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The End of Overeating: considerazioni sulla dipendenza da cibo

The End of Overeating: considerazioni sulla dipendenza da cibo

Ingrassiamo anche perché mangiamo troppo, ma la colpa potrebbe non essere tutta e solo nostra. Anzi, probabilmente

ingurgitiamo cibi che creano dipendenza perché sono stati manipolati dai produttori e arricchiti con sali, grassi e zuccheri

per non farci smettere di volerne. È questa la
COME PER LE SIGARETTE - La palatabilità è uno dei fattori che più interessano le società produttrici di alimenti: che si

tratti di un formaggio dal gusto strutturato e deciso, o del ripieno delicato della pasta fresca, è l'incontro con il palato

del consumatore a decretare il successo o il fallimento di un cibo in fase di vendita. Per questo chimici e ricercatori

lavorano per migliorare - e potenziare - l'esperienza di gusto dei propri prodotti. Ma questa tendenza è stata portata

all'eccesso, sostiene il professor Kessler, proprio come avvenne con le sigarette «potenziate» con ammoniaca e altri

additivi, per aumentare la voglia di fumarne ancora, denuncia che non abbandona i produttori di sigarette dal 2005 in poi. E

l'eccesso guida i produttori a ricercare non solo la gioia del gusto, ma quella di un'esperienza innaturale, chiamata da

Kessler della «iper-palatabilità».
CIBI ARRICCHITI - Per raggiungere lo scopo vengono utilizzate tecniche diverse. La prima e più comune è quella di «aumentare»

gli ingredienti delle pietanze con sali, zuccheri e grassi per renderli più appetibili al palato. La seconda è quella di

creare una nuova esperienza di masticazione: se i cibi sono facili da masticare e deglutire, grazie a morbidezza all'incontro

con lingua e denti, si avrà voglia di buttar giù velocemente un secondo boccone. Questi accorgimenti stimolerebbero i nostri

recettori nervosi esattamente come avviene con l'assunzione degli oppioidi (come la morfina), causando la dipendenza da cibo

e a ruota, divenendo possibile causa di sovrappeso. Proprio per combattere questa malattia, l'università di Yale ha creato la

Yale Food Addiction Scale, utilizzata dai medici statunitensi soprattutto per il controllo dell'obesità infantile. La scala

parte da un questionario e riconosce tra i consumatori quali sono a rischio sovrappeso a causa di una sensibilità maggiore a

queste sostanze arricchite e quali no.
teoria del professore di Harvard David Kessler, ex commissario della Food and drug administration statunitense, che a questo

argomento ha dedicato un libro («The End of Overeating», non esiste ancora traduzione italiana ma si può acquistare su

Amazon).