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GAP: schiavi del gioco d'azzardo

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Gli schiavi del gioco d'azzardo sono due milioni e lo Stato ci guadagna

Una febbre che sembra non trovare rimedio, che fa salire la temperatura sempre più alta, fa fibrillare il cuore, ti tormenta la notte,

trasporta davanti ad un tavolo verde, costringe a girare la manovella una... cento... mille volte... con foga, ansia, e a scommettere a

raffica nell'attesa che il risultato soddisfi le aspettative: benvenuti nel mondo della perdizione, il gioco d'azzardo! Una vera e propria

piaga, una droga, una nuova forma di tossico dipendenza che coinvolge davvero tutti, uomini e donne, giovani e anziani, divenuti schiavi

delle scommesse sportive, dei gratta e vinci, delle slot-machine. Una piaga dalla quale è difficile uscire ed i motivi sono molteplici. C'è

chi si reca nelle sale "giochi" perché ha una giornata non colma di faccende e quindi va a cercare fortuna attraverso il gioco, c'è chi ci va

per curiosità, per esplorare un nuovo mondo, inoltre ci possono essere persone che considerano questo spazio come un luogo di ritrovo per

fuggire dalla routine e dulcis in fundo si può riscontrare che una fetta di frequentatori si avvicina a questa realtà perché è in cerca di

emozioni forti. Per quest'ultima categoria di individui, tale ricerca nasce perché in loro è ancora presente un sentimento di onnipotenza,

per cui in loro il gioco diventa un canale attraverso cui si lasciano completamente coinvolgere emotivamente. Più aumenta la ricerca del

piacere attraverso il gioco, più si perde il controllo della situazione, per cui il soggetto non riesce ad allontanarsi da questi luoghi

altrimenti soffre, dunque in questo caso si può parlare di dipendenza dal gioco d'azzardo. Infine c'è chi si reca in questi posti perché

sogna per sé e per la propria famiglia un futuro diverso, forse migliore del suo presente.
Ed ecco una delle tante testimonianze di un uomo che voleva di più, sempre di più dalla vita: Mauro, un uomo del sud di circa 58 anni,

racconta: "Ho lavorato per circa 40 anni presso una fabbrica di cartoni, ci ho messo l'anima in cio' che facevo - nonostante il mio sogno

fosse stato lavorare in un ufficio con giacca, cravatta, e 24 ore alla mano - ed ogni fine mese facevo festa con la mia famiglia per lo

stipendio ricevuto, ma ad un certo punto della mia vita, forse per il tenore di vita che andava sempre più crescendo intorno a me, forse

perché stanco di non dormire la notte per cercare di far bastare i soldi per moglie e sei figli, mi son detto basta! Basta della solita vita,

basta di accontentarsi di 900 euro al mese, basta di rinunciare a prendere un caffé al bar con gli amici, basta a dover dire bugie ai propri

figli quando ti chiedono di andare a calcetto o a nuoto, basta! Comincio così a frequentare, in preda ad una forte crisi esistenziale, un bar

con all'interno una sala privata zeppa di slot machine, tavoli da poker; entro per la prima volta, vinco circa seimila euro e in preda

all'euforia e alla voglia di dire finalmente basta alla vecchia vita mediocre continuo... continuo... continuo... per due, quattro, sette

anni, comincio a trascurare la mia famiglia tornando sempre tardi la notte con addosso la puzza di alcool e fumo, sino ad arrivare alla

