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Verona: giovani sportivi e integrati ma abusatori di alcol e farmaci

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È stato presentato in Comune il volume realizzato dall'Iciss con l'Unicef. Schena: «Sovrappeso tre su 10. Il 42 per cento dei quindicenni beve ogni settimana». Lorenzo: «Mancano occasioni di ascolto». Il prefetto: «Una mappa delle realtà locali»

L'Arena.it 19 gennaio 2010
Sono tanti, multietnici, sportivi e in buona salute anche se hanno un rapporto difficile con il cibo, l'alcol e i farmaci. E chiedono con forza di essere ascoltati dagli adulti. È la fotografia scattata dal centro studi GB Rossi nel Rapporto sulla condizione dell'infanzia nella provincia di Verona per il 2009 dal titolo: «Un patto per le nuove generazioni» realizzato dall'Iciss, Istituti civici di servizio sociale, e dall'Unicef.
Il volume è stato presentato in sala Arazzi del Comune davanti a sindaci, educatori, operatori dell'infanzia e dell'adolescenza da Stefano Schena, Presidente dell'Iciss e Roberto Salvan, direttore generale di Unicef Italia; sono intervenuti il prefetto Perla Stancari, Stefano Valdegamberi, assessore alle Politiche sociali del Veneto, Giovanni Miozzi, presidente della Provincia e Stefano Bertacco, assessore comunale alle Politiche sociali.
IL VOLUME. In 250 pagine, sessanta esperti e addetti ai lavori, tracciano lo scenario della situazione giovanile lungo tutto il percorso di vita che va da zero a diciott'anni. L'obiettivo? «Fare il punto di come stanno bambini e ragazzi a Verona per poter indirizzare meglio l'azione degli adulti nei loro confronti; ma anche generare riflessioni sui temi dell'infanzia», spiega Schena. Il rapporto è stato costruito «raccogliendo i dati esistenti a livello regionale e valorizzandoli rispetto alla realtà veronese». Dunque si è tenuto conto non solo del disagio e delle problematiche dei ragazzi, ma anche di quello che viene definito «agio», ciò uno stile di vita positivo.
Il patto si conclude con dieci raccomandazioni che l'osservatorio ha indirizzato specificamente alle istituzioni chiedendo anche un impegno concreto per il futuro. «Queste raccomandazioni rimandano ai diritti dell'infanzia, soprattutto per quanto riguarda l'attenzione che devono avere le realtà locali nei loro confronti», ha spiegato Salvan. «In realtà, a livello nazionale è dal 2004 che si attende un piano nazionale dell'infanzia e non c'è il garante nazionale dell'infanzia. Come fanno gli enti locali ad avere delle linee comuni?».
L'ANALISI. Ma come sono, i giovani d'oggi? «Intanto bisogna smentire il fatto che siano in calo», spiega Schena. «Negli ultimi dieci anni sono aumentati del 13,7 per cento e ora, su 896.316 residenti in Provincia, 154.126 hanno meno di diciott'anni».
Anche la partecipazione ai servizi della prima infanzia è in aumento: dal 9,7 per cento del 2001 al 14,5 del 2008. i dati rivelano poi che l'11,83 per cento degli studenti (pari a 15.563) sono di origine straniera: «Piaccia o no questo è un dato di fatto», spiega Schena. «E bisogna fare in modo di avere delle chiare politiche per l'integrazione per prevenire situazioni di possibile disagio».
Integrazione che va di pari passo con la qualificazione del personale che possa così essere messo in condizione di affrontare nel migliore dei modi questa realtà. Il numero delle segnalazioni per bambini maltrattati non è in crescita, mentre rilevante la percentuale di chi pratica sport: il 65,6 degli studenti delle superiori e il 74,5 dei bimbi di quarta e quinta elementare. «Tre bambini su dieci sono sovrappeso, ma quello che preoccupa è l'abuso di alcol e di farmaci. Il 42,5 per cento di ragazzini di quindici anni ha riferito che beve alcolici ogni settimana». E si sottolinea che vi è un eccesso di ricorso a farmaci per problemi di scarsa rilevanza.
IL GIOVANE. E giovani? Per tutti parla Lorenzo Monteforte, di Villafranca, che ha partecipato al forum sul clima di Copenaghen: «La cosa che mi ha colpito di più di quell'esperienza era la grande capacità di ascolto che avevano gli adulti nei nostri confronti e l'attenzione che avevano nel darci la parola. Mi piacerebbe che un'esperienza simile venisse trasferita anche nella nostra realtà, magari promuovendo un dialogo di giovani con altri giovani».
IL BILANCIO. Il prefetto ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto come «punto di partenza per coinvolgere i giovani in un progetto comune». Stancari ha aggiunto: «La prefettura si occupa soprattutto di disagio sociale perché è importante prevenire patologie che poi potranno essere affrontate solo con la repressione, come l'abuso di alcol da parte dei giovani che si mettono al volante». Tra gli obiettivi del prefetto c'è quello di realizzare una mappatura, a livello provinciale, delle realtà che si occupano dei giovani in modo «da poter indirizzare il lavoro di ognuno».