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Russia, il Cremlino contro alcol e tabacco

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Russia, il Cremlino contro alcol e tabacco
Quasi 1 milione di morti l'anno, ora arriva la mano dura

Francesco Maria Cannatà


Le stesse cose ritornano. Che Mosca volesse fare sul serio a Glazov lo hanno capito il 30 gennaio, giorno in cui questa cittadina russa del distretto del Volga ha perso un obelisco davvero originale: una bottiglia di vodka alta tre metri che da tredici anni celebrava le glorie della locale e centenaria distilleria. La scomparsa dell'arco di trionfo in onore dell'alcol, può essere il simbolo della Russia sognata da Vladimir Putin: una società finalmente disintossicata dall'uso di un liquore emblema della vecchia Russia. Causa invece di tante tragedie per la nuova Federazione. Il presidente, che qualche volta ha brindato con la birra ma non è mai stato visto vicino a un bicchiere di vodka, fa sapere di non voler assistere passivamente all'agonia del proprio Paese.


Che non si tratti di esagerazioni lo dicono proprio le cifre presentante dal Cremlino durante il mandato di Dimitry Medvedev. Il numero di morti che in Russia si possono ricondurre direttamente o indirettamente all'eccesso di alcol sono almeno 500mila l'anno. Ogni 12 mesi inoltre 400mila persone muoiono per l'abuso di tabacco. Nel 2009 l'Onu ha calcolato che se questi flagelli non verranno ostacolati nel 2050 invece dei previsti 142 milioni di cittadini la Federazione ne conterà solo 116.


Messo ai ceppi dal consumo di vodka e avvelenato da catene di fumo: ecco un'immagine del popolo russo. Parziale certo, ma non completamente frutto di pregiudizi. In Europa solo moldavi, ungheresi e cechi tracannano più dei russi. Mosca vanta invece il secondo posto, subito dopo Pechino, per l'abuso di sigarette. Ma ancora più grave è il fatto che il 40% dei nicotina-dipendenti fumino cicche di pessima qualità. Solo cosi si può spiegare il prezzo estremamente basso, meno di un euro a pacchetto, di alcuni marchi di sigarette. Le associazioni federali per la difesa dei consumatori accusano inoltre le aziende internazionali del trinciato di non rispettare in Russia gli standard validi per l'Europa occidentale.


Queste le miscele micidiali che mantengono a livelli estremamente bassa l'aspettativa di vita degli abitanti dell'immenso Paese slavo. Secondo dati dell'Organizzazione mondiale per la sanità in Russia gli uomini campano in media 63 anni. Le donne, che bevono e fumano meno, raggiungono invece la più rispettabile soglia delle 74 primavere. E se la dipendenza da tabacco è occultabile, crudelmente visibile è invece quella da alcol. Nelle metropolitane delle grandi città è impossibile non imbattersi in gruppetti di maschi abbrutiti e disperati dal vodka e liquori. Appoggiati, a volte sdraiati, sui sedili nelle ore di punta dei treni sotterranei. In ginocchio col viso poggiato sui posti liberi, spesso pancia a terra, durante i percorsi notturni. Ubriachi normalmente accerchiati dalla semplicità stupita e silenziosa dei passeggeri sulla via del lavoro.


Ma non mancano nemmeno gli anatemi pronunciati da chi, sullo stile dei racconti brevi di Cekov, usa toni da funerale venati da pretese di giustizia. Fuori le grandi città lo spettacolo peggiora. Nelle campagne desolate, nei villaggi sempre più sfioriti, è difficile incontrare uomini che non siano sbronzi sin dal mattino. I giornali locali sono carichi di notizie di persone che in preda all'alcol hanno ucciso bambini, mogli, vicini, amici o nemici. La vodka è spesso all'origine di suicidi enigmatici e incidenti incomprensibili. D'estate lo stordimento da alcol causa numerosi annegamenti. Senza soluzione di continuità sono invece morti e lesioni permanenti a seguito di tragedie stradali dovuti a conducenti inebetiti.


