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Biological Psychiatry: cannabis e deficit dopaminergico, maggior rischio psicosi?

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Cannabis e deficit dopaminergico: maggior rischio psicosi?

Il consumo di cannabis a lungo termine porterebbe a una riduzione della dopamina, una sostanza presente nel nostro cervello e fortemente coinvolta, tra le altre cose, nell’insorgenza e nel mantenimento di psicosi.

Uno studio da poco pubblicato su Biological Psychiatry  ha scoperto che i livelli di dopamina nella regione cerebrale dello striato erano inferiori nei consumatori a lungo termine di cannabis rispetto a coloro che non utilizzavano la sostanza.

I ricercatori hanno utilizzato una tecnica di imaging cerebrale (PET) per misurare la produzione della dopamina nello striato in 19 consumatori abituali di cannabis che avevano esperito sintomi simil-psicotici durante l’uso e 19 soggetti di controllo.

L’ipotesi di ricerca iniziale era che nel gruppo dei consumatori abituali di cannabis vi fossero maggiori livelli di dopamina, dal momento che: 1) precedenti ricerche hanno dimostrato che i consumatori di cannabis presentano un rischio maggiore di sviluppare episodi psicotici o psicosi; 2) la psicosi implica a livello neurobiologico alterazioni a carico del sistema dopaminergico.

Sebbene ipotizzato, nessuno studio però ha ancora dimostrato che il legame tra l’uso di cannabis e il maggior rischio di episodi psicotici o psicosi sia mediato da una disfunzione dopaminergica. In realtà i dati dello studio hanno dimostrato il contrario, ovvero la presenza di bassi livelli di dopamina a carico dello striato nei consumatori di cannabis con esperienza di sintomi simil-psicotici.

Il calo della dopamina a carico dello striato nei forti consumatori di cannabis potrebbe anche contribuire a spiegare la “sindrome di demotivazione” (ancora in discussione se possa effettivamente essere definita una sindrome) che è stata descritta a seguito di un prolungato uso di cannabis. Un altro dato interessante è che altri studi hanno evidenziato che in ex consumatori di cannabis vi sarebbero livelli adeguati di dopamina, il che suggerisce che il fenomeno di deficit dopaminergico osservato in questo studio sarebbe reversibile.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)