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California Institute of Tecnology: studio sul GAP

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Il gioco d'azzardo, si sa, puo' diventare una vera e propria malattia. Soprattutto se si gioca e si perde, compulsivamente e senza paura delle conseguenze della propria imprudenza sul portafoglio. Il segreto di questo comportamento border-line e' nel cervello, e per l'esattezza in lesioni profonde all'amigdala, la parte piu' interna del cervello stesso, che condizionano pesantemente gli innati freni inibitori che abbiamo nei confronti del rischio di perdite economiche, arrivando ad annullarli. E' la scoperta di un team di ricercatori del California Institute of Tencology, in uno studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli scienziati, coordinati dal ricercatore italiano Benedetto De Martino, hanno studiato due pazienti che avevano danni all'amigdala, scoprendo che erano molto meno preoccupati di eventuali perdite finanziarie rispetto ad altri soggetti sani. Cosa significa avere questa forma di autentica "follia da azzardo"? Lo spiega bene lo stesso De Martino: "Immaginiamo di partecipare al programma 'Chi vuol essere milionario'. Abbiamo appena risposto alla domanda da 500.000 euro correttamente e siamo alla domanda finale. Se azzecchiamo vinciamo un milione, se sbagliamo torniamo a casa con appena 32.000 euro. Le possibilita' sono 50 e 50. La stragrande maggioranza delle persone non rischia, e rinuncia alla risposta portandosi a casa mezzo milione. Chi ha questa 'follia d'azzardo', invece, si butta. Forse gli va bene, forse no". Le lesioni all'amigdala sui due soggetti studiati, due donne, hanno impedito loro di percepire sensazioni di paura e di prudenza. Ai partecipanti allo studio e' stato chiesto di effettuare una serie di scommesse con vincite in denaro. I soggetti sani hanno scelto di rischiare solo se i guadagni potenziali erano il doppio delle perdite potenziali. I pazienti con l'amigdala danneggiata, invece, non ci pensavano due volte a giocare in ogni caso, anche se la potenziale perdita era superiore alla vincita. "Puo' darsi che l'amigdala controlli un meccanismo biologico generale - spiega De Martino - che serve a inibire comportamenti a rischio quando i risultati sono potenzialmente negativi, come la paura per le perdite finanziarie che condiziona gran parte delle nostre decisioni quotidiane".