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USA, diventa più dura la guerra ai conducenti in stato di ebbrezza: il 40% delle morti sono alcol-correlate

USA, diventa più dura la guerra ai conducenti in stato di ebbrezza: il 40% delle morti sono alcol-correlate

Sulle highway la vigilanza è sempre più stretta e la legge, quando arriva, non perdona: tutte le novità della legislazione

statunitense
di Lorenzo Borselli
SALT LAKE CITY, UTAH (USA) - Negli Stati Uniti, le politiche di contrasto alla violenza stradale passano per una durissima

azione repressiva: non è un segreto che i conducenti in stato di ebbrezza vengano immediatamente arrestati e che una

consistente fetta della popolazione carceraria sia costituita da trasgressori del codice stradale. La guerra è spietata

soprattutto contro i drunk drivers, i conducenti in stato di ebbrezza: le strade di California, Nevada ed Idaho, tanto per

citare tredei cinquanta stati dell'Unione, sono letteralmente tappezzate di cartelli che incitano gli utenti a segnalare la

presenza di ubriachi al volante e non c'è ristorante, come quello che ci è capitato di trovare lungo la highway 89, nello

Utah, nel quale non venga ricordato che legge non è affatto tollerante. Il retaggio non è quello proibizionista dei primi

anni del 20esimo secolo, ma ha radici più recenti: in un paese nel quale l'alcolismo rappresenta una vera piaga sociale, bere

e guidare costituisce un condiviso divieto e anche chi lo fa, quando incappa tra le grinfie di uno state trooper o di uno

sceriffo di contea, finisce con l'accettare le conseguenze della propria condotta. Secondo la National Highway Traffic Safety

Administration (NHTSA), le vittime di incidenti alcol-correlati rappresentano il 40% dell'intera mortalità stradale: il

campione statistico del 2006 rivela che 17.941 morti su 42.642 sono direttamente imputabili all'uso di alcol da parte dei

conducenti dei veicoli a motore coinvolti. L'NHTSA ritiene alcol-correlata una morte stradale avvenuta a seguito di scontri

nei quali il tasso alcolico nel sangue dei coinvolti sia superiore a 0,1 g/l. Parliamo dunque di una soglia che non è quella

legale, che negli USA è ancora fissata a 0,8. Questo rende la ricerca estremamente interessante e spiega il perché il

concetto che chi guida non deve bere è stato formato qui: gli esiti scientifici attestano infatti che conducenti con un tasso

alcolemico nel sangue di 0,1 hanno 6-12 probabilità in più, rispetto ai conducenti sobri, di restare coinvolti in incidenti

letali. Dalla certezza empirica che alcol e guida non vanno d'accordo, il passo è stato breve e la legislazione che ne è

seguita è stata durissima: ogni stato degli USA ha una propria disciplina: in genere al carcere seguono multe salatissime,

fino ad arrivare ai durissimi programmi di riabilitazione DUI (Driver Under the Influence) o all'obbligo di installare sulla

propria auto etilometri anti avviamento del motore, come avverrà a partire dal 1° luglio 2010 in due contee della California,

a Los Angeles e Alameda. I drunk driver condannati per la prima volta in ciascuna giurisdizione dovranno istallare un

dispositivo di blocco dell'accensione sulla propria auto, al termine dell'eventuale pena detentiva comminata e del successivo

programma di riabilitazione, per un periodo di 5 mesi. In precedenza la sanzione accessoria era stata applicata solo ai

recidivi, per un periodo di tre anni. Bere, dunque, non costerà caro solo alle vittime. E forse, dovremmo prendere esempio.

(ASAPS)