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Le nuove forme dei disturbi del comportamento alimentare

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Le nuove forme dei disturbi del comportamento alimentare


Ai ben noti disturbi del comportamento alimentare, come la bulimia e l'anoressia, che trovano un picco di esordio tra adolescenti e giovani, si aggiungono ora forme nuove ed emergenti, meno conosciute, ma non per questo meno pericolose. Lo segnalano i pediatri italiani, in occasione del congresso Milanopediatria 2012, che si svolge da alcuni anni a Milano. Si tratta di comportamenti nuovi, quindi, non ancora riconoscibili come patologie vere e proprie né tanto meno inseriti nei principali manuali diagnostici, ma con una diffusione tale da poter parlare di atteggiamenti con elevato rischio di convertirsi in veri e propri disturbi alimentari.


Ortoressia, bigoressia e drunkoressia, le nuove facce del rapporto col cibo
I comportamenti su cui ora si sta cercando di fare chiarezza hanno nomi nuovi: ortoressia, bigoressia e drunkoressia e si differenziano da anoressia e bulimia per le modalità con cui ci si rapporta al cibo. L'ortoressia, per esempio, è l'atteggiamento di chi prova una sorta di ossessione per i cibi giusti e a differenza di chi soffre di anoressia o bulimia che è ossessionato dalla quantità, la preoccupazione dell'ortoressico è la qualità del cibo: deve poter accertarsi che l'alimento è sano, puro e attivo nella prevenzione delle malattie. Questa premessa impone un regime talmente rigoroso da esporlo paradossalmente al rischio di carenze nutrizionali gravi e quindi di danni dovuti alla drastica riduzione di vitamine e sali minerali (avitaminosi e osteoporosi». Le ricadute sono anche sociali: per acquistare, controllare e cucinare cibi sani in modo sano si arriva a rinunciare, per mancanza di tempo e difficoltà ad adattarsi, al lavoro e alle relazioni sociali. «Il soggetto ortoressico» spiega Marcello Giovannini, presidente della Società italiana di nutrizione pediatrica (Sinupe) «deve programmare sempre scrupolosamente i pasti e di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti assunti e spesso porta con sé cibi pronti e stoviglie personali durante i pasti consumati fuori casa. Prova poi disgusto nell'assumere sostanze non naturali, per paura di contaminare il proprio corpo ed è estremamente severo con se stesso nel seguire la dieta prefissata». Chi soffre di bigoressia ha invece la preoccupazione di essere troppo debole e magro. Si tratta di un fenomeno recente osservato prevalentemente nella popolazione maschile tra i 15 e i 23 anni, soprattutto tra i frequentatori di palestre e appassionati di body-building. «A differenza della paziente anoressica, che si vede grassa pur essendo magrissima, il bigoressico si vede sempre magro e debole anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico, con conseguente deflessione del tono dell'umore». Inoltre, spiegano gli esperti, la priorità che viene data all'allenamento può compromettere la vita socio-lavorativa mentre l'insoddisfazione della forma fisica spingono ad assumere ormoni androgeni, farmaci anabolizzanti e sostanze ergogeniche illecite, con rischio di grave compromissione epatica e renale. Infine, c'è la drunkoressia, termine coniato dai giornalisti del New York Times per descrivere un nuovo pericoloso comportamento alimentare emergente tra le adolescenti: digiuno prolungato durante il giorno per poter arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all'ora dell'aperitivo. In questo caso, però, la volontà di dimagrire non è fine a se stessa, ma è strumentale all'assunzione di alcol: durante il giorno si "risparmiano" calorie che possono poi essere spese in alcolici e superalcolici alla sera. L'alcol diventa così uno strumento per integrarsi socialmente, per non avvertire il senso della fame e, in alcuni casi, anche per indurre il vomito. Ai danni tipici dell'anoressia si sommano i rischi derivanti dall'abuso di alcolici, cioè epatopatia, neuropatia periferica e danni al sistema nervoso centrale.


Troppo spesso la diagnosi è tardiva
«Recenti studi indicano che questi disturbi sono sempre più precoci» afferma Arianna Banderali, medico e psicoterapeuta dell'Associazione italiana disturbi dell'alimentazione e del peso (Aidap) «interessano l'età adolescenziale ma anche le fasce più giovani. Riuscire a intercettare i casi di recente insorgenza è la strategia più efficace per risolverli, anche perché un soggetto giovane che presenta questi disturbi sarà un giovane adulto con gli stessi problemi. I genitori in genere si accorgono di qualcosa quando ci sono dei cambiamenti nella dieta dei figli, ma andrebbe intercettato prima il disagio dovuto a una non accettazione del proprio corpo». Le cause, spiegano gli esperti, sono sempre molteplici: sono patologie complesse che trovano spiegazione nell'interazione tra ambiente, sociale, in questo caso e predisposizione individuale. Spesso ci sono problemi di autostima che spingono, soprattutto le donne giovani, a cercare nella magrezza una via per sentirsi accettate. «Possono essere considerati l'esasperazione di comportamenti promossi dalla società» chiarisce Giovannini «quali il "mantenersi in forma", che, in soggetti predisposti, rischiano di trasformarsi purtroppo in veri e propri disturbi alimentari. Spesso la loro identificazione è tardiva, in assenza di specifiche linee guida e strutture assistenziali per il loro trattamento».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)