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Rovigo: statistiche di consumo dei giovani

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Sono sempre di più e sempre più giovani. Il tremendo potere dell'alcol attrae ogni anno sempre più ragazzi. E così la paghetta se ne va in aperitivi, superalcolici e in tutto ciò che può regalare qualche ora di sballo a prezzi più o meno modici.
Basta fare un giro per i locali del centro durante l'happy hour per rendersi conto di quanti giovani affollano i bar alla ricerca dello spriz. Che sia il classico aperitivo veneto all'Aperol o al Campari (in media 2,50 euro) oppure un bicchiere di prosecco (3 euro), un Americano (tra i 4 e i 5 euro) oppure un Negroni (5 euro) non è importante. Quello che conta è passare ore con la bibita in mano cercando di sballarsi al minor prezzo possibile.
I dati nazionali dalla ricerca "Il Pilota" dell'Osservatorio nazionale alcol del Cnesps dell'Istituto superiore di sanità, parlano chiaro. L'esperienza dell'alcol coinvolge il 64,8 per cento dei ragazzi e il 34 per cento delle ragazze con un allarmante picco per i minorenni: il 42 per cento dei maschi e il 21 per cento delle femmine che bevono sino a ubriacarsi ha meno di 18 anni. Un numero superiore rispetto alle percentuali dei 19-24enni che si ubriacano (il 19 per cento dei maschi e il 9 per cento delle femmine) e dei meno giovani, quelli oltre i 25 anni di età (il 7,5 per cento dei maschi e il 5,5 per cento delle femmine).
I baristi assicurano che prestano sempre attenzione all'età dei ragazzi che chiedono da bere. Nessun compromesso per i minori di 16 anni e se si è nel dubbio si chiede pure la carta d'identità. Chi può bere, però, non si ferma quasi mai al primo giro. Durante il weekend si arriva anche a 3 o 4 bicchieri. E per vedere dove va a finire la paghetta basta fare due conti: se si esce 2-3 volte la settimana, se ne vanno 20-25 euro ogni sette giorni. Dato che la maggior parte riceve dai genitori circa 50 euro, si evince che almeno la metà (se non di più) dei soldi i ragazzi se la bevono, nel senso letterale del termine.
Si consuma un po' di tutto, mischiando birra, vino e superalcolici, il tutto possibilmente al più basso costo possibile, con l'unico obiettivo di sballarsi, il prima possibile. Perché ci si butta sull'alcol? Facile: i giovanissimi non hanno timore di diventare alcolizzati. La risposta più comune è: «Tanto beviamo solo il fine settimana». In realtà è proprio questa la strada che porta verso la dipendenza.
L'Organizzazione mondiale per la sanità afferma che al di sotto dei 16 anni l'organismo umano non è in grado di metabolizzare l'alcol. Un veleno capace di mandare in tilt il fegato e il sistema nervoso centrale. La capacità di smaltire questa sostanza, tossica e potenzialmente cancerogena, si completa tra i 18 e i 20 anni. Per cui anche a quell'età non bisognerebbe bere più di un bicchiere al giorno.
Il problema più grave è la mancanza di controllo. Sono pochi i genitori che domandano dove vanno a finire i soldi e in ogni caso, per i ragazzi non è difficile trovare valide scuse.
La movida dei teenager, che nella prima serata si riuniscono spesso all'aperto, affolla le vie del centro. A favorire la diffusione dell'alcol anche fra i minorenni è sicuramente l'accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande, complici l'abbassamento dei prezzi e la facilità di procurarsi alcol sia nei locali che anche nei supermercati, dove manca il controllo dell'età.
Tra chi non può procurarsi un bicchierino nei bar per colpa della giovane età, infatti, si sta diffondendo la nuova moda importata dalla Spagna del "botellon": il bottiglione riempito di vino o altre bevande superalcoliche, comprate nei negozi di alimentari, che passa di mano in mano in una specie di rituale. Un fenomeno che non imperversa solamente d'estate, ma anche d'inverno sfidando il freddo. Basta trovare un luogo riservato, magari al coperto e ci si può "accampare". E ultimamente è facile trovare compagnie di giovanissimi impegnati in queste bevute improvvisate anche in pieno centro, all'ombra dei monumenti delle piazze Garibaldi o Vittorio Emanuele, o più nascosti tra vicolo Bedendo e piazza D'Annunzio.