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News di Alcologia

Pedrotti: "Giusto porre un argine all'abuso dell'alcol"

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DINO PEDROTTI
TRENTO. La decisione della Giunta provinciale di vietare la vendita di alcolici ai minori di anni 18 ha messo in evidenza molti pareri sugli effetti negativi del proibizionismo, sui minori introiti dei bar, sul disagio giovanile. Il proibizionismo, le multe, le leggi repressive contro l'abuso di alcool o di droghe sono una prevenzione terziaria, e quindi con effetti molto limitati e temporanei. L'educazione a scuola è una prevenzione secondaria che dà sì migliori risultati, ma non lascia traccia se un bambino già a 8-10 anni ha capito che il mondo è dei più furbi e dei più forti, che può conquistare potere e piacere con mezzi che non gli mancano, con genitori deboli e irresponsabili che non sanno dialogare ed educare ai valori. L'educazione di base, la prevenzione primaria, la più efficace, si fa in famiglia, nei primi anni di vita. In famiglia, soprattutto con l'esempio e col dialogo, si deve educare a non fumare mai e a non bere alcolici fino a 18 anni; ai ragazzi più grandi i genitori devono spiegare e documentare i danni del fumo, dell'alcool, delle droghe, così come devono educarli a rispettare la natura e a gestire responsabilmente aggressività e sessualità. Ma le famiglie sono purtroppo assediate da un consumismo sfrenato, che continua a stimolare comportamenti irresponsabili nei confronti non solo della nostra salute ma anche della salute delle future generazioni che vivranno (sempre peggio) sul nostro pianeta. Non si «educa al bere» un bambino dandogli in famiglia dosi crescenti di vino; non si deve dare nemmeno un dito di vino, con la falsa idea che da grande saprà apprezzare meglio aromi e retrogusti e parteciperà alla cosiddetta «civiltà del bere» (pesante titolo di una rivista). Sono strategie educative molto discutibili. C'è anche chi propone una «cultura del bere», come se il piacere del bere fosse un valore da proporre all'umanità (si arriverà magari alla «religione del bere» in nome di un dio Bacco?). Si può dire giustamente che occorre educare a bere, con sobrietà, con responsabilità, cioè con l'idea esatta che l'alcool è un veleno anche a dosi basse: sono evidenti i danni provocati da automobilisti con bassi tassi alcolici. Secondo i nutrizionisti è accettabile che un adulto, oltre i 18 anni, beva un bicchiere di vino ai pasti (e fin lì il vino può anche far bene). Ma ci sono dati per cui i giovani neo-patentati non dovrebbero assolutamente bere alcolici, perché anche un bicchiere di vino altera i riflessi alla guida dell' auto. Evitare ai bambini l'assunzione di alcolici anche in piccole dosi è un impegno della Pediatria internazionale ed anche della nostra Azienda Sanitaria. Sulla base della nostra «cultura alpina» cantavamo una volta «Bevevel to pare? E noi che figli siamo beviam, beviam, beviam»; e c'era poi un bel bambino che «lasciava il latte, beveva il vino, era figlio del vecio alpin»... C'era anche una «cultura» del fumo, per apparire più forti e più maschi. Ora abbiamo davanti a noi un futuro verso il quale dobbiamo sentirci tutti più responsabili. Il futuro è rappresentato concretamente dai bambini, dai nostri figli, ai quali dobbiamo non solo garantire la migliore salute fisica (no fumo, no alcool, alimentazione corretta,...), ma anche responsabilizzarli in modo che possano fare loro le scelte di vita più giuste, anche nei loro divertimenti. Tutta la comunità deve collaborare. Anche se fa parte della «cultura tedesca» (?), è diseducativo organizzare e autorizzare feste della birra a consumo sfrenato. Anni fa avevo protestato sui giornali contro una grande foto molto visibile all'esterno di un bar di piazza Fiera, proprio in zona mercatino. È una vergogna che un bar presenti un bambino che beve tra tanti boccali e botti di birra. È come far vedere la foto di un bambino che fuma, fuori da una tabaccheria. Invito anzitutto i proprietari del bar a toglierla subito, ma invito anche la gente che passa o frequenta il bar a protestare in nome della dignità dei bambini, che non possono diventare «oggetto» da esporre in atteggiamenti diseducativi.
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