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Spezzare gli schemi della dipendenza affettiva

Spezzare gli schemi della dipendenza affettiva


SPEZZARE GLI SCHEMI DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA

Le dipendenze resistono al cambiamento perché garantiscono vantaggi secondari a chi ne soffre (alleviano temporaneamente il disagio e la sofferenza che provocano), si innestano e si ramificano profondamente nel quotidiano, sino a diventare elementi centrali dell’esistenza. In particolare, le dipendenze relazionali e affettive si distinguono dalle altre per il fatto che si strutturano dentro sistemi “interattivi”: sono l’unico caso in cui “la droga” ha gambe per inseguire chi cerca di mettere fine al dolore, braccia per richiamare nel vortice, parole per riacchiappare chi scappa.


Un fatto contro-intuitivo ma frequentissimo è che, anche quando il rapporto è gravemente deteriorato e il “carnefice” respinge apertamente il suo omologo dipendente, finisce per cercarlo non appena avverte che si allontana. Può accadere subito, oppure dopo mesi o anni, ma si verifica quasi regolarmente e ciò rende difficile il distacco completo, a meno che gli schemi psicologici, emotivi, cognitivi e comportamentali dell’individuo dipendente non siano profondamente e drasticamente mutati.


Per spezzare gli schemi della dipendenza affettiva occorre per prima cosa abbandonare la logica e mettere da parte il buon senso comune. Lo dimostra il fatto che chi vive una storia di mal d’amore a livello razionale comprende perfettamente l’assurdità e la patologia del proprio attaccamento e, malgrado ciò, è incapace di uscirne. Inoltre, la tendenza a parlare con gli amici del proprio problema circonda il dipendente affettivo di consiglieri che lo esortano a cambiare facendo leva proprio sulla logica senza ottenere altro risultato che aggravare il suo senso di inadeguatezza e di disperazione.


Nella palude del mal d’amore, dove ogni vicenda è diversa e irripetibile, è difficile individuare strategie universali per svincolarsi. Tuttavia, quattro accorgimenti possono rivelarsi utili allo scopo:

1) assumersi la responsabilità della dipendenza relazionale;
2) riconoscere gli schemi dell’altro;
3) recuperare l’autostima: cambiare il linguaggio;
4) attenersi al principio di reciprocità.
 

Assumersi la responsabilità della dipendenza relazionale

Per uscire da una dipendenza affettiva è importante capire che solo chi la patisce ha il potere di farlo e non può contare in alcun modo sull’aiuto del partner. Giungere a questa consapevolezza è già un passo verso la liberazione: l’altro non ci lascerà liberi, a meno che non affermiamo con forza e determinazione il nostro bisogno di amare davvero e di essere riamati. La “vittima” del mal d’amore ha in genere una percezione completamente diversa, quella di essere un ostaggio, di vivere soggiogata dalle mosse del partner, anche quando tace o si inalbera per lunghi periodi. Questa idea ostacola la decisione di interrompere il rapporto e, allo stesso tempo, alimenta la speranza vana che prima o poi le cose miglioreranno.


Molte storie di dipendenza si trascinano in sequenze interminabili di “chiarimenti”, scadenze mai rispettate, riconciliazioni temporanee e accordi di pseudo-amicizia che da un punto di vista razionale dovrebbero alleviare il dolore della separazione, ma sul piano emotivo rappresentano stratagemmi per evitare il distacco.


Se una relazione procura sofferenza, occorre riconoscere che il problema viene alimentato, a livello per lo più inconsapevole, quotidianamente e continuamente. Telefonate, lettere, sms, profili facebook sono in molti casi il motore della dipendenza, perché veicolano messaggi facilmente fraintendibili, messaggi che mantengono l’ambiguità affettiva e la speranza utopistica di realizzare, prima o poi, una relazione d’amore equilibrato e funzionale.


E’ certo una considerazione banale, ma cruciale: per interrompere la dipendenza bisogna astenersi dalla comunicazione e stare a vedere cosa succede. Proprio come accade quando ci si disintossica da sostanze, dopo un periodo di sospensione dei contatti col partner, si comincia a state meglio e a vederci più chiaro. Soprattutto, si sente che il distacco non solo è possibile, ma è necessario.


Questo primo snodo dipende dalla capacità di riconoscere le proprie responsabilità nel mantenimento del problema e, allo stesso tempo, dall’esigenza di smettere di convogliare per intero la propria attenzione sull’altro allo scopo di compiacerlo per facilitare un cambiamento che non avverrà. Prendersi responsabilità vuol dire ricostruire la storia che si sta vivendo e identificare con chiarezza le volte in cui si è stati incongruenti e dissonanti con la propria intuizione. Si scopre così che la dipendenza affettiva non è che un grande auto-inganno reiterato sino all’esasperazione con l’obiettivo di realizzare a tutti i costi “un modello amoroso interiorizzato”, un’utopia, e di farlo a prescindere dalle qualità dell’altro e dal suo contributo alla relazione.


(...omissis...)


Enrico Maria Secci


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://enricomariasecci.blog.tiscali.it/2015/02/23/spezzare-gli-schemi-della-dipendenza-affettiva-prima-parte/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)