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Cocaina, alcol, canne e bullismo: centomila giovani torinesi depressi

Studio: centomila giovani torinesi depressi, usano alcol, cacaina, canne e si comportano da bulli

RICERCA - Giovani depressi e stressati, molto spesso colti da attacchi di panico. Il volto della gioventù torinese assomiglia sempre di più a quello degli adulti. Per loro le ragioni sono da ricercare nell'uso di sostanze stupefacenti o di alcolici (che celano uno stato d'ansia mai riconosciuto), nei malesseri "giovanili" come il bullismo o relazioni contrastate con i genitori. Sono 150mila i piemontesi che soffrono di depressione e 150mila di ansia (rispettivamente un milione e mezzo di italiani), e di questi almeno un terzo dei giovani sono le vittime. Se secondo gli esperti nei disturbi depressivi sono intrappolati soprattutto gli adulti, di ansia e di attacchi di panico ne soffrono soprattutto i giovani sotto i 25 anni, senza contare che il 25% dei ragazzi dai 18 ai 25 anni almeno una volta nella vita ha incontrato un disturbo d'ansia.
Cercano aiuto attraverso gli amici, il passaparola, talvolta nelle "cure fai da te" (causando più danni che benefici) e quando non arriva nemmeno quello c'è il suicidio (e secondo gli esperti i numeri sono alti).
Poca informazione e tanti pregiudizi rispetto ai due mali oscuri che nel 2020 saranno le patologie più diffuse dopo i disturbi cardiovascolari: due campanelli d'allarme che fanno riflettere gli specialisti, che ammettono: « L'in fo rm az io ne deve essere diffusa attivamente - spiega Salvatore Di Salvo, psichiatra e presidente dell'associazione torinese per la Ricerca sulla Depressione -. Nonostante le campagne di sensibilizzazione e di informazione c'è ancora tanto da fare».
E lo dimostrano alcuni punti chiave di una ricerca sviluppata negli anni scolastici 2 0 0 8 / 2 0 0 9 - 2 0 0 9 / 2 0 1 0 , nell'ambito del progetto "Il disagio giovanile e i disturbi d'ansia" proposto a 14 istituti superiori di Torino dalla stessa associazione. La ricerca ha coinvolto 1.308 studenti, età media 18 anni.
Ai ragazzi è stato consegnato un questionario per sondare il livello di conoscenza sulla depressione e l'ansia e ne emerso un quadro positivo. «Hanno dimostrato un interessamento alla vita psichica - spiega Di Salvo - ma esistono tuttavia ancora confusioni e soprattutto pregiudizi ancora molto diffusi e radicati». Come la forza di volontà che pensano sia in grado di far superare il problema, o lo psichiatra che cura i matti, o pregiudizi sulla dipendenza dagli antidepressivi. «La conoscenza - conclude Di Salvo - è l'unico strumento in grado di contrastarli, per questo è importante dare spazio all'informazione, all'a pprofondimento e alla sensibilizzazione ».
Liliana Carbone (serv. p e p.)