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GAP: evoluzione del concetto di dipendenza comportamentale

GAP: evoluzione del concetto di dipendenza comportamentale

GAP E DSM V: EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DIPENDENZA COMPORTAMENTALE


La recente riclassificazione, nella quinta edizione del DSM, del gioco d’azzardo patologico (GAP) all’interno della categoria “dipendenze”, segna un passo importante, poiché stabilisce, anche dal punto di vista medico-psichiatrico, una marcata prossimità fra GAP e i disturbi da uso di sostanze, oltre che segnalare la centralità delle dipendenze senza sostanze. Negli anni scorsi diverse ricerche e articoli hanno documentato la somiglianza fra queste due macro-categorie, a livello di sintomi (tolleranza, craving, astinenza), di comorbilità e di funzionamento dei meccanismi cerebrali, preparando così il terreno all’attuale riclassificazione del GAP fra le dipendenze comportamentali. Non a  caso nel DSM V tutta l’area delle dipendenze comportamentali è ridisegnata ed estesa, ma soprattutto viene per la prima volta unificata come una distinta entità clinica e neuro-biologica.

Un articolo di Clark esamina le ragioni dell’evoluzione concettuale della categoria di “dipendenza comportamentale”, soffermandosi in particolare sul caso del GAP. L

a questione più dibattuta a proposito dell’inclusione del GAP nelle dipendenze comportamentali è, secondo l’autore, spiegare in che modo un comportamento, in assenza di stimolazioni esterne provocate dall’assunzione di sostanze, possa diventare una dipendenza. Analizzando i risultati della letteratura, Clark sostiene che vi siano molte analogie, a livello di meccanismi di ricompensa e di distorsioni cognitive, fra l’uso di sostanze e alcuni comportamenti patologici come il gioco d’azzardo compulsivo.

 Nel GAP, ad esempio, il rapporto che il giocatore instaura con la “fortuna”, il “caso” e che si tramuta sul piano cognitivo nell’illusione di controllare e/o di influenzare l’andamento del gioco, può costituire un potente fattore di distorsione della realtà che agisce anche a livello neurologico e comportamentale. Diversi studi hanno approfondito, grazie alla risonanza magnetica e ad altre avanzate tecniche neuro-biologiche, i meccanismi cerebrali che si attivano nel giocatore d’azzardo durante le sessioni di gioco, evidenziando la centralità del craving e dell’impulsività.

Sebbene vi sia necessità di ulteriori ricerche e di approfondimenti teorici e clinici, appaiono così stabilite alcune importanti somiglianze fra GAP e dipendenze da sostanze, nonostante nel caso del gioco d’azzardo patologico non si riscontrino in modo chiaro gli stessi danni cerebrali presenti nell’assunzione di sostanze.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.cesda.net/?p=8819

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)