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Rete contro l'alcolismo: bilancio dopo un mese di attività

Rete contro l'alcolismo: bilancio dopo un mese di attività

A un mese dall'avvio del servizio nel Lazio, i contatti sono in media uno al giorno, hanno tra i 40 e i 50 anni e per metà si

tratta di casi problematici
da Redattore Sociale
Hanno tra i 40 e i 50 anni, per metà con problemi gravi di alcolismo, ma a chiedere aiuto sono parenti e amici, o almeno così

si presentano al telefono. Sono le prime segnalazioni e richieste di aiuto pervenute a un mese dall'avvio del progetto "Rete

contro l'alcolismo" promosso dal Centro di riferimento per i problemi e le patologie alcol-correlate della Regione Lazio

insieme alla Associazione volontari per la solidarietà del Ceis. Il progetto, finanziato dal ministero del Lavoro e delle

Politiche sociali, punta oltre alla realizzazione di un sito internet http://www.retecontroalcolismo.it/, anche a un numero

verde (800.411330), un consultorio telematico e uno sportello di consulenza. Un impegno portato avanti da circa 50 volontari.
«I contatti sono una media di una persona al giorno - spiega Corrado Fornaciari, responsabile del progetto - e in questo

periodo sono soprattutto telefonici. Sono richieste di aiuto di parenti o amici di chi ha problemi di alcol, oppure di chi è

già alcolista da tempo e chiede di essere inserito in un gruppo alcolisti anonimi o di entrare in cura. In alcuni si tratta

di persone che hanno sospetti su parenti e amici che siano sulla strada dell'alcolismo e chiedono consigli su come poter

affrontare il problema o come convincere la persona ad entrare in un gruppo e farsi aiutare». Tuttavia, è difficile capire

attraverso il colloquio telefonico se a chiedere aiuto è proprio chi ha problemi. «Non riceviamo quasi mai chiamate in prima

persona - aggiunge Fornaciari -. Sono soprattutto parenti o amici, non si presentano come persone con problemi. O almeno è

quello che dichiarano. Al telefono è difficile capire se è chi chiama ad avere problemi. Al telefono puoi raccontare quello

che vuoi».
I numeri, continua Fornaciari, non sono ancora quelli attesi, ma il progetto è appena partito e occorre del tempo perché si

sparga la voce e la pubblicità faccia conoscere il servizio. Tuttavia, non sono mancati in questo mese di ‘rodaggio' i primi

contatti con casi problematici. «Per ora sono la metà - conferma Fornaciari -. Chi chiede informazioni ci racconta di casi in

cui un conoscente beve ogni tanto e male, si ubriaca e gli episodi cominciano a diventare frequenti con una tendenza

all'alcolismo. Invece ci sono casi di alcolisti da anni. Una metà sono abbastanza gravi, gli altri tendono ad essere gravi».

A chiedere aiuto per sé o per parenti e amici sono soprattutto persone di mezz'età. «Di solito sono persone che hanno tra i

40 e i 50 anni, mentre uomini e donne si equivalgono - specifica Fornaciari -. La richiesta di aiuto per questi motivi in

genere è tendenzialmente di questa età perché tra i giovani c'è molto utilizzo di alcol ma non c'è ancora una conoscenza

approfondita dei rischi e del problema».