338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il Metodo Hudolin e l’Approcio Ecologico-Sociale

Il Metodo Hudolin e l’Approcio Ecologico-Sociale

Il Metodo Hudolin e l’Approcio Ecologico-Sociale

I Club si basano su un principio ecologico-sociale, dinamico e aperto ai cambiamenti, che si modifica continuamente, configurandosi in una longitudinale dinamica di sviluppo.
Lo sviluppo dei Club è condizionato dalla necessità di trovare un modo più efficace di trattare le famiglie nel cui ambito insorgono problemi alcol correlati e complessi.

La bibliografia presenta quasi cinquanta differenti approcci teorici.


L’approccio ecologico-sociale è molto dinamico, e cambia sotto l’influenza di un gran numero di fattori esterni, come i dati ottenuti in base a ricerche scientifiche, la legislazione sanitaria, le condizioni politiche e sociali e le esperienze pratiche.
Anche se necessario, il coordinamento del lavoro dei Club degli alcolisti in trattamento riscontra numerose e varie difficoltà.

I CAT sono concepiti come comunità multifamigliari composte da un massimo di dodici famiglie, in continuo cambiamento dello stile di vita, di crescita e di maturazione.

Basti ricordare che il CAT viene sottoposto a una suddivisione dopo l’entrata della tredicesima famiglia.

Inoltre, l’autonomia del Club può causare una serie di problemi concernenti i rapporti con l’Associazione della quale i Club fanno parte, e con i servizi pubblici con i quali devono collaborare. Le organizzazioni pubbliche e private cercano spesso di prevaricare i Club.

Nonostante tutto questo, l’autonomia del Club è una condizione preliminare per la sua attività, per la crescita e la maturazione delle famiglie che ne fanno parte.


I Club degli alcolisti in trattamento sono comunità che riuniscono persone e famiglie differenti per sesso, età, educazione, professione, comportamento verso gli alcolici e stile di vita. è comune a tutti i membri del Club solamente il problema alcol correlato.

Alcuni pensano che i Club andrebbero organizzati in base a caratteristiche predeterminate dei membri (un Club di alcolisti giovani, un Club di alcolisti senza dimora, ossia un Club di skid row, un Club di alcolisti anziani, un Club che riunirebbe alcolisti specialisti, un Club di alcoliste donne ecc.). Simili discussioni sono pericolose per il lavoro dei Club dal momento che propongono comunità multifamigliari diverse da quelle che esistono nella vita reale e per questo alienate dalla società. Il CAT lavora in base a un concetto che vede i problemi alcolcorrelati come tipi di comportamento diversi, stili di vita differenti, difficoltà causate da relazioni difficili e da interazioni di sistemi ecologici nella famiglia, nella comunità e nel gruppo di lavoro.

Ne segue che l’intero sistema, nel cui ambito rientra l’alcolista, deve far parte del trattamento, non perchè costituito da malati alienati, ma come parte della comunità a pieno diritto.

Secondo la teoria ecologico-sociale, il consumo degli alcolici è un tipo di comportamento non una malattia mentale nè somatica.

E più facile, sia per gli operatori professionali preparati in modo tradizionale che per le famiglie, accettare il concetto dell’alcolismo come malattia, dato che un tale atteggiamento li libera da ogni responsabilità e riduce al minimo la loro partecipazione attiva al trattamento. Per questa ragione, il termine “terapeuta”, che all’inizio veniva dato al servitore-insegnante nel Club, è stato sostituito prima dal termine “operatore” e poi da “servitore-insegnante”. Se non c’è malattia, non si può parlare di cura o di terapeuta. Al giorno d’oggi sarebbe forse meglio parlare di servitore, cioè di persona che serve le famiglie. come è stato da me già proposto nel Corso di sensibilizzazione ai problemi alcol correlati e complessi, tenutosi a Rovigno nel 1993.

Secondo la teoria ecologico-sociale, il consumo degli alcolici è un tipo di comportamento non una malattia mentale nè somatica.

E più facile, sia per gli operatori professionali preparati in modo tradizionale che per le famiglie, accettare il concetto dell’alcolismo come malattia, dato che un tale atteggiamento li libera da ogni responsabilità e riduce al minimo la loro partecipazione attiva al trattamento. Per questa ragione, il termine “terapeuta”, che all’inizio veniva dato al servitore-insegnante nel Club, è stato sostituito prima dal termine “operatore” e poi da “servitore-insegnante”. Se non c’è malattia, non si può parlare di cura o di terapeuta. Al giorno d’oggi sarebbe forse meglio parlare di servitore, cioè di persona che serve le famiglie. come è stato da me già proposto nel Corso di sensibilizzazione ai problemi alcol correlati e complessi, tenutosi a Rovigno nel 1993.

