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Effetti e rischi della cannabis: controversie scientifiche

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La marijuana fa bene o male?
di Claudio Tamburrino


Sulla marijuana noi umili lettori siamo come l'asino di Buridano. Non riusciamo a capire se fa bene o male, se è solo una droga o anche una medicina. Quesiti sui quali persino la comunità scientifica mondiale si divide e contappone quotidianamente.


L'ultima querelle riguarda gli effetti della cannabis sul Quoziente Intellettivo degli adolescenti. Diversi studi sembravano suggerire che il suo consumo abituale in giovane età provochi conseguenze a lungo termine sul cervello e sulle sue capacità di apprendimento. In particolare una ricerca pubblicata sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences ha rilevato una forte correlazione tra l'uso di questa sostanza e i danni neurologici irreparabili, problemi di attenzione, memoria e intelligenza che si riscontrano nei teenager.
Una conclusione che è stata contestata da un altro team di scienziati del Centro Ragnar Frisch, che ne ha messo in evidenza i limiti nella scelta del campione.


Non si tratta d'altronde dell'unico battibecco scientifico sull'argomento. Si accavallano studi sulla mariujana che mettono in luce le sue capacità di creare assuefazione, gli effetti sulla psiche e sull'umore con quelli che ne evidenziano le capacità terapeutiche e più in generale benefiche.


A denunciare le possibile conseguenze negative del suo impiego sono, per esempio, i risultati di un report presentato durante la Conferenza Nazionale sulla Cannabis a Brisbane. Secondo cui più è frequente l'uso, maggiore è la possibilità di avere pensieri suicidi. Così come i dati dell'australiano National Cannabis Prevention and Information Centre, secondo cui all'interruzione dell'assunzione di marijuana corrispondano sintomi tipici delle crisi da astinenza, o quelli dell'American Society of Addiction Medicine che pensa ad una prossima introduzione della dipendenza da Cannabis tra i disordini compresi nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM).


Sul fronte opposto, d'altronde, ci sono per esempio l'American Medical Association che ha invitato il governo a rivedere la classificazione della marijuana e la California Medical Association che ha chiesto la piena legalizzazione della cannabis stessa.


Anche sui danni provocati dal consumo della cannabis sul cervello non vi è chiarezza. Un gruppo di ricerca che ha impiegato la risonanza magnetica ha individuato danni nella corteccia pre-frontale, simili a quelli conseguenti alla schizofrenia. Tuttavia non è riuscito ad escludere che tali danni fossero pregressi, che il legame con la cannabis fosse diretto o che addirittura alcune delle sostanze contenute al suo interno non avessero in effetti qualità benefiche o protettive da danni cerebrali.


Stesso discorso è possibile farlo per quanto riguarda la correlazione tra Cannibis e tumore ai polmoni. L'Università della California ha calcolato che anche fumare giornalmente cannabis per 20 anni può non causare danni e addirittura uno studio risalente al 2008 suggerisce un'interazione positiva del consumo di marijuana rispetto alla prevenzione dei tumori.


La verità è che la cannabis ha diverse sostanze psicoattive stupefacenti, ma ha anche proprietà terapeutiche utili in medicina e per cui è ritenuta particolarmente utile contro dolori, nausea e vomito associati a malattie come la sclerosi multipla, il cancro, l'AIDS o anche per l'autismo (una famiglia dell'Oregon sta usando la marijuana medica per trattare gli scatti di rabbia dell'autismo).


Gli unici ad avere le idee chiare nel valutare la cannabis sembrano essere i consumatori. Solo negli Stati Uniti, sono passati dai 14,4 milioni del 2007 ai 18 milioni del 2011. Al contrario, la politica, senza dati certi, tentenna.
Anche se diverse statistiche e da ultimo i dati che hanno seguito la chiusura dei coffee shop olandesi ai turisti stranieri (costringendo Amsterdam ad un nuovo cambio di rotta in materia di liberalizzazione), mostrano come spesso il proibizionismo generi più un introito per la criminalità che una tutela per la salute della popolazione, il dibattito continua a vedere contrapposte senza soluzioni di mezzo partiti contrari e favorevoli alla marijuana.


Negli USA, mentre il governo federale tentenna a prendere una posizione chiara, i recenti referendum in materia hanno fatto aggiungere Arkansas, Massachussets e Montana ai 17 Stati che già prevedevano l'utilizzo medico della ganja. In Gran Bretagna la pubblicazione dello studio Drugs: break the cycle ha riaperto il dibattito su come combattere in generale l'utilizzo di droghe. Anche in Italia sembra in atto un (seppur lento) ripensamento delle politiche in materia e, nonostante il Governo abbia impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale della Liguria sulla cannabis terapeutica, diverse regioni, come la Toscana, la Liguria, il Friuli e la Puglia hanno dato il via libera all'erogazione di farmaci e preparazioni a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)