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Adolescenza e disturbi da cannabis: revisione della letteratura

Adolescenza e disturbi da cannabis: revisione della letteratura

ADOLESCENZA E DISTURBI DA CANNABIS: REVISIONE DELLA LETTERATURA SUI PRINCIPALI TRATTAMENTI

Quando si affronta il binomio adolescenza e consumo di cannabis, non possono non venire in mente subito le difficoltà che gli operatori/trici dei centri delle dipendenze incontrano nell’ aprire un confronto con i giovani sui consumi legati a questa sostanza. Il contributo in questione nasce dall’esigenza del Ser.D. di Padova di trovare modalità più efficaci, nell’ambito dell’attività clinica, per il trattamento e la presa in carico di adolescenti con disturbi da uso di cannabis. Il metodo di lavoro adottato è stato quello dell’analisi della letteratura esistente, a livello nazionale e internazionale, sui principali metodi di presa in carico e trattamento utilizzati. Questo lavoro ha fatto si che”(…) La ricaduta operativa di questo studio ha portato il servizio a rivedere le proprie modalità di monitoraggio e presa in carico dei giovani pazienti e delle loro famiglie”.

Una premessa per cominciare questo lavoro, che può essere condivisa anche da altri operatori dei servizi è che spesso i giovani (ma anche i genitori) sottovalutano la pericolosità e i rischi per la salute dell’uso di cannabis, come pure le conseguenze legali, e questo rende molto difficile proporre dei percorsi condivisi con gli interessati. Ripensare nuove modalità di presa in carico, anche in collaborazione con altri servizi, deve essere il percorso da seguire.


La prima fase del lavoro è stata quindi una “ricerca bibliografica sui principali trattamenti relativi ai disturbo da uso di cannabis“, dividendoli, schematicamente, in farmacologici, psicologici ed educatici, tecnologici.
Per quanto riguarda il primo gruppo va premesso che le richieste di trattamento per disturbi da uso di cannabis, a livello globale, sono aumentate, probabilmente anche a causa della sua facile reperibilità, aumento della “potenza” e stato di apparente legalità. Per quanto riguarda le tipologie di persone che arrivano ai servizi “(…) in generale è stato stimato che i consumatori di cannabis si presentano presso i servizi specialistici dopo circa 5-10 anni di utilizzo, e con la presenza di più tentativi di cessazione falliti (Melis et al. 2017)”. Nell’ambito dei trattamenti farmacologici è emerso che esistono diverse ricerche sull’utilizzo sperimentale di farmaci, che hanno previsto l’uso di: farmaci cannabinoidi, agonisti e antagonisti degli oppioidi, antidepressivi, ansiolitici,  stabilizzatori dell’umore e antipsicotici, ma che in generale questi diversi trattamenti non hanno funzionato in modo efficace e risolutivo.
La ricerca sui trattamenti psicologici ed educativi descrive i “(…) principali approcci e studi evidence -based applicati a campioni di popolazione clinica e non clinica con disturbo da uso di cannabis”: tra questi si elenca la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT), la Terapia di Potenziamento Motivazionale (MET), la Terapia Multidimensionale Familiare (MDFT), la Psicoanalisi individuale, la Psicoterapia individuale e altre terapia ancora poco studiate in questo ambito.


Sugli interventi tecnologici si sottolinea che uno dei vantaggi è sicuramente l’alto numero di persone che si possono raggiungere, l’altro la garanzia dell’anonimato.
Alcune conclusioni: si conferma che i trattamenti farmacologici sono maggiormente efficaci se combinati con altre strategie, come ad esempio la psicoterapia (Brezing & Levin, 2018), mentre quelli tecnologici sono più efficaci nel breve periodo e sono interventi anche molto economici. In tutte le ricerche è emerso che un elemento fondamentale per la riuscita dei percorsi rimane la motivazione personale, che influenza sia la percezione di avere un problema che quella di richiesta di aiuto.



(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.cesda.net/?p=19308#more-19308

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)