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Cyberbullismo, combatterlo partendo dalla

Cyberbullismo, combatterlo partendo dalla

 

Cyberbullismo, combatterlo partendo dalla “stupidità digitale”. Cosa può fare la scuola?

 

Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni in continua evoluzione, lo dimostrano le diverse ricerche che si susseguono su questi temi, come anche riportato in recenti articoli sul sito di orizzontescuola, dalle quali si registrano dati preoccupanti.

Nella ricerca svolta da Acli nella provincia di Roma è emerso che un ragazzo su tre ha ammesso di avere assunto comportamenti offensivi su internet.

Un’altra ricerca svolta nella regione Puglia, nell’ambito del programma #TeenExplorer, ha evidenziato che il 29% degli adolescenti pugliesi si è dichiarato vittima di episodi di bullismo, il 73% ha affermato di essere stato testimone di atti di bullismo e il 65% di aver cercato di difendere la vittima di tali atti.

A margine di questa ricerca il Garante regionale dei diritti del minore, dell’infanzia e dell’adolescenza, Ludovico Abbaticchio, ha rappresentato la necessità di una legge nazionale di educazione alla salute nelle scuole, affinché i temi del contrasto al bullismo e al cyberbullismo diventino materie essenziali.

Fondamentale, a questo punto, la realizzazione di un’azione sinergica tra scuola, famiglia e istituzioni al fine di mettere in campo azioni di prevenzione e sensibilizzazione verso questi fenomeni.

Un primo passo è stato fatto dal Parlamento con lo stanziamento in manovra di un milione di euro per la formazione dei docenti sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo.

In questo articolo ci soffermeremo in modo particolare sul fenomeno del cyberbullismo, su quali siano gli aspetti a monte che lo caratterizzano e come prevenirlo.

Alla base un’idea sbagliata di cittadinanza digitale.

Alla base del fenomeno di cyberbullismo possiamo indicare la cyberstupidity, una considerazione errata della cittadinanza digitale, ovvero delle regole da rispettare per un corretto utilizzo degli strumenti digitali.

La non presenza fisica e la percezione dell’anonimato portano i ragazzi a mettere in atto atteggiamenti scorretti, Albert Bandura parla di disimpegno morale, ovvero l’autoassoluzione di fronte ad atti che palesemente violino le norme sia giuridiche che morali.

Questo atteggiamento è un grave errore, va chiarito che la sfera digitale non è un porto franco nel quale poter fare tutto quello che vogliamo, bisogna maturare la consapevolezza che le azioni poste in essere in questo ambito hanno delle conseguenze che possono avere anche risvolti penali.

La legge 71/2017, Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, nasce dalla tragedia di Carolina Picchio, a cui l’allora Presidente della Camera Laura Boldirini ha dedicato l’approvazione della legge.

Carolina è stata vittima di cyberbullismo, un video che la ritraeva priva di coscienza, mentre alcuni suoi coetanei giocavano con il suo corpo mimando atti sessuali, inizia a girare prima tra le chat dei presenti, poi sui social.

L’umiliazione di vedersi in quel video e gli insulti sui social erano un peso troppo grande, che non poteva più sopportare. Allora Carolina sceglie di mettersi tutto alle spalle, lo fa con un salto dalla finestra della sua camera, lasciando un messaggio potente: “Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”. Carolina aveva solo 14 anni.

Questa tragedia ci porta a riflettere e porre l’attenzione su quali siano gli aspetti che accomunano gli episodi di cyberbullismo.

Alla base c’è la scarsa consapevolezza del mondo digitale, la stupidità digitale. Prima di porre in atto qualsiasi azione è bene soffermarsi e riflettere su tre aspetti che caratterizzano episodi di cyberstupidity: l’intenzione, l’ignoranza e la superficialità.

L’intenzione consiste nell’essere consapevoli di quello che si sta facendo. Quando scrivo, posto o compio altre azioni in rete c’è la volontà di voler fare del male a qualcuno?

L’ignoranza consiste nel non valutare fino in fondo, in maniera consapevole, quali siano le conseguenze delle proprie azioni.

La superficialità sta nella banalizzazione delle conseguenze delle proprie azioni, “in fondo volevo solo scherzare” ne è un classico esempio.

 



(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

https://www.orizzontescuola.it/cyberbullismo-combatterlo-partendo-dalla-stupidita-digitale-cosa-puo-fare-la-scuola/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)