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Dipartimento Politiche Antidroga (DPA): cannabis, società scientifiche italiane ribadiscono la sua pericolosità

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Cannabis, società scientifiche italiane ribadiscono la sua pericolosità

Il Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) e le più importanti società scientifiche hanno chiarito in un documento congiunto i danni della cannabis sulla salute, distinguendo gli usi medici da quelli impropri.
“Il Dipartimento Politiche Antidroga assieme a 18 presidenti delle più importanti Società Scientifiche italiane vogliono fare chiarezza – si legge nel comunicato – sui danni della cannabis e dei suoi derivati e sulla confusione mediatica che spesso attorno a questi temi esiste. Per questo è stato predisposto un documento chiaro e sintetico dal titolo: “CANNABIS E SUOI DERIVATI: alcuni elementi di chiarezza su danni alla salute, l’uso medico dei farmaci a base di THC, la coltivazione domestica e l’uso voluttuario” (documento scaricabile qui).
Il documento giunge a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio scientifico (Neuropsychological consequences of chronic opioid use: a quantitative review and meta-analysis) che ha mostrato un’associazione tra deficit delle principali funzioni neuropsicologiche e l’esposizione a sostanze oppioidi (derivate dal papavero da oppio), con alterazioni della memoria, diminuzione della capacità di trattenere l’impulsività e della flessibilità cognitiva nelle persone che fanno uso cronico di oppiacei.

Per quanto riguarda i principali effetti della cannabis il documento del DPA evidenzia e chiarisce che la cannabis e i suoi derivati (hascisc, olio di hascisc ecc.) sono sostanze stupefacenti da considerare tossiche e pericolose per l’organismo ed in particolare per le alterazioni che sono in grado di creare sulle funzioni neuropsichiche, i processi cognitivi, i riflessi la vigilanza e il coordinamento psicomotorio.

“I principi attivi della cannabis – si legge – sono in grado di produrre nel tempo alterazioni della memoria, delle funzioni cognitive superiori quali l’attenzione, compromettendo quindi l’apprendimento e i tempi di reazione. Queste sostanze, tanto più se usate precocemente e costantemente, sono in grado di compromettere inoltre il fisiologico sviluppo del cervello negli adolescenti, di dare dipendenza e di aumentare il rischio di incidenti stradali, lavorativi e di esplicitazione di comportamenti antisociali e criminali. Le Società scientifiche, ne sconsigliano quindi esplicitamente qualsiasi uso di tipo voluttuario.”

Infine il documento parla dell’uso medico del principio attivo presente negli oppiacei, il THC (Tetraidrocannabinolo), che deve essere considerato sulla base di risultati scientifici e su cui non vi è, assicura il DPA, una preclusione ideologica. “Quanto all’uso medico dei farmaci a base di THC non vi è alcuna preclusione ideologica ma solo rigore scientifico. [...]Le maggiori società scientifiche mediche e farmacologiche italiane sono state concordi nel definirli farmaci di seconda scelta escludendo, per altro, la possibilità di qualsiasi autogestione di essi da parte del paziente, oltre che escludere anche la possibilità della coltivazione domestica della pianta di cannabis in quanto giudicata, oltre che illegale, pericolosa da un punto di vista medico per l’impossibilità di attuare i necessari controlli sulla qualità del prodotto, la sua stabilità e soprattutto la quantità assunta e le eventuali altre finalità, quale la cessione illegale.”
Giovanni Serpelloni, capo del DPA, ha dichiarato: “Mi fa molto piacere che le maggiori società scientifiche si siano espresse cosi chiaramente su questi temi è un segnale molto positivo che testimonia un alto senso di responsabilità a cui spero consegua un cambio culturale anche nella società civile e politica, privilegiando un approccio scientifico e non ideologico rispetto, da una parte, all’argomento della droga proveniente dalla criminalità organizzata e, dall’altra, all’uso medico di alcune sostanze stupefacenti (cose ben diverse).”
“Infine le società scientifiche insieme al DPA sconsigliano fortemente, al pari di tutte le altre sostanze stupefacenti, qualsiasi assunzione per finalità voluttuarie della cannabis e dei suoi derivati”, conclude Serpelloni.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)