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La sbornia di massa nasce in rete

I social network dietro alla moda degli aperitivi in piazza

I social network dietro alla moda degli aperitivi in piazza
MILANO - Non si può dare la colpa a Facebook della morte accidentale di un giovane di 21 anni a Nantes. Anche se c'è chi, provocatoriamente, l'ha fatto. Il giovane francese è deceduto due giorni fa dopo essere volato da un ponte, ubriaco. Stava partecipando ad un raduno-festa organizzato su Facebook: «l'Aperitivo gigante».
Si chiamano così le feste che vanno molto di moda sulla Rete: in Francia, dove è nata (Marsiglia), in Inghilterra, in Spagna («botellon») e adesso anche in Italia. A Milano ci sono le feste in strada (tipo botellon) a cui ha dichiarato guerra il vicesindaco Riccardo De Corato, ma anche aperitivi giganti a Ravenna e a Milano Marittima. E per il 2012 sono già più di mille gli iscritti alla «bevuta di fine anno». La morte del giovane ha scatenato in Francia una serie di dibattiti sulla pericolosità dei social network. Discussioni che spesso si perdono in questioni di lana caprina, tipo: è la rete o l'alcol ad avere ucciso il giovane? I difensori dei social network sottolineano che i media sono contenti perché così si parla del morto e non delle migliaia di vittime dell'alcolismo. Fabio Giglietto, ricercatori e studioso delle reti sociali a Urbino, afferma che sarebbe ingenuo accusare Internet. Ma che tuttavia un problema di ordine pubblico esiste: «La velocità dei social network, la possibilità di organizzare in pochissimo tempo raduni autogestiti con migliaia di persone (a Nantes erano 10 mila) rischia di sfuggire al controllo».
I Prefetti francesi per ora non sanno che pesci pigliare. In Italia non c'è ancora questa tipo di allarme ma la situazione è più o meno identica. Antonio Apruzzese, direttore della Polizia Postale avverte: «È difficile controllare e non sarà facile gestire, perché siamo di fronte ad una rivoluzione». Una rivoluzione, aggiunge Giglietto, di cui si ha scarsa consapevolezza. Eppure i numeri sono incredibili: quasi 18 milioni di italiani sono iscritti a Facebook (erano 216 mila nel gennaio 2008). Considerando che l'80 per cento di questi ha un'età compresa tra 13 e 25 anni, significa che nel nostro Paese non c'è giovane che non operi sulla Rete. Riccardo De Corato è preoccupato. «È quasi impossibile gestire o prevenire. Come si fa? C'è un reale problema di ordine pubblico. A Milano abbiamo già stoppato un paio di feste». Facebook è uno strumento formidabile per organizzare eventi. Di qualunque natura. Non a caso sono le discoteche i maggiori «fruitori». Che sanno che ogni iscritto ha in media 200 amici. Se ognuno di loro invita altri amici a partecipare ad un raduno è facile intuire con quale velocità si può organizzare un aperitivo gigante o una manifestazione politica. Sul sito Salernobakeka.it si legge: «Se non volete andare all'aperitivo a Parigi del 23 maggio, andate ad Eboli per l'aperitivo gigante a tutta bufala».
Il comandante dei Vigili Urbani di Eboli, Enzo Gallo, ammette: «Non ne sapevo nulla». I modi per organizzare gli aperitivi sono due, spiega Luca Conti, che a Facebook ha dedicato un paio di libri: «Utilizzare i gruppi e le pagine eventi». Giglietto aggiunge un tassello, il collante ideologico: l'identità. Dai dati del ricercatore emerge che circa il 30 per cento partecipa fisicamente alle feste una volta che ha accettato l'invito in rete. Il motivo è semplice: «Essere su Facebook, aderire, segna l'identità. Se partecipi ad un raduno a base di alcol fai capire che sei uno che si diverte, che sei aperto. Se non partecipi, invece, non sei nessuno».
Agostino Gramigna