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Macerata: considerazioni sull'incremento dell'uso di eroina

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Il ritorno dell’eroina

Una recente ulteriore morte da overdose da eroina che ha stroncato un giovane maceratese di 24 anni, tornato per scelta della famiglia ad abbracciare la terra (“tornerai alla terra perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai”); diversi arresti di spacciatori di questa sostanza effettuati negli ultimi tempi dalle forze dell’ordine, con significativi sequestri di eroina; l’aumento delle siringhe vendute nelle farmacie e rinvenute nella città di Macerata, e non solo in zone decentrate e poco frequentate, in qualche caso raccolte e simbolicamente lasciate all’ingresso del Palazzo Comunale; il costante incremento di soggetti pure giovani e giovanissimi seguiti per tossicodipendenza da oppiacei dal Dipartimento Dipendenze Patologiche della nostra Area Vasta Asur.
Sono tutti segnali di un fenomeno che gli osservatori hanno già rilevato anche dalle nostre parti: il pauroso ritorno dell’eroina (data in notevole crescita in tutto il Paese nel prossimo triennio dall’Osservatorio sulle Dipendenze della Regione Lombardia), anche, anzi, specialmente tra gli adolescenti, i consumatori più ricercati dai mercanti di morte, quelli più facilmente abbordabili e quelli che assicurano un’utenza “fidelizzata” che generalmente, tra le ripetute decisioni di smettere e le inevitabili ricadute, dura ben più di un decennio (l’eroina, infatti, tra tutte le droghe, è quella che crea la dipendenza fisica e psicologica più forte e spaventosa, e quindi indubbiamente quella più difficile da estirpare).
Attenzione, perché  non si tratta di un caso o di un’evenienza inspiegabile. No, qui siamo in presenza di una precisa e decifrabile strategia di marketing dei narcotrafficanti, i quali, fatte le loro previsioni economiche e sociologiche, sembrano aver preso lucidamente atto – nell’operazione di rilancio in grande stile dell’eroina attualmente in corso – della fine, a livello europeo ed anche italiano, della certezza della crescita economica infinita. E di quanto ne è sinora conseguito in termini di disponibilità economiche, di energia inesauribile richiesta a tutti i soggetti del mercato del lavoro, di bisogno di essere sempre svegli, vitali, instancabili, di voglia di divertirsi, di trasgredire sempre di più e di scaricare lo stress, tutte situazioni anche emotive che hanno sinora supportato la crescente imposizione della cocaina come sostanza regina del mercato, come sostanza maggiormente spinta ed imposta dai registi del commercio della droga e da una schiera di testimonial consapevoli ed inconsapevoli.
Oggi la crisi sta tagliando le gambe a tutti. E i giovani sono i più penalizzati, schiacciati come sono da politiche scolastiche e del lavoro assurde, che hanno letteralmente maciullato le ultime generazioni, strette tra disoccupazione, precariato e sottoretribuzione. Privi di quel forte supporto familiare che una volta li aiutava e li proteggeva; senza valori etici, politici e religiosi solidi e trainanti; incapaci di investire energie in attività di studio o di lavoro che saranno remunerative solo a lungo termine; del tutto disabituati a rimboccarsi le maniche – come oggi sarebbe ancora più necessario – anzi, cresciuti nello stile di vita del “tutto e subito” senza il minimo impegno, molti giovani considerano la vita come vuota, senza senso, senza un fine e guardano al futuro sempre di più come ad una nebulosa incerta e minacciosa, certamente con poca voglia di ridere e di scherzare.

Intorno tutto fa schifo e tutto impaurisce, sicchè ai ragazzi non gliene frega proprio più niente di essere al top, di essere all’altezza delle situazioni, di curare l’autostima, di essere brillanti ed empatici: ecco quindi, almeno per tanti, il bisogno di consolazione e di gratificazione, la voglia di non pensare, di non affrontare la vita, di annullare la paura, il panico, le tensioni interne, le frustrazioni, il dolore, l’angoscia. Ed ecco, appunto – pienamente rispondente alle strategie di mercato che sanno cogliere ed orientare le sempre mutevoli esigenze, anche psicologiche, della potenziale utenza – il grande ritorno dell’eroina gestito da chi controlla il mercato della droga, ecco un particolare piacere artificiale analgesico ed anestetizzante, l’offerta di una illusoria scorciatoia che seda le ansie, di una strategia dell’evitamento e di una fuga dai problemi, ecco di conseguenza lo stop alla crescita esponenziale della cocaina sin qui registrata.

Nel mondo della droga – mettiamocelo bene in testa – nulla avviene per caso, ma tutto risponde a precise e sofisticate logiche di natura economica, fondate su analisi, previsioni e conseguenti strategie!

Per lanciare, o rilanciare un prodotto, come nel caso dell’eroina, proposta come la droga “perfetta” (e considerata utile anche a sedare velocemente l’eccesso di stimolazione e di eccitazione derivante dalle pasticche e dalle amfetamine del sabato sera), occorre però abbassare i prezzi, nonchè diversificare l’offerta e le modalità di consumo.

Per il primo aspetto, nessun problema per i mercanti di morte, cioè per la criminalità organizzata che con profitti enormi gestisce in lungo e in largo il business delle sostanze illecite nel nostro Paese: la fuoriuscita dall’Afganistan delle truppe occidentali di occupazione, già in corso negli ultimi anni, ha consentito dal 2009-2010 in poi coltivazioni e raccolti da record dell’oppio, che, debitamente trasformato in eroina e trasportato in Occidente tramite la rotta balcanica, arriva da noi, in mano al piccolo spacciatore e tramite lui a consumatori sempre più giovani ed imberbi, al prezzo risibile di sette/otto euro a dose nella versione “brown”, certo, con molto a desiderare in termini di purezza e di sostanze da taglio, però ottima per far provare l’iniziale piacere e per far scattare subito dopo la trappola micidiale della dipendenza, della schiavitù. Accanto alla “brown”, naturalmente, c’è pure l’eroina bianca, più forte e più costosa, che, secondo la strategia della diversificazione dell’offerta, consente di allargare il mercato anche a fasce di consumatori con qualche soldo di più in tasca.

