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Tossicodipendenze: il nuovo Rapporto del Ministero della Salute

Tossicodipendenze: il nuovo Rapporto del Ministero della Salute

Tossicodipendenze. Nel 2020 a causa della pandemia lieve calo delle persone assistite. Ma -23% ricoveri e -30% accessi in Pronto soccorso. Il nuovo Rapporto del Ministero della Salute

di L.F.

L’eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento. Circa l’86% dei pazienti totali sono di genere maschile con un rapporto di 1 femmina ogni 6 maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (91,3%). Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni. IL RAPPORTO

Sono 125.428 le persone dipendenti da sostanze assistite in Italia nel 2020 dai Servizi pubblici per le Dipendenze, l'86% dei pazienti totali sono di genere maschile. Un numero in lieve calo rispetto alle 130.168 del 2019. Ma il calo dovuto alla pandemia si nota di più nei ricoveri che sono stati 14.323 rispetto ai 18.700 del 2019 (-23%) e negli accessi al Pronto soccorso: 5.677 contro gli 8.004 dell’anno precedente (-30%). L’eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento; tuttavia la proporzione di persone sul totale dei trattati che la scelgono come sostanza di elezione, diminuisce nel corso degli anni.
 
Questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto tossicodipendenze 2020 appena pubblicato dal Ministero della Salute.  Circa l’86% dei pazienti totali sono di genere maschile con un rapporto di 1 femmina ogni 6 maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (91,3%).
Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni.

il 63,9% dell’utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei; tale percentuale scende al 28,8 % tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 68,9%.
 
La sintesi:
 
I SERVIZI
Nel 2020 sono operanti in Italia 575 Servizi pubblici per le Dipendenze (Ser.D); per rendere il servizio più accessibile a tutta la popolazione, in diverse regioni i servizi sono articolati su più sedi di erogazione delle prestazioni. L’attività principale dei Ser.D riguarda la cura, la prevenzione e la riabilitazione delle persone che hanno problemi di dipendenza. Altra utenza accede ai servizi per controlli amministrativi previsti dalla legge e non necessariamente per scopi di cura: ad esempio le persone che chiedono un’attestazione di assenza di uso di sostanze a scopo di adozioni. Il personale dei servizi La dotazione complessiva del personale dipendente all’interno dei Serd.D risulta, al 31/12/2019, pari a 6.200 unità. Tra le figure professionali gli infermieri rappresentano il 31,0% del totale (6.574 unità), seguiti dai medici (22,1%), dagli assistenti sociali (13,7%), dagli psicologi (14,5%) e dagli educatori professionali pari al 9,7% e dagli OTA/OSS con l’1,5%. A livello nazionale, il rapporto tra infermieri e medici risulta pari a 1,4, mentre il rapporto tra medici e psicologi è pari a 1,5 L’attività dei servizi e le caratteristiche dell’utenza
 
DOMANDA DI TRATTAMENTO - CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE
Nel 2020 i servizi in Italia hanno assistito complessivamente 125.428 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 198.497 contatti) di cui 15.671 sono nuovi utenti (12,5%) e 109.757 sono soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti (87,5%). Circa l’86% dei pazienti totali sono di genere maschile con un rapporto di 1 femmina ogni 6 maschi. I pazienti in trattamento sono prevalentemente di nazionalità italiana (91,3%), soprattutto le femmine (94,8%). La maggior parte degli stranieri proviene dal continente africano (3,5%) e da altri paesi europei (2,4%). Per gli utenti totali le classi di età più frequenti sono quelle comprese tra i 35 e i 54 anni (classe modale 45-49 anni). Nei nuovi utenti le età più rappresentate sono quelle tra i 20 e i 39 anni (classe modale 30-34 anni). Anche l’analisi dell’età media conferma che i nuovi utenti risultano più giovani con un’età media di 33,5 anni rispetto ai 42,3 degli utenti già in carico o rientrati.
 
