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Gioco d’azzardo: la dipendenza di chi non ha altri piaceri

Gioco d’azzardo: la dipendenza di chi non ha altri piaceri

Gioco d’azzardo, la dipendenza di chi non ha altri piaceri

Secondo l’Economist gli Italiani perdono 24 miliardi di euro all’anno in scommesse sportive, videopoker, lotto e «gratta e vinci». È una patologia da individuare sul nascere

 

Molte persone afflitte dalla «febbre del gioco d’azzardo» riferiscono di provare la sensazione di vivere come all’interno di una «bolla», una sorta di mondo ovattato scandito dal gioco dove è possibile provare sensazioni di gioia, speranza, dolore e rabbia, mentre al di fuori tutto appare piatto e inutile.  

 

Ma a destare preoccupazione è il fatto che molti di loro non identificano il gioco come un problema, se non quando la situazione è ormai compromessa al punto da aver mandato a monte i risparmi e gli affetti di una vita intera.  

 

«A livello clinico giungono spesso soltanto i casi estremi. Anche per questo è probabile che il fenomeno della patologia da gioco d’azzardo sia ampiamente sottostimato», avverte Laura Bellodi, Preside della Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e responsabile del Centro disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo presso l’Ospedale San Raffaele Turro. Anche per questo è importante imparare a riconoscere i segnali di pericolo sin dall’inizio, spegnendo sul nascere qualsiasi atteggiamento sbagliato. 

 

Professoressa, gli italiani amano giocare d’azzardo, al punto che la rivista Economist ha stimato che perdono ogni anno circa 24 miliardi di euro in scommesse sportive, videopoker, «gratta e vinci» e gioco del lotto. Ma cosa distingue un giocatore d’azzardo comune da un giocatore patologico?  

«La differenza tra un giocatore d’azzardo comune e uno patologico sta principalmente nell’intensità e nella frequenza con cui l’attività del gioco viene ricercata e praticata. Mentre una persona normale sa riconoscere le situazioni di rischio e riesce a porre un freno quando questo diventa troppo alto, un soggetto con la patologia del gioco non riesce a porsi dei limiti e vive nella totale indifferenza rispetto alle potenziali conseguenze negative del proprio modo di giocare. 

 

Cosa porta un giocatore d’azzardo occasionale a sviluppare la patologia del gioco? 

Stiamo cominciando oggi a comprendere i meccanismi che possono far «deragliare» alcuni soggetti verso una forma di gioco d’azzardo patologico che ha ricadute su tutti gli aspetti della vita. Le ricerche nel campo delle neuroscienze compiute negli ultimi 15 anni individuano una base genetica comune, responsabile di un difetto nella capacità di provare piacere. Sarebbe proprio l’incapacità di provare emozioni piacevoli nella vita quotidiana a spingere alcuni soggetti a ricercare emozioni forti, che alcuni ritrovano nel gioco d’azzardo, altri nella droga, altri in entrambi. 

 

Quali sono i principali «segnali» che consentono di individuare un giocatore patologico?  

«Sembra scontato ma non dobbiamo sottovalutare alcuni elementi concreti come il fatto di veder “alleggerito” il proprio portafoglio o il proprio conto in banca, oppure il fatto di contrarre dei debiti per continuare a giocare. Dal punto di vista personale, invece, un giocatore patologico utilizza il gioco come valvola di sfogo contro qualsiasi difficoltà della vita quotidiana, e che dirotta interamente sul gioco e sulle emozioni che questo procura la gestione dei propri stati emotivi, che siano essi di ansia, tristezza o depressione».

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.lastampa.it/2016/04/26/scienza/benessere/gioco-dazzardo-la-dipendenza-di-chi-non-ha-altri-piaceri-NP82UE0UrjL8E7hDHodtFI/pagina.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)