E poi, fondamentale per arrivare ai ragazzini, oltre al basso costo, c’è la nuova modalità  di assunzione proposta con le recenti strategie di marketing: non serve più il buco in vena che spaventa e mette paura, l’eroina oggi può essere solo sniffata o fumata e, assunta in questi modi – secondo le strumentali menzogne degli spacciatori – non darebbe alcuna dipendenza. Si tratta in realtà di una bugia tragica e colossale, perché la dipendenza arriva comunque e velocemente, e perché ben presto, in base alla regola dell’assuefazione alla sostanza e del bisogno di ricercare di continuo l’iniziale fortissima sensazione di benessere, si passa egualmente al buco, all’endovena. Però la bugia attecchisce e lascia credere che si possa diventare eroinomani senza essere resi schiavi dalla sostanza e senza essere identificati a prima vista come soggetti emarginati e staccati dalla società civile, come invece accadeva una volta, nei decenni passati.

Sta di fatto che da qui ai prossimi anni si parla di un forte incremento tra i giovani del numero dei consumatori di eroina (+ 37% dal 2012 al 2015) e di un notevole abbassamento dell’età di avvio all’uso di questa sostanza, sempre più proposta (da sola o in abbinamento ad altre sostanze), purtroppo con successo, ad adolescenti di tredici, quattordici anni, appena entrati alle scuole superiori.

Questa consapevolezza dovrà portare indubbiamente ad un sempre maggiore impegno delle famiglie, delle istituzioni e delle forze dell’ordine nell’attività di prevenzione e di repressione.

Sul versante delle terapie, del recupero e della riabilitazione, ed anche nell’ottica di ridurre sempre di più il trattamento a vita con il metadone (che, usato per anni e anni come una più o meno consapevole terapia di mantenimento, non guarisce e si limita a sostituire una sostanza stupefacente con un’altra), il pesante ritorno dell’eroina dovrà invece condurre ad una maggiore offerta ai giovani tossicodipendenti di ingressi in comunità terapeutica, lavorando molto più del passato, per ovvii motivi di bilancio, in direzione delle comunità (quelle affidabili, naturalmente) che, anche fuori regione, accolgono gratuitamente i ragazzi tossicodipendenti.

Cosa evidentemente giusta e di buon senso, ma non facile da realizzare. Mentre l’eroina sta paurosamente riprendendo ad avanzare, la nostra Regione, infatti, pur non avendo ridotto dopo una faticosa trattativa con i Dipartimenti Dipendenze Patologiche gli stanziamenti per i ricoveri nelle comunità terapeutiche (stanziamenti, però, di fatto comunque diminuiti perché essi devono servire anche per far fronte ai disastri della sempre più crescente dipendenza da gioco d’azzardo, secondo la logica folle per cui lo Stato con una mano, per fare cassa, incita verso la ludopatia, ma poi, con l’altra mano, deve tirar fuori i soldi per i conseguenti costi socio-sanitari), ha messo un freno inaccettabile agli invii, anche se gratuiti, in comunità autofinanziate fuori dalle Marche. E quindi da noi si privilegiano in via quasi esclusiva – in contrasto non solo con la logica, ma anche con il principio costituzionale della libertà di cura – i ricoveri nelle comunità dislocate nel territorio regionale, con retta a carico della Regione stessa.

D’altra parte, questo spettro del ritorno in grande stile dell’eroina non sembra preoccupare più di tanto la nostra Regione, impegnata proprio in questi giorni, quanto alle sostanze stupefacenti, in tutt’altre cose. E’ della scorsa settimana infatti la notizia che la Regione Marche, addirittura tra i primi enti regionali a legiferare in tal senso, ha inserito la cannabis tra i farmaci mutuabili gratuitamente (con incremento, quindi, della spesa farmaceutica), riconoscendone un possibile uso terapeutico per particolari patologie, per le quali peraltro esistevano già anche altre terapie farmacologiche (leggi l’articolo).

Ebbene, se è  innegabile che la cannabis possa avere in certe determinate situazioni di malattia una limitata funzione terapeutica, è indubbio che la decisione regionale, assunta di gran fretta proprio in questo momento nell’intento (almeno a mio avviso) di lanciare un palese segnale di tipo politico-elettorale alla frange giovanili maggiormente trasgressive, verrà interpretata dalla fasce adolescenziali più giovani come un implicito via libera all’uso ricreazionale, e non terapeutico, della cannabis stessa, il cui principio attivo, il THC, specialmente nell’hashish, raggiunge oggi percentuali elevatissime, impensabili sino a qualche anno fa e fonte di guai notevoli.
Volenti o nolenti, il ragionamento che è passato negli ambienti giovanili, strumentale e terra terra quanto si vuole, è infatti il seguente: se la cannabis è una medicina, allora fa bene, non è vero che può causare problemi e disturbi fisici e psichiatrici e i nostri genitori raccontano al riguardo solo balle. Con buona pace degli sforzi delle famiglie e degli operatori di evidenziare, soprattutto a carico dei giovani e dei giovanissimi il cui sistema cerebrale non si è ancora interamente formato, le pesanti conseguenze socio-sanitarie che possono derivare dall’uso ripetuto della cannabis attualmente in commercio, anche in ordine al frequente salto successivo verso altre sostanze.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)