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Modena: i divieti sull'alcol partono da gennaio

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Le due ordinanze sull'alcol producono le timide ma collaborative risposte delle associazioni e, paradossalmente, i problemi li creano in casa Pd. Proprio mentre il sindaco Pighi spiegava i contenuti dei due provvedimenti che partiranno da gennaio, un suo assessore, Graziano Pini, definiva «non emendabili» questi stessi documenti, quasi a blindare le proposte senza tenere conto degli accorgimenti che le associazioni formuleranno nei prossimi giorni. In più, fatto ben più grave per l'equilibrio politico tra giunta e partito, il capogruppo del Pd le ha definite «ordinanze proibizioniste». Non proprio quello che ci voleva in una settimana dove tra caso Sitta, sondaggio burla sulla futura piscina al parco Ferrari e preoccupazioni di Bonaccini, hanno già fatto traballare il Pd, sempre più titubante quando si tratta di fare sintesi tra giunta, sindaco e partito stesso. Le due ordinanze saranno operative da gennaio e nel primo periodo - massimo 2 mesi - funzionerà una sperimentazione volta ad informare e ad educare i modenesi, un po' come fu col City Pass. Da primavera, i provvedimenti saranno messi nero su bianco. La prima ordinanza parla di minori, e di fatto obbliga al divieto di vendita di alcolici ai minori di 18 anni. La seconda è più tecnica e interviene sugli esercizi commerciali. Per il momento solo quelli del centro storico in una fascia allargata fino al Tempio. Nell'occhio del ciclone non i pubblici esercizi, come i bar o i locali, ma le attività artigianali, tipo pizza da asporto o kebab. A questi sarà vietata la vendita di alcolici a chiunque dalle 20 alle 7. Oltre a questo l'obbligo di provvedere alla pulizia degli spazi antistanti il locale: «E se la mancata pulizia - commenta Pighi - riguarderà prodotti alcolici, la multa sarà maggiorata. Si tratta di un provvedimento che può prevedere eventuali allargamenti della zona interessata e per quanto riguarda i minori sarà affiancato da interventi educativi sulle famiglie. La prevenzione non si realizza applicando solo sanzioni». Evidentemente questo non basta a Paolo Trande, capogruppo del Pd, che ha criticato l'ordinanza del suo sindaco e del suo assessore. Il capogruppo spiega che con l'ordine del giorno «non si chiedeva nello specifico di utilizzare la multa e le restrizioni come deterrente. Per risolvere il problema della movida non serve il proibizionismo. La movida non è un problema, anche se è vero che ci sono incomprensioni con i residenti di certe zone del centro; in termini di degrado e insicurezza sarebbe peggio se la città fosse deserta», spiega ancora Trande. «Eravamo d'accordo - chiude - ci sarebbe stata una consultazione generale, io sto a quello che il Consiglio ha votato». In serata il sindaco è intervenuto per tranquillizzare: quanto prima incontrerà i capigruppo per spiegare il testo e dimostrare che l'ordinanza è in linea con i dettami dell'ordine del giorno approvato dall'intero consiglio.