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Quando l'alcol entra nella coppia...Riflessioni sulle dinamiche relazionali patologiche correlate all'abuso di alcol

Quando l'alcol entra nella coppia...Riflessioni della d.ssa Romina Venti sulle dinamiche relazionali patologiche correlate all'abuso di alcol

di Romina Venti - Fonte: www.rominaventi.it
IL MIO PARTNER E' ALCOLISTA.....
"Quando l'alcol entra nella coppia o nella famiglia si innescano delle dinamiche relazionali che spesso non facilitano

l'uscita dal problema, ma diventano fattori di mantenimento."
Molto spesso le richieste di aiuto per problemi alcolcorrelati non arrivano dai diretti interessati ma dalla famiglia o dai

partner, che delusi, traditi e sfiniti non riescono più a gestire la situazione.
MA COSA AVVIENE ALL'INTERNO DELLA COPPIA O FAMIGLIA QUANDO UN MEMBRO INIZIA A BERE?
Solitamente accanto ad un alcolista c'è un familiare molto forte, una persona fidata, controllata, attenta, sicura di sé,

affidabile, che lavora, mantiene la famiglia, accudisce i figli, che gestisce e controlla la situazione, "apparentemente" una

persona che ce la può fare da sola.
La prima domanda che mi pongo, dato che sono una psicoterapeuta sistemico- relazionale e familiare, è:
"Perchè questa persona continua a stare accanto ad un partner che beve, che è inaffidabile, bugiardo, che non porta i soldi a

casa e non si occupa dei figli?"
La terapia di coppia cerca di rispondere a questa domanda per capire "l'incastro di coppia".
Dalla mia esperienza ho riscontrato che il partner o familiare dell'alcolista, frequentemente ha in testa il motto "io ti

salverò" e ciò spesso anzichè eliminare il circolo vizioso, può innescarlo o mantenerlo, cosicchè, colui che pensava e voleva

aiutare il familiare non si rende conto che è diventato parte del "gioco" disfunzionale.
Infatti, quando "la bottiglia" entra in famiglia, si innescano dei meccanismi di controllo, di sfiducia, di disistima che

possono provocare e/o mantenere comportamenti inadeguati rispetto all'alcol.
Nel momento in cui il partner/familiare vuole fare il salvatore, si innesca ciò che Karpman ha chiamato "il triangolo

drammatico" uno dei modelli teorici più rappresentativi dei rapporti disfunzionali tra gli individui.
S. Karpman teorizza che nelle relazioni (in cui un soggetto vuole aiutare un altro indipendentemente dal suo desiderio o

richiesta, oppure oltre il dovuto) si creano tre ruoli: il Salvatore, il Persecutore e la Vittima.
Il Salvatore (medico, psicologo, coniuge, parente) è colui che avverte la necessità di aiutare l'altro, anche se questi non

ne ha effettivo bisogno oppure non vuole questo aiuto.
Vittima (malato, alcolista o coniuge) è colui che valuta sé e i suoi comportamenti sempre in modo negativo ed ha un

atteggiamento di forte inferiorità nei confronti degli altri.
Il Persecutore (malattia, alcol, sintomi, disturbo) infine, è colui il quale nutre una disperazione e rabbia che lo spingono

ad assumere un atteggiamento punitivo e vendicativo nei confronti di tutti.
Ognuno di questi personaggi pensa di agire in funzione del bene dell'altro invece tutti agiscono solo in funzione di ciò che

è bene per se stessi, cosa questa che porta ad incomprensioni e a rapporti patologici.
Questo "triangolo", nella mia esperienza, lo si ritrova molto frequentemente nella famiglia dell'alcolista, nel momento in

cui il partner (Salvatore), che si rende conto del problema alcol (Persecutore) prima dell'alcolista (Vittima), decide di

salvarlo.
Qui ha inizio il "gioco":
il Salvatore inizia a dare consigli che non vengono ascoltati, ad imporre delle regole e dei divieti che vengono

costantemente trasgrediti, fino ad arrivare nel tempo a sentirsi deluso, stanco, stremato, spossato, disperato, "chi aiuta

