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New York:la terapia genica, un aiuto nella dipendenza da cocaina

New York:la terapia genica, un aiuto nella dipendenza da cocaina

L'importanza della neurobiologia per la comprensione delle basi biologiche della dipendenza da droghe è il tema affrontato

nella prima sessione del congresso nazionale "Neuroscience of Addiction. Neurobiologia, neuroimaging e aspetti educativi

nelle dipendenze", organizzato a Verona dal Dipartimento delle Dipendenze ULSS 20 di Verona in collaborazione con il

Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tra le presentazioni della sessione, il dottor Scott Russo del Dipartimento di Neuroscienze della Mount Sinai School of

Medicine di New York, ha discusso i meccanismi di plasticità neuronale nella dipendenza da cocaina ed ha proposto un

potenziale nuovo approccio terapeutico, per ristabilire le normali funzioni neuronali: la "gene terapy".
I neuroni sono delle strutture estremamente dinamiche e cambiano in funzione degli stimoli o delle sostanze a cui sono

sottoposti. La cocaina induce delle modifiche che portano all'accumulo di ΔFosB, un fattore di trascrizione che comporta a

sua volta, un aumento dell'espressione dell'NF-κB, un altro fattore di trascrizione. Quest'ultimo è coinvolto in numerosi

processi biologici come ad esempio le infiammazioni, la differenziazione e la crescita cellulare, la plasticità sinaptica.

L'alterazione dell'espressione dei fattori di trascrizione comporta variazioni nella trascrizione del DNA con conseguenti

danni biologici che possono riflettersi in disturbi comportamentali.
La "gene terapy" si propone di provare a ristabilire l'espressione di quei geni alterati proprio dall'uso di cocaina. Si

tratta cioè di introdurre una specifica sequenza genica nel DNA di aree del cervello opportune, attraverso un trasferimento

di geni mediato da un virus, in modo da indurre la produzione di proteine in grado di bloccare l'NF-κB e di conseguenza,

reversare la plasticità sinaptica indotta dalla droga.
Tale approccio, seppur invasivo in quanto prevede un intervento chirurgico per la somministrazione transcranica, si è

dimostrato valido su modelli animali e ulteriori studi potrebbero fornire un'interessante aiuto alla comprensione dei

meccanismi che sottendono alle dipendenze da droghe.