fatidica notte del 10 febbraio 2007 - una notte che non dimenticherò mai, anche perché è stata quella notte che ho perso definitivamente mia moglie ed i miei ragazzi, è stata quella maledetta notte che ho perso per sempre la mia vita - dopo aver perso o per meglio dire dopo aver addirittura messo in gioco un pezzo di terreno avuto dal mio povero papà poco prima di morire, torno a casa ubriaco fradicio e comincio a picchiare ferocemente la mia bambina di cinque anni perché, in preda ad una forte febbre piangeva... piangeva e sembrava non smettere mai, e comincio a picchiarla forte, sempre più forte per farla smettere, sino a farla andare in ospedale e procurarle ferite sul corpo. Sono stato denunciato, messo in carcere ed ora sono felice di essere stato rinchiuso da circa un anno in un centro di recupero - proprio come un tossico dipendente - ma dopo tutto il male procurato alla mia famiglia, quanto sto scontando non mi sembra mai abbastanza. Ho perso tutto, lavoro, moglie, figli, amici che non vedo da circa quattro anni, ma nonostante tutto voglio continuare a lottare contro questo cancro, guarire e far capire al mondo che sono un uomo diverso, diverso da quell'animale maleodorante che se avesse potuto si sarebbe giocato la sua stessa vita".
E dunque spesso capita di trovarsi insoddisfatti di ciò che si fa proprio come è capitato a Mauro, o peggio ancora senza lavoro, con una famiglia numerosa, e la voglia di vedere trasparire serenità e felicità negli occhi della propria moglie, dei propri figli, e capita che questo desiderio diventi così forte che ti spinge a fare cose che forse nella vita mai avresti pensato di fare... Lo si fa una volta, poi ancora, ancora, sino a diventare schiavo di quel tavolo, schiavo delle macchinette, shiavo dei propri "sogni", schiavo di qualsiasi gioco che riguardi l'azzardo. Tante, troppe, le persone che non riescono a trovare un equilibrio fra ciò che investono nel gioco e quello che possono effettivamente spendere, è questo dunque non solo il caso di Mauro, lui è semplicemente stato una delle tante vittime di questa dipendenza: sono i giocatori eccessivi, che in Italia vanno dalle 80 mila persone a rischio elevato alle 700 mila a rischio moderato, 2 milioni a rischio minimo. Un giro di slot machine per cambiare la vita o almeno provarci, soprattutto in questo periodo di difficoltà economiche, casinò, scommesse, superenalotto, gratta e vinci, non conoscono crisi, ma tentare la sorte al gioco può creare dipendenza. Per il fenomeno della vergogna, poiché il gioco è socialmente etichettato come vizio, la persona tiene chiusa dentro di sé questo problema e in tal modo si aggrava la sua malattia, malattia che comporta una progressiva perdita del controllo dell'impulso di giocare. Il giocatore toglie tempo alla quotidianità pur di giocare e questo comporta problemi secondari molto gravi. Sempre più spesso si parla delle conseguenze piuttosto serie che il gioco d'azzardo ha sulla salute mentale del giocatore. I sintomi principali sono un eccessivo coinvolgimento nelle azioni di gioco. Il giocatore d'azzardo passa la maggior parte del tempo a pianificare e a rivivere le azioni di gioco, e gli occorre giocare sempre somme di denaro maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato. Il giocatore d'azzardo ha inoltre tentato più volte, senza successo, di controllare, ridurre o interrompere le azioni di gioco. Egli gioca prevalentemente per sfuggire a sentimenti di ansia o depressione, e spesso rincorre le proprie perdite tornando sul luogo dove ha giocato. Mente a tutti, mente agli amici, al terapeuta e ai familiari per occultare le somme di denaro che ha giocato e spesso ricorre a falsificazione, frode o appropriazione indebita per procurarsi il denaro con cui giocare. Il gioco, come tutte le dipendenze, è una malattia cronica e grave e per questo va adeguatamente curata, in particolare è importante che il giocatore raggiunga uno stato di "astinenza" e successivamente un certo grado di "sobrietà", ed in questo può e deve essere aiutato perché da questa malattia si può guarire. Solo al sud sarebbero almeno 420 le persone con i sintomi della malattia da gioco, ma le cure ci sono.

Dottori specialisti, oggi più di ieri, si stanno orientando verso le cure specialistiche che cercano di approntare dei modelli di cura sulle

diverse tipologie di giocatore.
Nel 2011, attraverso le tasse su giochi e scommesse, lo Stato ha raccolto quasi nove miliardi di euro. L'Aams, l'amministrazione dei monopoli

che gestisce il gioco pubblico, lancia campagne di informazione sul divertimento sicuro, insomma da una parte lo stato invita ad essere

responsabili, dall'altra sul gioco ci guadagna: in Italia il gioco d'azzardo legale costituisce una delle entrate più redditizie per lo

Stato.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)