Relativamente allo stato civile non si riscontrano differenze significative tra le due tipologie di utenza: i nuovi utenti presentano valori lievemente più bassi sia nella percentuale di celibi/nubili (52,6% vs 57,6%) che nella percentuale di coniugati (10,8% vs 13,5%). In riferimento alla condizione abitativa (con chi vivono) la maggior parte degli utenti maschi vive con la famiglia di origine (29,6%) mentre le femmine abitano soprattutto con il proprio partner e i figli (27,3%). La quota di coloro che vivono da soli è relativamente bassa (10,6%). Coloro che hanno figli vivono con loro in circa il 57% dei casi. Per quanto riguardo il luogo dove l’utente vive, circa il 61% dei casi ha una fissa dimora, sia nei nuovi che negli utenti già in carico (31,2% dato non noto o non rilevato nel totale utenti) Più del 70% degli utenti presenta un livello di istruzione secondario. I vecchi utenti hanno meno frequentemente livelli di istruzione elevati rispetto ai nuovi utenti; parallelamente i vecchi utenti possiedono relativamente di più titoli di studio elementare e secondario Il 34,3% delle persone già in carico e il 26,9% dei nuovi utenti dichiara di avere una occupazione stabile e, rispettivamente, il 9,3% e l’8,1% una occupazione saltuaria. Le persone disoccupate sono il 29,4% negli utenti già in carico e il 26,4% nei nuovi utenti.
 
DOMANDA DI TRATTAMENTO - SECONDO LA SOSTANZA D’ABUSO
Il 63,9% dell’utenza in trattamento per droga è in carico ai servizi per uso primario di oppiacei; tale percentuale scende al 28,8 % tra i nuovi utenti, mentre tra le persone già in carico o rientrate arriva al 68,9%. L’eroina, rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento; tuttavia la proporzione di persone sul totale dei trattati che la scelgono come sostanza di elezione, diminuisce nel corso degli anni. Tra nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d’abuso nel 40,3% dei casi, mentre per gli utenti già noti tale dato è pari al 20,3% (22,8% nei pazienti totali). Nel tempo è aumentata la proporzione di persone che richiedono un trattamento per uso di cocaina, in particolare tra i nuovi utenti per i quali la dipendenza da cocaina rappresenta in assoluto il problema principale.
 
L’accesso ai servizi per uso primario di cannabis riguarda circa il 27,9 % dei nuovi utenti e il 9,7% dei pazienti già in carico ai servizi dagli anni precedenti (12,0% dei pazienti totali). Per la cannabis negli anni più recenti si osservano valori tendenzialmente decrescenti per i nuovi utenti e crescenti per gli utenti già in carico. Analizzando gli andamenti temporali (anni 2014-2020) delle età medie al trattamento in corso degli utenti per le principali sostanze d’uso primario si nota un generale aumento, più evidente per i maschi. Se si considera l’età al primo uso per oppiacei, cocaina e cannabinoidi si osserva una sostanziale stabilità temporale soprattutto nell’ultimo triennio.
 
L’età al primo trattamento per gli oppiacei e per la cocaina l’andamento è tendenzialmente crescente fino al 2017 per i maschi e al 2018 per le femmine; successivamente si osserva una flessione soprattutto per gli oppiacei Il dato sulla modalità di accesso ai servizi mostra che i pazienti già conosciuti richiedono il trattamento prevalentemente in modo autonomo o attraverso familiari e amici (68,9% dei casi) mentre i nuovi utenti giungono in maniera differenziata: il 43,7% per accesso diretto o su richiesta dei familiari/amici, l’8,6% per invio dell’autorità giudiziaria, per invio da altri servizi per le dipendenze (9,8%) o da altri servizi sanitari (8,7%). L’analisi dei dati sulla modalità di assunzione della sostanza di uso primario mostra che i pazienti già in carico utilizzano la sostanza prevalentemente per via iniettiva (32,2%) o fumata/inalata (35,3%). Nei nuovi utenti oltre il 50% (53,1%) fuma o inala la sostanza mentre la percentuale di coloro che usano la via iniettiva scende all’8,4%. In entrambe le categorie di utenti una quota assume la sostanza sniffandola (nuovi 20,3%; già in carico 13,8%). Tra i nuovi utenti l’uso per via iniettiva è dichiarato dal 28,9 % degli eroinomani e dall’1,4% dei cocainomani, mentre tra gli utenti già noti ai servizi tale modalità di assunzione interessa il 46,7% degli eroinomani ed il 3,7% dei cocainomani. Facendo riferimento alla modalità di assunzione “fumata/inalata” risulta che nei nuovi utenti vi si ricorre in maniera simile sia per l’eroina che per la cocaina (40% circa), mentre negli utenti già in carico tale modalità viene utilizzata maggiormente dai cocainomani (38,3% vs 27,7%). Infine la sostanza viene sniffata soprattutto dagli assuntori di cocaina, sia nuovi che già in carico (45% circa).
 
