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Skunk, la superdroga degli adolescenti: allarme degli scienziati sul rischio psicosi

Skunk, la superdroga degli adolescenti: allarme degli scienziati sul rischio psicosi

Ecco la superdroga dei dodicenni È ogm e rende schizofrenici

Il dossier degli psichiatri europei


Il primo spinello? Alle scuole medie. Gli effetti? Questa droga, la cannabis ogm, rende schizofrenici. L’allarme rosso è europeo, lanciato da Roma, dagli scienziati che coordinano lo studio Eugei. Ruota su cinque nazioni del Vecchio Continente: Olanda, Francia, Gran Bretagna, Spagna. E poi l’Italia, dove a gestire i dati sono le équipe di Verona, Bologna e Palermo. La testa della ricerca è a Londra, al King’s College. A battere, però, è un cuore italiano, quello della psichiatra palermitana Marta Di Forti, autorità internazionale nelle ricerche sulla cannabis, affiancata dal collaboratore Diego Quattrone. È lei la "mente" sorridente che orchestra il lavoro degli altri "cervelli" sparsi in giro per l’Europa. Ieri era alla due giorni (oggi l’ultimo) organizzata in un hotel della Capitale dal gruppo dei Giovani psichiatri (700 presenti e 83 relatori) della Società italiana di psichiatria, presieduto da Giovanni Martinotti e Salvatore Calò. Si è parlato dei problemi da "strizzacervelli" e non ultimo della droga geneticamente modificata. Roba da supersballo ma iperpericolosa.

L’Sos si chiama «skunk», puzzola in inglese, nome dato alla sostanza stupefacente per il suo odore pungente. Nel nostro Paese è considerata droga pesante proprio per le manipolazioni che subisce che ne aumentano artificialmente la quantità di principio attivo, il Thc (il tetraidrocannabinolo). La percentuale cambia da nazione a nazione, a seconda dell’alterazione che la pianta subisce durante la coltivazione fai-da-te. Nel Regno Unito la concentrazione può essere superiore del 18%, in Olanda del 59% (parte dell’Europa dove la cannabis ogm non è conosciuta come skunk e addirittura ha un altro nome), e altrove non è neppure calcolata, come in Italia, Francia o Svezia.

«Il dato è allarmante - spiega la scienziata Di Forti - Un primo studio era stato pubblicato nel 2015 su Lancet con dati raccolti a Londra. Ora si svilupperà l’analisi dei risultati rilevati su un campione di oltre 1.000 pazienti al primo episodio psicotico, valutando quali sono i geni che rendono alcuni individui particolarmente suscettibili allo sviluppo del disturbo quando hanno fatto uso di cannabis. La relazione tra droga e schizofrenia è evidente. Si hanno alterazioni del pensiero, paronoia, allucinazioni, percezione che i propri amici cospirino contro di noi, l’ambiente diventa ostile. Con un consumo quodiano di skunk - continua - il rischio aumenta di 5 volte. A che età siamo arrivati a registrare il primo tiro di cannabis? In media a 15 anni, ma siamo scesi anche a 12-13, in pratica alle scuole medie». Gli anni in cui i giovani rischiano letteralmente di perdere la testa, ancora in periodo di sviluppo e perciò in formazione. Di Forti spiega come si arriva a ottenere la superdroga. «In pratica è la pianta femmina non impolinnata. Sulle foglie - prosegue - compare una concentrazione di tricomi, piccoli granellini dove si trova il Thc. La coltivazione avviene in piccole serre, con luci molto forti, impiegando particolari tipi di fertilizzanti e spruzzando sulla pianta spray, sostanze sintetiche che vengono assorbite e potenziano la cannabis».

(...omissis...)

Fabio Di Chio