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Nuove dipendenze: l'Ortoressia e la Bigoressia, disturbi del comportamento alimentare

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Nuove dipendenze: l'Ortoressia e la Bigoressia, disturbi del comportamento alimentare
La cura non consiste in farmaci ma è importante intraprendere un percorso psicoterapeutico


dott.ssa Alessandra Fabriziani


Con il termine "dipendenza" ci si riferisce alla tendenza a ripetere lo stesso modulo comportamentale per ottenere lo stesso effetto. I disturbi del Comportamento Alimentare, Anoressia e Bulimia mentale, rientrano in questa categoria in cui si riscontrano anche fattori di "impulsività" e di "scelta". Al giorno d'oggi, invece, parlare di "nuove dipendenze" risulta complicato perché non esiste una categoria diagnostica all'interno dei più importanti manuali psichiatrici. La Bigoressia e l'Ortoressia rientrano nei disturbi del Comportamento Alimentare.


Le persone affette da Ortoressia sono caratterizzate da una vera e propria ossessione per i cibi sani che consentono di migliorare il loro stato di salute. Ciò che è importante è la qualità e non la quantità di cibo. Il termine "Ortoressia" deriva dal greco: "orthos" che significa "giusto", "corretto" e "orexis" che significa "appetito". Questa dipendenza si sta trasformando in una vera e propria mania nutrizionale. Vi è, infatti, una fobia dei cibi che sono ritenuti dannosi e nocivi. La conseguenza è che questi soggetti portano all'estremo un'alimentazione considerata salutistica pianificando in anticipo i loro pasti. Sono persone molto sicure di sé e si sentono superiori rispetto a coloro che non riescono ad avere un minimo di autocontrollo. Secondo Cuzzolaro (2004) i fatti che hanno contribuito all'insorgenza di questa patologia alimentare e che hanno ricevuto attenzione dai mezzi di comunicazione sono: l'encefalopatia da carne da mucca pazza, le malattie trasmesse dalla carne di polli infetti, le intossicazioni dovute al mercurio accumulato nei pesci, i problemi e le fantasie collegate agli organismi geneticamente modificati. Gli ortoressici come conseguenza hanno una dieta povera di nutrienti e sbilanciata. A livello sociale rinunciano a incontri interpersonali e spendono molto tempo e denaro, caratteristiche che possono danneggiare la loro vita.


Per verificare se l'alimentazione rientra all'interno di una giusta ottica o se invece sta diventando una vera e propria ossessione, è stato elaborato il "Test di Bratman":

1. Pensate alla vostra dieta più di 3 ore al giorno?

2. Pianificate i pasti con vari giorni di anticipo?

3. Il valore nutrizionale di ciò che mangiate è più importante del piacere di mangiare?

4. La qualità della vostra vita è diminuita parallelamente al miglioramento della qualità della vostra alimentazione?

5. Ultimamente siete diventati più rigidi con voi stessi?

6. Mangiare in modo sano aumenta la vostra autostima?

7. Avete rinunciato ai cibi che vi piacevano per mangiare quelli "giusti"?

8. La vostra dieta vi rende difficile mangiare, allontanandovi dalla famiglia e dagli amici?

9. Vi sentite in colpa quando "sgarrate" dalla vostra dieta?

10. Quando mangiate sano, vi sentite in pace con voi stessi e con il controllo completo della situazione?


Se la risposta è sì a 4 o 5 domande, significa che il soggetto dovrebbe modificare in senso positivo il suo rapporto con il cibo. Al contrario, il mangiare "sano" risulta essere una vera e propria ossessione nel momento in cui la risposta è sì a tutte le domande.


La Bigoressia, invece, è un disturbo che nasce dalla preoccupazione di essere troppo deboli ed è un pensiero che assilla soprattutto coloro che frequentano le palestre. Ciocca, infatti, afferma che questi soggetti, soprattutto donne, sentono il bisogno di acquisire sicurezza irrobustendo l'immagine di sé. Si parla, quindi, di "anoressia inversa". L'insoddisfazione per il proprio corpo, l'ansia di essere deboli e la perdita di autostima spingono queste donne a mettersi nelle mani di preparatori atletici e di anabolizzanti. Nella sfera sociale potrebbero aumentare i rischi di insufficienza dei reni e del fegato e le difficoltà in ambito lavorativo. Per la cura non servono farmaci ma è molto importante intraprendere un percorso psicoterapeutico.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)