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GAP e livello di serotonina: correlazioni

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ROMA (18 giugno) - Topolini pronti a farsi prendere dalla febbre del gioco, per scommettere e avere più cibo. Lo studio della dipendenza dal tavolo verde passa attraverso le piccole cavie. Catharine Winstanley della University of British Columbia presso Vancouver spiega come i comportamenti dei topolini dimostrano che disfunzioni del neurotrasmettitore serotonina sono legate ad esso. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology. Si sa molto poco dei meccanismi neurologici alla base di questa dipendenza, anche per l'assenza di modelli animali per studiarla. Ora i ricercatori canadesi hanno mostrato che i ratti sono dei buoni modelli di studio.
Infatti, posti in condizione di scegliere tra varie "puntate", (a seconda della scelta ottenevano un diverso quantitativo di zollette di zucchero; più era alta la posta in gioco, il numero di zollette relativo a una certa puntata, minore la probabilità di vincere), i topolini nel giro di poco tempo imparano a fare la puntata migliore, quella col miglior rapporto numero di zollette/probabilità di vincere. Ma quando «abbiamo somministrato ai ratti un farmaco che riduce i livelli di serotonina gli animali non erano più capaci di scommettere e si davano all'azzardo folle - spiega Winstanley. Invece dando loro un farmaco che blocca il recettore specifico della dopamina, D2, aumentavamo ne la performance di scommettitori. Ciò avvalora l'ipotesi che serotonina e dopamina sono coinvolte nell'azzardo patologico e che farmaci che agiscono su questi sistemi potrebbero migliorare o peggiorare la capacità umana di scommettere».
«Ma questi risultati sono anche importanti perchè indicano che i ratti sono in grado di cimentarsi nel gioco d'azzardo e potrebbero essere usati come modello di studio per testare nuove terapie - conclude. Nonostante stia aumentando a dismisura nella nostra società anche a causa dell'aumento della popolarità del gioco online, i trattamenti per la dipendenza da gioco sono limitati e spesso inefficaci. Crediamo che il nostro studio fornisca un importante contributo in questo ambito della ricerca».