Per quanto riguarda la frequenza di assunzione, pur se il dato è influenzato da una elevata quota di informazioni mancanti, si osserva che oltre un quarto degli utenti, sia nuovi che già in carico, usa la sostanza primaria quotidianamente. Limitando l’osservazione ai soli utenti per i quali è stata rilevata la frequenza di assunzione della sostanza di uso primario e analizzando singolarmente le sostanze più utilizzate (oppiacei, cocaina, cannabis) risulta che gli oppiacei vengono assunti quotidianamente da quasi la metà dei nuovi utenti e dal 35% degli utenti già in carico; la cocaina viene assunta più frequentemente 2-3 volte a settimana (27% circa) dagli utenti già in carico e quotidianamente (29%) dai nuovi utenti ma almeno il 20% degli utenti non l’ha consumata nell’ultimo mese; per la cannabis, anche se oltre il 30% dei pazienti la usa quotidianamente, un altro quarto non vi ricorre da almeno trenta giorni Esaminando la distribuzione dei pazienti per classe di età e tempo trascorso dalla prima assunzione iniettiva (rispetto al totale di utenti per i quali l’informazione è stata rilevata) si nota che per la maggior parte la prima assunzione iniettiva risale ad almeno dieci anni prima, soprattutto per gli utenti già in carico (84,8%). Le prestazioni erogate nei servizi per le dipendenze A livello nazionale, ogni utente ha ricevuto mediamente 17 prestazioni di tipo sanitario, 214 prestazioni farmacologiche, 14 prestazioni psicosociali.
 
Il 78% dei pazienti ha avuto prestazioni di tipo medico-infermieristico, il 73,1% ha avuto un intervento psicosociale, il 57,4% è stato sottoposto a trattamenti farmacologici. A livello nazionale, il 66% degli utenti è sottoposto ad almeno 3 tipologie di prestazioni diverse.
 
PATOLOGIE CONCOMITANTI, MALATTIE INFETTIVE E COMPORTAMENTO A RISCHIO
 
Nel 2020 presentano almeno una patologia psichiatrica 7.463 assistiti pari al 6,0% degli assistiti in trattamento presso i Ser.D. Il 55,6% è affetto da disturbi della personalità e del comportamento, il 13,2% da sindromi nevrotiche e somatoformi, il 12,5% da schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 2,7% da depressione e lo 0,8% da mania e disturbi affettivi bipolari. Nel 2020 gli assistiti testati per HIV sono stati 38.892, pari al 31,0% del totale dei soggetti in trattamento. Sono risultati positivi 1.821 soggetti, corrispondenti all’1,5% del totale dei trattati, con un range di valori compresi tra lo 0% e l’8,7% .
 
I soggetti testati per HBV sono stati 28.490, il 22,7% dell’utenza totale: per lo 0,5% degli utenti trattati (678 soggetti) il test ha avuto esito positivo con una considerevole variabilità interregionale. Sono stati 27.066 gli assistiti testati per HCV, pari al 21,6% del totale degli utenti in trattamento. L’ 8,8% dei trattati (11.091 soggetti) è risultato positivo, con una sostanziale variabilità territoriale. Nel complesso, tra i soggetti testati il 4,7% è risultato HIV positivo, il 2,4% HBV positivo e il 41,0% HCV positivo, con una ampia eterogeneità interregionale. I consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva figurano tra i soggetti che corrono un rischio elevato di contrarre malattie infettive (HIV, epatiti). Se si considerano coloro che hanno usato la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita, risulta che oltre il 30% non è stato mai testato per l’HIV (36,5%); la stessa percentuale nei non iniettivi è pari al 58,0%. Solo il 28,2% degli utenti totali che hanno assunto la sostanza per via iniettiva almeno una volta nella vita è stato testato per l’HCV (5,1% negli ultimi 12 mesi); se si considerano solo i nuovi utenti tale percentuale si riduce all’11,0.
 
L’informazione sulla condivisione di aghi e siringhe viene rilevata solo per il 12,9% degli utenti che hanno fatto almeno una volta nella vita uso iniettivo. Limitando l’analisi a questi soggetti (n=5.738) risulta che il 39,7% ha condiviso aghi e siringhe almeno una volta nella vita.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=103715

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)