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Ricerca australiana sul bullismo: fondamentale l'esempio dei genitori

Ricerca australiana sul bullismo: fondamentale l'esempio dei genitori

I comportamenti violenti vengono spesso trasmessi dall'esempio dei genitori e dalle loro esperienze
MILANO - Uomini e donne che si fanno avanti al lavoro con intimidazioni, famiglie i cui modi violenti e aggressivi vengono

riconosciuti come vincenti dai figli? È questo il terreno fertile per fare di un ragazzo un "bullo", e la strada per uscirne

non passa per forza dai programmi scolastici che scoraggino i comportamenti devianti, né tantomeno dalle punizioni esemplari.
BULLI IN FAMIGLIA - Lo sostiene una ricerca svolta in Australia, alla Queensland University of Technology dalla professoressa

Marilyn Campbell della facoltà di Scienza dell'Educazione, che argomenta: «Quando i bambini vedono violenza tra le mura

domestiche, che si tratti di un abuso fisico o emotivo, imparano che il potere della sopraffazione può essere usato per avere

la meglio. Se i genitori, magari a cena, parlano dei loro comportamenti da bulli al lavoro, i figli lo registreranno come un

metodo per arrivare ad avere quel che vogliono». È proprio per questa responsabilità familiare che le strategie anti-bullismo

e le punizioni scolastiche non possono funzionare da sole, se non sono accompagnate da una radicale modifica dei

comportamenti familiari sul tema. In generale, sostiene la professoressa, le punizioni esemplari non funzionano mai. Meglio

tentare con metodi differenti, che provino a suscitare nel bullo quell'empatia con il prossimo che a loro manca.
SOCIALITÀ MANCATA - Sono i rapporti sani con gli altri a mancare totalmente a quei ragazzi violenti (in Italia addirittura

uno su due): da adolescenti hanno difficoltà nell'instaurare rapporti sentimentali e i loro amici sono esclusivamente i

coetanei più spaventati e sottomessi dai loro comportamenti, dunque non hanno mai rapporti da pari a pari. Da adulti poi, i

ragazzini violenti rischiano maggiormente di fare abuso di alcol e sostanze stupefacenti, come tentativo di automedicazione

per non saper affrontare le relazioni con gli altri. E, ancor peggio, tra i "bulli" più giovani - ovvero quelli che

frequentano le scuole elementari - aumenta il rischio di commettere reati entro i vent'anni. Per questo la ricerca

australiana sostiene che non sono solo le vittime di episodi di bullismo ad avere la peggio e portarsi dietro un peso

psicologico per quanto è accaduto, ma entrambe le parti - vittima e carnefice - portano dentro di sé danni indelebili per le

violenze fatte e subite.
Eva Perasso