I Club sono organizzati a scopo di demedicalizzare e depsichiatrizzare il trattamento e di assicurare una libera crescita e maturazione di tutti i membri. Bisogna trovare rimedio anche alla resistenza che si riscontra nell’accettare un servitore-insegnante non professionista. Un operatore volontario e non professionista non diventa, nè può diventare, terapeuta durante il Corso di sensibilizzazione di una settimana, che è il tempo necessario alla formazione per svolgere il ruolo di servitore-insegnante nel Club.

L’alcolismo, nel senso classico della parola, non si può curare. Il servitore-insegnante, come catalizzatore, può aiutare e facilitare il processo di cambiamento comportamento della famiglia, ma non può curare l’alcolista. Gli alcolisti e le famiglie membri dei CAT, sono spesso colpiti da numerose difficoltà e malattie legate o no al consumo degli alcolici, e di conseguenza sono dei malati. Tutti concordano che le malattie mentali e quelle somatiche, siano esse primarie o secondarie in relazione all’alcolismo o a eventuali manifestazioni collaterali, richiedono lo stesso trattamento medico che si dedica alle persone che non soffrano di problemi alcol correlati.

A volte si tende a pensare che il problema alcol correlato e altri problemi di cui soffrono gli alcolisti del Club richiedano una specifica metodologia di cura fuori dal Club. C’è anche chi pensa che si dovrebbero introdurre nei Club metodologie specifiche di lavoro “terapeutico”. Bisogna sottolineare che il trattamento nel Club non è compatibile con altre metodologie. Ogni famiglia in cui si manifesta un problema alcol correlato deve scegliere uno dei trattamenti e seguirlo. Se sceglie il trattamento nel Club degli alcolisti in trattamento deve continuare nel Club, oppure lasciarlo e iniziare un diverso trattamento o “cura”.

Qualora nell’alcolista si riscontrino problemi medici, inclusi i problemi di competenza dello Psichiatra, o problemi alcol correlati o eventuali manifestazioni collaterali, la famiglia deve consultare il medico che di conseguenza deciderà il metodo di cura. II medico può anche esprimere la sua opinione riguardo all’eventuale necessità di inserimento in un CAT.
Già da tempo, secondo l’approccio ecologico-sociale il Club accetta anche famiglie con problemi complessi, multidimensionali, ma un tale trattamento richiede la formazione e l’aggiornamento sia dei servitori-insegnanti, professionali e non, sia delle famiglie.

Questa è una delle condizioni preliminari per poter includere nel Club anche problemi complessi, specialmente in famiglie nelle quali il problema alcol correlato è accompagnato da un disturbo mentale, dal consumo di altre sostanze psicoattive (droghe), dal comportamento aggressivo o a rischio, oppure da una grave, cronica malattia somatica.

Dal punto di vista ecologico-sociale, i problemi alcol correlati sono un tipo di comportamento, uno stile di vita dell’individuo e della famiglia. Una volta che il comportamento inizia a cambiare, si deve proseguire con la crescita e la maturazione fino alla morte. Questo concetto è stato adottato al Congresso italo-jugoslavo dei Club degli alcolisti in trattamento ad Abbazia nel 1985.

Si sente spesso dire che dopo cinque o dieci anni si dovrebbe ritornare a un “comportamento normale”, che spesso sottintende anche il ritorno a un cosiddetto “moderato” consumo di alcolici. C’erano anche professionisti dell’opinione che l’alcolista si poteva curare col ritorno al cosiddetto consumo moderato di alcolici. II più noto fra loro era Davies. Non tanto tempo fa, il suo collaboratore di allora Griffith Edwards scrisse che in verità quest’opinione era basata su dati inesatti.

L’alcolista non è in grado di riassumere il controllo sul consumo degli alcolici.

Nel Club, egli inizia la crescita e la maturazione, che poi continua nella comunità locale nel cui ambito diventa partecipe di attività socioculturali e collabora al fine di tutelare e migliorare la salute. In questo modo, l’alcolista riprende la sua posizione nella società; abbandonare questa posizione significa rischiare la regressione e la ricaduta nel comportamento precedente. Lavorando nel Club, l’alcolista risponde all’obbligo fondamentale della vita sociale: partecipa alla protezione e alla promozione della salute.

Si sente spesso dire che dopo cinque o dieci anni si dovrebbe ritornare a un “comportamento normale”, che spesso sottintende anche il ritorno a un cosiddetto “moderato” consumo di alcolici. C’erano anche professionisti dell’opinione che l’alcolista si poteva curare col ritorno al cosiddetto consumo moderato di alcolici. II più noto fra loro era Davies. Non tanto tempo fa, il suo collaboratore di allora Griffith Edwards scrisse che in verità quest’opinione era basata su dati inesatti. L’alcolista non è in grado di riassumere il controllo sul consumo degli alcolici. Nel Club, egli inizia la crescita e la maturazione, che poi continua nella comunità locale nel cui ambito diventa partecipe di attività socioculturali e collabora al fine di tutelare e migliorare la salute.

