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Ludopatia: intervista al presidente dell'Ordine Nazionale Psicologi

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Ludopatia: intervista al presidente degli Psicologi
Giuseppe Luigi Palma, presidente dell'Ordine Nazionale degli Psicologi, analizza il fenomeno della dipendenza da gioco d'azzardo


di Antonio Palma


Ludopatia, gambling o gioco d'azzardo patologico. Tanti modi per descrivere il fenomeno del gioco compulsivo ed autodistruttivo riconosciuto come vera e propria piaga sociale già a partire dal 1980, anno in cui fu classificato come un disturbo psichico dall'American Psychological Association (APA).


In Italia, dopo il 2003, si è assistito ad una crescita costante del volume di gioco d'azzardo. A fronte di una spesa di quarantadue miliardi nel 2007 si è passati a settantasei miliardi nel 2011. Ogni famiglia italiana "investe" in gratta e vinci, slot-machine, videopoker, poker-online, scommesse e gioco del lotto, somme pari al 6,5% del suo reddito complessivo.


Dati allarmanti cui si è cercato di porre freno con il Decreto-Balduzzi, di recente approvazione, che ha riconosciuto il gambling tra le patologie curabili presso le Asl nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
A tal proposito, riportiamo l'intervista al Presidente dell'Ordine Nazionale degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma.


Presidente, scientificamente come si definisce la ludopatia?
Più correttamente si dovrebbe utilizzare il termine "Gioco d'Azzardo Patologico" GAP, un disturbo nel controllo degli impulsi che si connota come dipendenza patologica sine substantia, caratterizzata da andamento cronico e recidivante, in grado di compromettere lo stato di salute e la socialità della persona affetta da tale disturbo.


Ha parlato di patologie in grado di compromettere la salute e la socialità negli individui affetti, che tipo di disagi psicologici e sociali crea il gambling nella vita quotidiana?
La persona interessata da questo tipo di problematica tende ad organizzare sempre più la propria vita sul bisogno incontrollabile di ricorrere al gioco d'azzardo. La necessità di procurarsi il denaro per finanziare il gioco può condurre la persona a commettere azioni illegali. Gli interessi, le relazioni affettive e sociali assumono un'importanza secondaria rispetto al gioco. Si tratta quindi di una condizione psicologica e sociale che crea notevole disagio a se stessi, alle famiglie, ai gruppi sociali di appartenenza, sul posto di lavoro.


Si può ipotizzare una correlazione tra difficoltà economiche e aumento del gioco d'azzardo?
Certamente, si pensa che tra le dimensioni determinanti il "contesto favorevole" ci sia anche una positiva correlazione tra crisi economica reale e/o percepita e il ricorso al gioco d'azzardo. I giocatori d'azzardo, infatti, utilizzano come prima giustificazione, difensiva del proprio comportamento, il pensiero razionale che attraverso il gioco sia possibile risolvere problemi economici propri o della famiglia.


Cosa pensa delle pubblicità che invitano al gioco?
Il gioco d'azzardo oggi si è trasformato in un business in cui anche lo Stato ha gravi responsabilità. L'invito a "giocare con moderazione" che spesso accompagna la pubblicità dei giochi, risulta assolutamente inutile e paradossale. La caratteristica clinica dei giocatori, i cosiddetti gamblers, è proprio la difficoltà, o impossibilità, di controllo dell'atto compulsivo di giocare, di azzardare. Azzardare non può essere atto moderato... o non sarebbe un azzardo.
Per di più, l'odierna diversificazione dell'offerta arricchitasi di nuovi spazi di gioco, online da casa, attraverso il cellulare, il digitale terrestre, il computer etc. ha acuito il problema.
Sarebbe più opportuno almeno prevedere un codice etico specifico per la pubblicità in questo settore, che eviti inutili riferimenti alla moderazione e invece renda espliciti i reali rischi connessi al gioco d'azzardo.


Gratta e vinci, gioco del lotto, bingo, poker, videopoker, slot, si differenziano nella capacità di creare forme di dipendenza o funzionano allo stesso modo?
La capacità di causare o scatenare forme di dipendenza è la stessa. Come per le più note dipendenze da farmaci, droghe o alcool, il connubio tra sostanza/gioco, personalità del giocatore e contesto favorevole congiuntamente possono portare all'incontrollabilità del comportamento e quindi all'insorgenza di una vera e propria patologia psichica.


Analizzate le cause e le caratteristiche del disturbo, come si cura il gioco d'azzardo patologico?
Per affrontare questa particolare forma di dipendenza è necessario un intervento psicologico e psicoterapeutico rivolti all'individuo, ma anche al contesto familiare che in molti casi favorisce l'insorgere e/o il persistere della patologia.
Il GAP risponde bene a trattamenti combinati di lavoro in gruppo affiancati ad una psicoterapia individuale centrata sulle motivazioni, le emozioni e i comportamenti connessi al gambling. In quest'ottica è evidente la necessità di pensare a strutture ed operatori specializzati e competenti dedicati alla diagnosi, cura e riabilitazione del GAP.
Pensare ad un presidio sul territorio potrebbe rappresentare uno strumento utile non solo all'intervento, ma anche alle attività di prevenzione e monitoraggio del fenomeno che come detto ha risvolti sociali rilevanti.


Lo Stato ha cercato di arginare il problema anche con il recente Decreto-Balduzzi, lei considera adeguate le misure in esso contenute?
L'inserimento del trattamento dei giocatori d'azzardo nei LEA (livelli essenziali di assistenza) certamente rappresenta un importante riconoscimento del legislatore della gravità del fenomeno. Il SSN deve farsene carico, e l'adeguatezza degli interventi non è a costo zero, è invece indispensabile stanziare risorse adeguate. Credo sia utile mettere in atto una strategia più ampia che oltre al trattamento del singolo individuo, si occupi anche della prevenzione del fenomeno. Aggiungo solo che ritengo necessario un ripensamento di tutta la materia da parte dei nostri Legislatori, lo Stato sembra non poter/voler rinunciare alle entrate derivanti dal gioco d'azzardo, allo stesso tempo deve garantire cure adeguate per coloro che sviluppano una dipendenza patologica. Credo che una seria riflessione su costi e benefici di questa operazione sia non solo urgente, ma doverosa, ed etica.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)