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GAP: slot machine messe al bando

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Slot machine messe al bando

Non è solo un' avvertenza, è proprio un cordone sanitario a protezione della virtù (e del portafoglio) dei cittadini. A Pavia come a Trento, a Firenze comea Vicenza, non si possono più aprire sale giochi nel raggio di 500 metri da scuole, chiese, ricoveri per anziani, ospedali, caserme. A Prato qualcosa meno, solo 200 metri, ma comunque non nelle adiacenze di abitazioni civili. PERCHÉ, vanno dicendo sempre più sindaci, le tentatrici e popolarissime slot machine sono da tenere fuori dalla portata di bambini, anziani, timorati di Dio, universitari, soldati. Ma come arginare la slotmania, lo tsunami di 386 mila macchinette spuntate ovunque, nei bar, nelle hall degli alberghi, nelle sale giochi, nei ristoranti? Come si fa a imbrigliare un fenomeno commerciale da 30 miliardi di euro all' anno? Con gli unici attrezzi nella disponibilità delle giunte, cioè regolamenti e divieti urbanistici. Pavia ne è solo l' ultimo esempio. «I miei concittadini spendono in slot, videopoker e scommesse 2433 euro all' anno - spiega il sindaco Alessandro Cattaneo - è il tasso pro capite più alto d' Italia. I cinque casi di ludopatia del 2010 sono diventati 70. Dovevo fare qualcosa». E quel qualcosa è stato il regolamento comunale emanato il 10 luglio. Le nuove sale giochi dovranno sorgere a 500 metri di distanza da luoghi sensibili e a 100 metri dagli incroci. «Per ragioni di sicurezza stradale», continua Cattaneo. Non solo. Nei locali con videolottery è imposto il sistema di sorveglianza con telecamere per tenere lontani i minori. E nei locali di proprietà pubblica, vietato installare apparecchi con vincite in denaro. Roma, la capitale del gioco d' azzardo con 294 sale e 50 mila slot, non si è ancora mossa. L' opposizione di centrosinistra vorrebbe spingere le nuove sale a un chilometro di distanza da scuole, ospedali, Asl e parchi pubblici. Addirittura imponendo l' orario di apertura, dalle 13 alle 23, che difficilmente resisterà agli inevitabili ricorsi al Tar. Un regolamento simile è allo studio a Milano, dove si punta a proteggere anche le aree turistiche e monumentali. La Regione Liguria, dove le sale giochi sono triplicate negli ultimi mesi, ha depositato al Parlamento una proposta di legge per vietare la pubblicità dei giochi d' azzardo. Non è solo una questione di metri, però. Spiega il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta: «Vietare le sale giochi nel raggio di 500 metri da scuole, ospedali e altri luoghi sensibili significa di fatto rendere off limits tutta la città, relegandole in zone periferiche. Aree ghetto? Non credo, è una forma di prevenzione. Tuteliamo il nostro futuro». A Udine sono stati anche più duri, sospendendo per un anno le autorizzazioni alle nuove aperture. Sono però esercizi titolari di regolare concessione. E infatti accade che i comuni a volte facciano il passo troppo lungo. A Verbania, 31 mila abitanti e 402 slot, il sindaco Marco Zacchera aveva imposto l' accensione degli apparecchi dopo le 15 e fino alle 22, per impedire che i ragazzini marinassero la scuola per andare a giocare. Il Tar, in base a una legge del 1931 quando lo Stato ancora non si era fatto biscazziere, ha tolto il divieto, sanzionando il sindaco "crociato" con una multa di 1,3 milioni di euro. E a Correggio, notizia di ieri, sempre il Tar ha dato ragione alla megasala slot "Jackpot' s" che non ha potuto aprire per la modifica del piano regolatore voluta dal consiglio comunale. «È la questura l' istituzione più adatta a valutare - dice Giuseppe Core di Novomatic, azienda fornitrice degli apparecchi-I divieti dei comuni stridono con il libero mercato e la concorrenza».

