frattura del cranio, traumi della testa senza fratture, fratture del bacino e degli arti e poi contusioni e schiacciamenti, distorsioni di articolazioni e muscoli. Ecco come si traduce in ospedale l'incidente stradale. Parliamo di circa 170.000 ricoveri l'anno e oltre 600.000 richieste al pronto soccorso. Parliamo di quelli che le statistiche mettono nell'elenco dei feriti. Un esercito di persone che, quell'incidente, rischia di pagarlo per la vita intera. Con un'invalidità permanente che va da una situazione limite tipo quella di Eluana Englaro (era, appunto vittima di un incidente stradale), alla sedia a rotelle per paraplegia, alla difficoltà a camminare o anche solo restare a lungo in piedi. Feriti e invalidi vogliono dire giornate di lavoro perse (spesso anche dei familiari), ricoveri, assistenza, visite, esami di ogni genere, lunghi periodi inabili e, un domani, probabilmente anche una pensione. Il costo: circa 40 miliardi di euro all'anno costano al paese gli incidenti stradali. E continuano a costare mentre la legge sul nuovo codice della strada marcia a rilento tra mille ostacoli.
Almeno quindici ricoverati su cento per trauma della strada subiscono un'invalidità a vita: ogni anno sono ventimila. E i numeri sono sempre in salita, soprattutto per i feriti. «Il 55-60% delle persone ricoverate in istituti di riabilitazione - spiegano all'Istituto superiore di sanità - presenta una lesione midollare post-traumatica a seguito di un incidente stradale. Questa percentuale sale fino al 70-80% in caso di trauma cranio-encefalico. Tenendo conto che per ogni persona che muore si hanno circa due o tre invalidi particolarmente gravi, possiamo stimare in 20-25mila casi all'anno».
Settemila l'anno muoiono sulla strada per l'alcol, la velocità, i temporali o i dissesti dell'asfalto ma tanti, tanti di più iniziano una vita fatta di ricoveri (anche in terapia intensiva), interventi chirurgici, lunghi periodi di riabilitazione, anche protesi. Malati silenziosi che hanno bisogno di assistenza continua. La degenza media post incidente è di circa 8 giorni. Questo significa che abbiamo persone che dopo 48 ore riescono a tornare a casa ma anche chi, per oltre tre mesi, non riesce a lasciare il letto d'ospedale. «La maggior parte dei traumatizzati da incidente - fa sapere Andrea Piccioli ortopedico del Cto di Roma e segretario della Società italiana di ortopedia - resta almeno una trentina di giorni. Ma, soprattutto da noi, un altissimo numero di ricoverati rimane nelle nostre corsie anche più di tre mesi. Per i traumi cranici e per le fratture plurime. Ovviamente tutti poi devono proseguire la riabilitazione in un altro centro o a casa. L'assistenza per i traumi rappresenta una quota compresa tra il 60 e il 70 per cento dell'esborso per l'assistenza sanitaria».
E questa è solo una delle voci dei costi che pesano sui cittadini. Non si tratta di una mera spesa ma della quantificazione economica, come ricorda l'Aci, che «a diverso titolo gravano sulla società per un incidente avvenuto ad un singolo». Va immaginata una torta dei sondaggi per calcolare i costi sociali di un frontale: 40% è per la mancata produzione degli infortunati, 26% mancata produzione delle persone che sono morte, 18% il danno morale ai superstiti delle vittime, 12% il danno biologico e 4% i costi sanitari. Una persona ferita costa circa 26mila euro, con una oscillazione che va da 16mila per i casi lievi agli oltre 50mila per quelli gravi.
«Contiamo undicimila amputazioni di arti ogni anno - è l'ingegner Gennaro Verni responsabile della Ricerca e la formazione del Centro protesi dell'Inail a parlare -. Di queste, circa l'80% si devono a malattie e il 20% per traumi. Più o meno divisi tra quelli da lavoro e quelli da incidenti stradali». I primi a "pagare" per una guida sotto effetto dell'alcol o ad eccessiva velocità sono i bambini e i giovani fin verso i 25 anni ma esiste un'altra fetta di vittime che solo da poco è stata quantificata e analizzata da uno studio firmato dalla Fondazione Ania per la sicurezza stradale e da O.N.Da (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) curata dall'università Bocconi di Milano. Le donne sono spesso "vittime" passive degli incidenti stradali perché sono accanto al guidatore o perché sono semplici pedoni che attraversano la strada: ogni anno mille donne perdono la vita sulle strade e nel 2008 55mila sono state coinvolte in incidenti riportando lesioni permanenti con invalidità oltre i 9 punti. «Si tratta di una ricerca - commenta Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da. che analizza il fenomeno donne e incidenti. Direttamente quando a subire il trauma sono loro. Indirettamente quando riguarda un familiare, perché si ritrovano quasi sempre a ricoprire il ruolo di chi accudisce».