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Roncà (VR): il bus per chi alza il gomito tra consensi e dissensi

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Il sindaco Turri lo difende a spada tratta, gli alcolisti anonimi lo criticano duramente «Il pullman gratuito disincentiva a guidare ubriachi». «Troppi giovani bevono con leggerezza»
Dalle 20 alle 3.40 orario continuato: terza esperienza, la notte scorsa per il minibus gratuito che, per iniziativa delle sezioni della Lega Nord della Val d'Alpone, mette in circuito i locali della valle. E dopo gli strali di Stefano Valdegamberi, assessore regionale alle Politiche sociali, la discussione va avanti.
A difendere il servizio «Salta su» è il sindaco di Roncà Roberto Turri. «Sicurezza stradale in particolare tra i giovani, salvaguardia delle patenti, interessi delle attività produttive vitivinicole (numerose sul territorio) e derivate (bar, enoteche, ristoranti)». Così sintetizza gli aspetti che configurano come «utile» l'iniziativa «che non incentiva in alcun modo l'uso o l'abuso di alcol, né, tanto meno, contrasta con iniziative di prevenzione».
Il sindaco definisce «sacrosante» le sanzioni sulla guida in stato d'ebbrezza, ma aggiunge che «sui giovani, che hanno meno coscienza dei pericoli e che non utilizzando la patente per lavoro sono poco colpiti dall'eventuale ritiro, sortiscono pochi effetti». Così, «soprattutto nei fine settimana, si continua a fare uso di alcol e a mettersi alla guida. Il pullman gratuito, invece, li incentiva a non mettersi alla guida».
Il minibus, poi, sarebbe pensato anche per gli adulti: la tesi è che le patenti di molti si sarebbero volatilizzate dopo una cena al ristorante. Risultato: non si esce più e se si esce non si beve, con danno al settore vitivinicolo. Turri, infine, propone di prendere a esempio l'iniziativa. E a Vadegamberi manda a dire: «Più che scandalizzarsi, si attivi perché alla prevenzione delle dipendenze vengano assegnate maggiori risorse. Tra sindaci, Ulss e associazioni stiamo elaborando un progetto di prevenzione per gli adolescenti, iniziativa che ritengo essenziale. Peccato, però, che per tutto il distretto 4 dell'Ulss 20 (Lessinia, Val d'Alpone e il Sambonifacese fino a Cologna), il contributo sia di soli 10 mila euro, la metà delle risorse dell'anno scorso».
A mettere all'indice «Salta su» è invece Flaviana Conforto, coordinatrice provinciale dell'Associazione dei club degli alcolisti in trattamento. Sono 8 gli Acat nel Veronese, articolati in 110 club ognuno dei quali impegnato con 8 famiglie: tra Val d'Illasi e Val d'Alpone i club sono 19.
«Opero nelle scuole medie di Roncà e Montecchia ed è lì che i ragazzi di terza dicono che è la norma, alle feste, anche nelle famiglie, avere casse di birra. La radice del problema sta in questo contesto in cui usare alcol non solo è considerato lecito, ma anche buono». Sul minibus non va per il sottile: «È un imbroglio perché attira i ragazzi verso una forma di divertimento in sé senza senso e negativa: come può essere considerato positivo passare il tempo nei locali bevendo? Questa iniziativa», aggiunge, «è profondamente miope, soprattutto se non si considera l'ottica di consumo dei giovani, nei quali la soglia di scandalo sociale si è molto abbassata». Secondo lei, così facendo «si tengono i giovani in scacco, perché non si permette loro di evolvere nel pensiero, e li si deresponsabilizza sulle conseguenze di azioni e scelte. Il sindaco è responsabile della salute pubblica, si impegni su progetti diversi».
A preoccupare la coordinatrice degli Acat è anche un dato: «Fino a qualche anno fa ci occupavamo prevalentemente di persone di 40-50 anni con lunga sedimentazione e consumo abituale. Oggi lavoriamo con ragazzi tra i 20 ed i 30 anni, persone più giovani che consumano di più: cominciano a bere sporadicamente, ma senza criterio, ingerendo cioè grandissime quantità di alcol. Questo è molto più pericoloso, non solo per la salute: dal punto di vista comportamentale questa modalità rischia di diventare quella abituale di porsi nella comunità. Se poi si vuole sostenere un settore produttivo», conclude, «perché non sostenere il tabacco?».
Paola Dalli Cani