può stancarsi di aiutare" (A. A. Schutzenberger, E. B. Jeufroy 2009), un insieme di sensazioni che portano a far cambiare

senso al triangolo: "il salvatore diventa successivamente vittima e persecutore. Vittima di chi vuol salvare, poichè si

ammala di spossatezza e si difende contro ogni domanda di aiuto supplementare."(A. A. Schutzenberger, E. B. Jeufroy 2009).
Nel frattempo, l'alcolista (che era la vittima e la persona da aiutare) ancora nè consapevole, nè motivato, si sente

sopraffatto da queste regole, divieti e consigli, dato che non li aveva richiesti, acquisendo così il ruolo di Persecutore

(cioè colui che diventa vendicativo ed arrabbiato verso il salvatore diventato vittima).
A questo punto, il problema non è più l'alcolismo (iniziale Persecutore) ma la relazione di controllo e di rabbia che si è

innescata tra i due, infatti ora, per l'alcolista che non vede il problema alcol, il problema è il partner divenuto

Persecutore (se bevi ti punisco).
Questo meccanismo aggiunge una difficoltà relazionale e distoglie dal reale problema, mantenendolo.
QUINDI DA SALVATORE, SI DIVENTA VITTIMA E POI PERSECUTORE.....CI SI E' INCASTRATI IN QUESTO "GIOCO"...E COME SE NE ESCE?
"Spesso il persecutore si ferma e salva la sua vittima (nel cartone animato Tom e Jerry, quando il gatto ha acchiappato il

topo, lo lascia ripartire e il topo riprende vita e forza ridicolizzando il gatto)"
(A. A. Schutzenberger, E. B. Jeufroy 2009).
Quindi partendo da queste riflessioni, per cercare di aiutare un membro della famiglia alcolista, e per uscire da questo

triangolo, la cosa fondamentale non è controllarlo, ma innescare in lui la consapevolezza di avere un comportamento non

adeguato al suo benessere psico-fisico, e per fare questo bisognerà mettere in discussione anche il motto del partner "io ti

salverò".
Anche per il partner deve arrivare il momento di fermarsi, "E' fondamentale lasciare all'altro la possibilità di diventare o

di tornare ad essere autonomo" (A. A. Schutzenberger, E. B. Jeufroy 2009) e solo nel momento in cui si esce dal "gioco", in

cui non ci sono nè vittime, nè salvatori, si potrà lavorare tutti insieme per cambiare lo stile di vita familiare ed uscire

dal circolo vizioso.
Parlo di cambiare lo stile di vita familiare ed i modelli relazionali familiari, in quanto è l'intera famiglia che dovrà

lavorare per modificarsi.
Infatti, il coinvolgimento del partner (e/o della famiglia) all'interno di un percorso di recupero e/o di psicoterapia, è

risorsa importante e fondamentale, per elaborare insieme tutto ciò che è stato vissuto negli ultimi anni, perchè se ciò non

dovesse avvenire, al primo "sbandamento" si rinnescherebbe il circolo vizioso e verrebbero riproposte le dinamiche

precedenti, conosciute ed automatiche, che porterebbero a rinfacciare "io ho fatto per te....", "sei tu l'alcolista, non

io....", "ora tu devi...", riproponendo i ruoli sopra esposti.
Invece l'alcolista nella fase di recupero, ha bisogno di ricreare nella famiglia ed in se stesso la fiducia e la stima

perduta e riprendere il controllo e la responsabilità della propria vita.
Per questo motivo si ritiene indispensabile la presenza della famiglia nell'affrontare problemi alcolcorrelati, perchè tutti

insieme devono trovare un nuovo modo di vivere e di relazionarsi, non dimenticando che l'aiuto deve essere adeguato alle

esigenze ed alla richiesta fatta dal diretto interessato.

Bibliografia:
A. A. Schutzenberger, E. B. Jeufroy, 2009, Uscire dal lutto, Di Renzo Editore;

Dott.ssa Romina Venti
Psicologa- Psicoterapeuta
Via A. Aleardi, n°6 - Terni
sito: www.rominaventi.it
e-mail: [email protected]