A tale devastazione, lo Stato cerca di contrapporsi non solo invitando alla salute alimentare. Dopo i tempi delle leggendarie bevute e i periodi altrettanto mitici di reggenze confusionali di Boris Elt'sin, Vladimir Putin da capo dello Stato ha limitato la pubblicità di tabacco e liquori. Nel 2010, da capo dell'esecutivo, ha pubblicamente invitato i ministri tabagisti del suo governo, 6 in tutto ma troppi per lui, a smettere di fumare. Sempre di tre anni fa è la promessa di dimezzare entro il 2020 il consumo di alcol. In tandem, Putin e Medvedev hanno fatto approvare numerosi pacchetti di leggi per ostacolare gli eccessi di fumo e alcol. Alcune di queste norme, come il divieto di vendita notturna di vini e superalcolici e la quota zero-promille per chi è alla guida di automezzi sono entrate in vigore lo scorso anno.


Ora è previsto invece il colpo di maglio contro tabacco e bacco. Da gennaio la birra ha cessato di essere un prodotto alimentare per diventare una bevanda alcolica che non è possibile pubblicizzare su quotidiani, riviste e siti internet. Un divieto che segue quello dello scorso anno sulla propaganda di sigarette e alcolici nelle stazioni locali. La birra segue così il destino dei superalcolici la cui vendita notturna è completamente bloccata. Dal 1 giugno è vietato fumare in luoghi di lavoro, spazi sportivi, sociali e istituzionali. Senza dimenticare la mannaia del rincaro dei prezzi. Da gennaio il prezzo minino per la vodka è salito del 20% da 125 a 170 rubli. Quello delle sigarette già cresciuto di oltre il 50%, da 22 a 50 rubli, dovrebbe arrivare fino a quota 220. Nulla o quasi finora la resistenza sociale a questi provvedimenti. A parte i radicalismi di alcune autorità sanitarie i cittadini federali sono consapevoli dei danni che alcol e tabacco recano a salute privata e immagine internazionale dello Stato. Sbuffano invece i 160mila chioschi con superficie minore a 50 mq che dovranno dire presto completamente addio al reddito rappresentato dai commerci di ogni tipo di tabacco.


Diversa invece l'attività di coloro che si dedicano ad aggirare o a non attuare le leggi. A volte basta una buona mancia ai controllori per saltare i divieti. Più spesso viene in aiuto una fantasia e tendenza al business quasi napoletana. Cosi chi di notte dovesse trovarsi a corto di alcol, invece di comprare può farsi ‘regalare' ciò di cui ha bisogno. Basta infatti acquistare un accendino a 600 rubli, 15 euro, per ricevere in omaggio una boccia di vodka. Col calare delle tenebre è possibile persino avere in prestito l'alcol. Pagherà solo chi il giorno dopo non restituirà piena la bottiglia presa poche ore prima. Il commercio, formalmente effettuato alla luce del sole, diventa cosi legale. Da sempre a favore della tolleranza zero vero la sbronza, le correnti patriottiche approfittano della svolta governativa per rivendicarne la paternità. Cosi i movimenti giovanili prossimi a presidenza e governo invitano a «fare bambini di notte invece di bere». Su autobus e metropolitane appaiono adesivi secondo cui il «vero russo è sobrio».


Nonostante ciò, lo scorso anno il consumo di alcol è leggermente cresciuto. Un fenomeno dovuto secondo il ‘Centro per le ricerche sul mercato dell'alcol' alla produzione illegale. Cosi spiega la struttura vicina alla lobby pro vodka il fatto che nel 2012 siano stati prodotti 106 milioni di decilitri di liquori, mentre ne sarebbero stati venduti invece 153 milioni.


La battaglia anti sbornia è dunque in pieno svolgimento. Se perderla sarebbe disonorevole per l'amministrazione Putin, vincerla sarà doloroso per l'erario. Da sempre il consumo di alcol rappresenta una voce positiva per le casse dello Stato. I kabaki, le bettole fondate nel XVI secolo da Ivan il terribile, avevano principalmente scopi fiscali. Allo stesso obiettivo puntava Pietro il grande dando via libera due secoli più tardi a distillerie private e di Stato. Un'industria che in pochi anni avrebbe fornito il 40% delle entrate pubbliche. E chi, come Caterina II, in passato non stimolava la sbornia non la ostacolava nemmeno. «Un popolo ubriaco si governa meglio» usava dire la zarina di origine tedesche. Sarà davvero cosi?


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)