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Insegnare i rischi della cannabis e delle altre droghe: osservazioni di Caludio Risè

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Insegnare i rischi della cannabis e delle altre droghe
Claudio Risé
Avrebbe senso sottoporre gli insegnanti a test antidroga? La questione si è posta a Firenze, dopo che una maestra chiusa in bagno per

iniettarsi eroina ha rischiato l'overdose, se i colleghi non sfondavano la porta.
L'assessore all'educazione del Comune, Rosa Maria Di Giorgi, ha lanciato la proposta del test antidroga. In TV (Unomattina) gli spettatori

erano fortemente favorevoli al test, mentre l'ospite in studio ha riproposto lo slogan "di spinello non è mai morto nessuno". Ma è vero?
No, non lo è (a parte il fatto che l'episodio di Firenze riguardava l'eroina, sostanza a cui peraltro si arriva, come per le altre, partendo

in genere proprio dall'innocuo spinello). Che di cannabis si muore lo provano, tra mille altri dati, i grandi cartelli stradali che in

Francia, come in Svizzera ed altri Paesi, mostrano un tremendo incidente, con accanto il numero dei morti all'anno, e l'invito a non guidare

l'auto dopo aver consumato cannabis.
Lo spinello e le sue varianti è, infatti, tra le varie droghe (la cannabis è in testa ai consumi mondiali di droghe illegali), quella che più

direttamente agisce sui centri della psicomotricità, alterandone in modo grave il funzionamento. Ma da noi pochi lo sanno e quindi si

continua a dire che lo spinello non ha mai ucciso nessuno.
Del resto, l'Italia è l'unico tra i grandi Paesi europei a non aver ancora realizzato una grande campagna stradale contro la droga più

popolare soprattutto tra gli adolescenti, che sono le grandi vittime e i protagonisti delle stragi del sabato sera.
Certamente, il discorso sulle droghe e il contenimento dei loro danni (come ricorda anche l'episodio di Firenze), non può limitarsi alla

cannabis, e neppure alle droghe tradizionali, dato che il fenomeno più devastante, soprattutto nelle giovani generazioni, è quello del

policonsumo di sostanze psicoattive, in cui sta crescendo in modo impressionante il ruolo dell'alcol, e quello di droghe sintetiche del tutto

nuove, alcune delle quali replicano gli effetti della cannabis sul sistema nervoso, ma sono prodotte in laboratorio. Anche in questo

policonsumo però, la cannabis gioca un ruolo centrale.
Tutte le statistiche dimostrano che essa è sempre presente, in quanto seconda sostanza consumata, dopo quella preferita (cocaina, eroina,

anfetamine etc.), e assieme all'alcol.
Il rito collettivo dello spinello è infatti il punto di partenza condiviso per i viaggi (che poi diventano spesso solitari), dentro le varie

sostanze. La centralità della cannabis non è dovuta solo alla sua economicità: anzi le mafie internazionali ne alzano il prezzo, contando su

un consumo relativamente "anelastico", sicuro. Il fatto è che i suoi effetti, diffusi in tutto il sistema nervoso e inizialmente meno intensi

e specializzati di quelli delle altre droghe, ne fanno gradualmente la perfetta autostrada verso lo "sballo", abituando il consumatore ad

allontanarsi dalla realtà senza accorgersene.
La pericolosità specifica della cannabis non è però solo legata al suo ruolo nello sviluppo del policonsumo e nel sostituire gradualmente il

mondo dello "sballo" a quello reale, con cui occorre alla fine confrontarsi. Da tempo è stata ormai dimostrata la relazione tra consumo dei

derivati della cannabis al di sotto dei 15 anni di età (e ormai si fuma già alle medie, a 13 e 14 anni), e il rischio dello sviluppo, a

partire da almeno cinque anni dopo, di gravi forme di psicosi, e/o depressione.
Potrebbero dunque essere molto utili insegnanti convinti (magari anche "testati") che spieghino con competenza ai ragazzi come scherzare con lo spinello può diventare mortale.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)