In questo modo, l’alcolista riprende la sua posizione nella società; abbandonare questa posizione significa rischiare la regressione e la ricaduta nel comportamento precedente. Lavorando nel Club, l’alcolista risponde all’obbligo fondamentale della vita sociale: partecipa alla protezione e alla promozione della salute.

Il CAT offre una metodologia che a prima vista sembra molto semplice. Per questa ragione accade spesso che alcuni propongono di introdurre nel Club trattamenti più complicati e raffinati. Il lavoro nel Club si basa sul desiderio di assicurare nella comunità attività e interazioni armoniose che garantiscano la coesistenza di tutti i membri.

Nel Club si deve evitare la tendenza a introdurre un comportamento uniforme, cercando invece di assicurare la libertà di scelta del comportamento. è interessante notare che il trattamento nel Club non dà risultati migliori se vengono introdotti vari metodi terapeutici tradizionali; al contrario, nonostante possa sembrare paradossale, i risultati peggiorano e dopo un certo tempo il Club si ferma nel suo sviluppo o si disgrega.

Come parte della comunità locale, il Club serve a catalizzare, a iniziare e a facilitare il cambiamento nel comportamento delle famiglie che ne fanno parte. II vero cambiamento del comportamento deve avvenire nella comunità locale; quello che si ottiene nel Club non basta.

Nel Club si può manifestare la paura di confrontarsi con la vita reale e la paura del giudizio circa il cambiamento del proprio comportamento in rapporto alla vita nella comunità, il che può indurre il Club a organizzare una “comunità nella comunità”, a chiudersi e ad alienarsi dalla comunità locale.

Il servitore-insegnante è indispensabile quale catalizzatore del cambiamento. Se viene considerato come terapeuta e assume tale atteggiamento, egli può portare alla medicalizzazione del Club. Il Club non potrà essere efficace senza il servitore-insegnante, ma se inizia la medicalizzazione del Club, egli rappresenta un elemento di disturbo e infine danneggia la comunicazione e l’interazione tra i membri.

La supervisione del Club è indispensabile, e questo si riferisce a tutti i programmi territoriali, anche a quelli che trattano problemi alcol correlati e complessi. Si devono determinare le caratteristiche personali oppure la formazione precedente dipende la scelta di un servitore-insegnante che opera una supervisione del Club e del lavoro nei programmi alcologici territoriali sulla prevenzione di problemi alcol correlati e complessi.

Una delle condizioni preliminari, sia nel caso di un servitore-insegnante specialista sia di un volontario e non professionista, è che lavori nel Club regolarmente. Adottando il metodo della supervisione si deve tener conto del numero dei Club e dei servitori-insegnanti nonchè della complessità dei programmi territoriali. Questo compito spetta all’organizzazione della supervisione della formazione del supervisore.

Nella situazione odierna manca un numero sufficiente di supervisori preparati, specialmente se si tiene conto del fatto che al supervisore si richiede di lavorare regolarmente in un Club. Per questa ragione si rendono necessarie le riunioni a scadenza mensile alle quali partecipano i servitori-insegnanti nei CAT di una specifica zona.

Queste riunioni possano considerarsi una sorta di auto-supervisione o supervisione reciproca. Vi si possono trovare le risposte a molte domande, e quando non si trovano, ci si può rivolgere a persone meglio preparate e dotate di maggiore esperienza pratica (cioè ottenere una consulenza).

Per prevenire le difficoltà nel lavoro dei Club è indispensabile organizzare un corso di aggiornamento sia dei servitori-insegnanti sia delle famiglie. Il servitore-insegnante deve seguire lo sviluppo del programma e deve completare la sua istruzione in tempo debito, soprattutto curando quegli aspetti del lavoro che possono causare difficoltà nel Club.


Gli operatori sociali e sanitari hanno meno difficoltà nell’organizzare i Club, poichè è a loro che si rivolgono molte persone can problemi di questo tipo. è necessario solamente che abbiano completato la formazione per questo lavoro. Se alle persone che si rivolgono a enti sanitari e sociali pubblici non viene suggerito un trattamento alternativo a quello tradizionale, la situazione non migliora. Nel momento in cui cercano aiuto, sia l’alcolista sia la famiglia accettano senza resistenza il consiglio di entrare nel Club.

Per iniziare l’attività del Club bastano due famiglie con un problema alcol correlato pronte a iniziare la pratica, e un servitore-insegnante, opportunamente preparato e disponibile. Quanto più numerosi sono i Club degli alcolisti in trattamento in una zona specifica tanto è più facile aprirne uno nuovo.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://acatparma.it/il-metodo-hudolin-e-lapprocio-ecologico-sociale

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)