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Musica e alcol, un mix pericoloso: indagine del Codacons

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Lo rivela uno studio francese secondo cui, con sonorità oltre gli 88 decibel, i giovani da una media di 2,6 birre o superalcolici sono passati a 3,4. Alcol: Gb, morto di cirrosi a 22 anni giovane cui era stato rifiutato trapianto. Milano, divieto vendita alcol ai minori di 16 anni. Sicurezza stradale, 6 mesi di carcere a chi guida ubriaco
Musica a tutto volume e alcol a fiumi: una relazione direttamente proporzionale secondo uno studio francese, di cui si è parlato oggi a Roma durante la presentazione di un'indagine del Codacons che ha evidenziato come i gestori delle discoteche italiane non rispettino il divieto di vendita e somministrazione di drink dopo le due di notte.
Il volume della musica influisce dunque sul consumo di alcol: più è alto, più si beve. Per verificarlo, Nicholas Guegen e i colleghi dell'università della Bretagna del Sud (Francia) gli esperti francesi hanno 'arruolato' 70 frequentatori abituali di discoteche francesi. In accordo con i gestori, hanno modificato il volume della musica e scelto sonorità che superassero gli 88 decibel, osservando poi se e come cambiava il consumo di alcolici. L'ipotesi era la seguente: se la musica assordante impedisce alle persone di parlare tra loro, a tutto vantaggio del boccale di birra o del superalcolico, sicuramente si berrà più velocemente e subito si vorrà comprarne un altro. Ebbene, secondo lo studio pubblicato sulla rivista 'Alcoholism: Clinical Experimental Research', se normalmente il numero medio di birre o superalcolici ordinati dai ragazzi era di 2,6, con la musica più alta si passava a 3,4.
"Il 'viaggio' dell'alcol nel cervello è molto veloce - ha commentato Settimio Grimaldi, dell'Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) - e l'effetto principale del consumo sporadico, ma massiccio, è quello di inibire il collegamento fra i neuroni. Risultato: si è più scoordinati, si perde il controllo delle azioni e si è anche più spigliati. Un consumo continuo provoca però una vera e propria diminuzione della massa cerebrale, con danni all'ippocampo e alla corteccia, dunque alla memoria e all'apprendimento, fenomeno grave soprattutto se riferito a un giovane ancora nel periodo della scuola".