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)

Non è solo un' avvertenza, è proprio un cordone sanitario a protezione della virtù (e del portafoglio) dei cittadini. A Pavia come a Trento, a Firenze comea Vicenza, non si possono più aprire sale giochi nel raggio di 500 metri da scuole, chiese, ricoveri per anziani, ospedali, caserme. A Prato qualcosa meno, solo 200 metri, ma comunque non nelle adiacenze di abitazioni civili. PERCHÉ, vanno dicendo sempre più sindaci, le tentatrici e popolarissime slot machine sono da tenere fuori dalla portata di bambini, anziani, timorati di Dio, universitari, soldati. Ma come arginare la slotmania, lo tsunami di 386 mila macchinette spuntate ovunque, nei bar, nelle hall degli alberghi, nelle sale giochi, nei ristoranti? Come si fa a imbrigliare un fenomeno commerciale da 30 miliardi di euro all' anno? Con gli unici attrezzi nella disponibilità delle giunte, cioè regolamenti e divieti urbanistici. Pavia ne è solo l' ultimo esempio. «I miei concittadini spendono in slot, videopoker e scommesse 2433 euro all' anno - spiega il sindaco Alessandro Cattaneo - è il tasso pro capite più alto d' Italia. I cinque casi di ludopatia del 2010 sono diventati 70. Dovevo fare qualcosa». E quel qualcosa è stato il regolamento comunale emanato il 10 luglio. Le nuove sale giochi dovranno sorgere a 500 metri di distanza da luoghi sensibili e a 100 metri dagli incroci. «Per ragioni di sicurezza stradale», continua Cattaneo. Non solo. Nei locali con videolottery è imposto il sistema di sorveglianza con telecamere per tenere lontani i minori. E nei locali di proprietà pubblica, vietato installare apparecchi con vincite in denaro. Roma, la capitale del gioco d' azzardo con 294 sale e 50 mila slot, non si è ancora mossa. L' opposizione di centrosinistra vorrebbe spingere le nuove sale a un chilometro di distanza da scuole, ospedali, Asl e parchi pubblici. Addirittura imponendo l' orario di apertura, dalle 13 alle 23, che difficilmente resisterà agli inevitabili ricorsi al Tar. Un regolamento simile è allo studio a Milano, dove si punta a proteggere anche le aree turistiche e monumentali. La Regione Liguria, dove le sale giochi sono triplicate negli ultimi mesi, ha depositato al Parlamento una proposta di legge per vietare la pubblicità dei giochi d' azzardo. Non è solo una questione di metri, però. Spiega il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta: «Vietare le sale giochi nel raggio di 500 metri da scuole, ospedali e altri luoghi sensibili significa di fatto rendere off limits tutta la città, relegandole in zone periferiche. Aree ghetto? Non credo, è una forma di prevenzione. Tuteliamo il nostro futuro». A Udine sono stati anche più duri, sospendendo per un anno le autorizzazioni alle nuove aperture. Sono però esercizi titolari di regolare concessione. E infatti accade che i comuni a volte facciano il passo troppo lungo. A Verbania, 31 mila abitanti e 402 slot, il sindaco Marco Zacchera aveva imposto l' accensione degli apparecchi dopo le 15 e fino alle 22, per impedire che i ragazzini marinassero la scuola per andare a giocare. Il Tar, in base a una legge del 1931 quando lo Stato ancora non si era fatto biscazziere, ha tolto il divieto, sanzionando il sindaco "crociato" con una multa di 1,3 milioni di euro. E a Correggio, notizia di ieri, sempre il Tar ha dato ragione alla megasala slot "Jackpot' s" che non ha potuto aprire per la modifica del piano regolatore voluta dal consiglio comunale. «È la questura l' istituzione più adatta a valutare - dice Giuseppe Core di Novomatic, azienda fornitrice degli apparecchi-I divieti dei comuni stridono con il libero mercato e la concorrenza».

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)