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Parma, Ghiretti: "Diciamo no agli Openbar"

Parma, Ghiretti: "Diciamo no agli Openbar"

Da bravo ex-allievo dell'istituto salesiano San Benedetto, l'assessore comunale allo Sport, Roberto Ghiretti, ha parlato come

ogni persona sinceramente attaccata al bene dei giovani si aspetterebbe sempre che un amministratore parlasse: «C'è chi

confonde la crescita dei ragazzi con l'allestimento di feste dall'esito incerto. Va da sé che eventi di questo genere, negli

impianti sportivi comunali, non avverranno mai più». Dove per «eventi» si devono intendere gli ormai famosi «Openbar»,

balzati agli onori della cronaca anche qui da noi per via del tentato stupro ai danni di una diciottenne sui prati del

quartiere Moletolo. Un episodio sconvolgente. Non solo per la vittima, che per fortuna è riuscita a cavarsela grazie

all'intervento in extremis delle amiche attirate dalle sue urla disperate. Ma per la città intera. E tuttavia domandiamoci: e

se quel tentativo di aggressione non ci fosse mai stato e la «festa» fosse filata via liscia? L'impressione è che, quasi

certamente, nessuno avrebbe avuto alcunché da ridire e tutto sarebbe passato sotto silenzio. Invece, proviamo a riavvolgere

il film andato in scena a Moletolo. Quattromila ragazzi (il dato è stato dichiarato dagli stessi organizzatori) impegnati a

riempirsi d'alcol a più non posso fino a notte fonda. Il tutto, per la modica cifra di 12 euro. Attenzione: 12 euro che

davano diritto a un numero illimitato di consumazioni! E poi i controlli. Ma quali controlli è mai possibile organizzare in

una bolgia simile e per di più al buio? Tant'è vero che - sempre a detta degli organizzatori - la situazione è divenuta ben

presto ingestibile. Ed ora, anche perché sia chiaro che nessuno vuole accanirsi contro questo o quello in particolare,

andiamo a vedere cosa è accaduto solo poche settimane prima in un'altra zona della città. Sabato 5 giugno: ultimo giorno di

scuola. Per celebrarlo come si deve, migliaia di studenti delle superiori di Parma si sono dati appuntamento nel cuore del

parco regionale del Taro. In tasca, hanno un biglietto pagato stavolta 15 euro che, come nel caso di Moletolo, consente loro

l'accesso al maxi-raduno con tanto di «bevute» illimitate. Capitolo controlli. Come al solito, ridicoli. Quelli che

verificano i documenti all'ingresso si limitano a «timbrare» a pennarello il polso di chi ha meno di 16 anni (l'attuale

normativa infatti vieta la somministrazione di alcol agli under 16). Nient'altro che una farsa. Una capatina rapida in bagno

e - oplà - il tatuaggio non c'è più. Il resto, bisognerebbe farselo raccontare da quei genitori che si sono visti rincasare

il figlio o la figlia completamente sbronzi e con la gonna e la t-shirt inzuppate di vomito. Nessuno ne ha parlato, è vero.

Infatti, nell'occasione è mancato il «fattaccio». Conclusione. Da Milano a Roma, ormai c'è la corsa a dichiarare fuori legge

gli «Openbar» o «sballi di massa» che dir si voglia. Che si svolgano o meno in impianti comunali, oppure in luoghi privati.

Non vorremmo che, per vedere fare altrettanto anche a Parma, dovessimo aspettare un altro tentativo di stupro. Magari, per

scaricare poi ogni responsabilità sull'«albanese di turno». Quando, invece, la responsabilità di certi disastri più che

annunciati non è altro che di tutti noi.