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Ludopatia: la dipendenza in tempo di crisi

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Ludopatia: la dipendenza in tempo di crisi


In Italia, secondo il dossier "Azzardopoli" di Libera, ci sono 800mila persone dipendenti da gioco d'azzardo e quasi 2 milioni di giocatori a rischio. La ludopatia è riconosciuta come patologia dall'Organizzazione mondiale della Sanità dal 1980 e di recente con il decreto Balduzzi (il DDL 13/9/2012 n. 158,art. 5), è stata inserita anche in Italia nei livelli essenziali di assistenza (Lea), al pari delle dipendenze da alcool e droga. L'escalation del gioco in Italia è in controtendenza rispetto a tutti gli altri indicatori del Paese. Infatti, a fronte di un'evidente contrazione dei consumi familiari negli ultimi anni, della diminuzione del potere d'acquisto, della crisi economica, dell'aumento della disoccupazione, cresce comunque la voglia di giocare nella speranza di tentare la fortuna. Sempre più persone si affidano a quella che vedono come l'unica occasione di stabilizzazione economica. Sembra, infatti, che il consumo dei giochi interessi prevalentemente le fasce sociali più deboli e secondo i dati Eurispes nel gioco investe il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Inoltre giocano di più le persone con una bassa scolarizzazione. Ad essere attratti dal gioco ormai non sono più solo gli adulti: secondo l'indagine conoscitiva sulla condizione dei minori 2012 realizzata da Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro, infatti, il gioco a soldi on line coinvolge il 12% degli adolescenti (il 2,5% gioca spesso). Percentuale che sale al 27% nel caso del gioco non online, soprattutto gratta e vinci.


La Federserd (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze) ha attivato da novembre 2009 il servizio "Giocaresponsabile". Nello studio che ne riporta i risultati è emerso che in due anni di attività si sono rivolti ai servizi offerti online o tramite consulenza telefonica 3791 "casi problematici". Il giocatore tipo anche qui corrisponde al profilo di un uomo adulto, di età media 43 anni, con bassi livelli occupazionali e di istruzione che gioca in prevalenza alle slot machine e alle videolottery. Nell'80% dei casi spende tra 100 e 1.000 euro settimanali, nel 70% dei giocatori dichiara di avere perso più di 10.000 euro. Molti perdono lavoro, famiglia- addirittura questa sindrome è diventata un motivo valido per dichiarare nullo un matrimonio religioso, seconda la richiesta di uno dei due coniugi, per la Sacra Rota- e finiscono nelle mani degli usurai. Il giocatore in difficoltà inizialmente comincia a rubacchiare o a chiedere soldi a parenti o amici e poi si rivolge, quasi inevitabilmente, agli strozzini. «È evidente che siamo difronte a fenomeni estremamente vasti con ricadute sanitarie e sociali molto importanti- ha commentato il fenomeno Alfio Lucchini, presidente di Federserd in una recente intervista a Radio Radicale- Rispetto al gioco d'azzardo è evidentemente eccessiva la modalità di incentivazione, con degli aspetti sui quali occorre intervenire con urgenza. Senza voler essere proibizionisti, senza voler togliere il fascino o la gioia del gioco, bisogna però chiedersi come mai in Italia, contrariamente a tutte le altre nazioni si è raggiunta una platea di giocato in termini assoluti così rilevante, e si cominciano a vedere delle conseguenze di ordine sanitario, nel campo della dipendenza da gioco così rilevanti. È evidente che per ragioni economiche lo Stato è andato assolutamente oltre».


Lo scorso 3 aprile è stato istituito- così come dalle indicazioni del decreto Balduzzi- l' "Osservatorio sui rischi di dipendenza da gioco" presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli (AAMS). Presieduto dal vicedirettore dell'AAMS, Luigi Maistro, e con il supporto del Dipartimento delle Politiche antidroga, questo organo nasce con l'obiettivo di «valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d'azzardo patologico e il fenomeno della dipendenza grave». Da più parti però arrivano le critiche circa il conflitto di interessi in campo: a fare da controllori vengono qui chiamati gli stessi gestori del gioco d'azzardo. «É noto, infatti, che i Monopoli hanno interesse a favorire la diffusione dell'azzardo in quanto comporta introiti per lo Stato- hanno commentato la scelta i promotori della campagna "Mettiamoci in gioco"- Le esigenze di carattere sanitario e sociale connesse all'azzardo e all'aumento dei fenomeni di dipendenza richiedono, perciò, che tale organismo sia coordinato da una diversa istituzione, in grado di assicurare senza alcuna ombra l'imparzialità del suo operato, tanto più in presenza di interessi così forti e influenti».


Il già citato decreto Balduzzi prevede anche l'obbligo che sui biglietti delle lotterie istantanee figurino "formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro". Nonostante si tratti di piccola cosa rispetto alla portata del fenomeno, come ha denunciato in una nota l'avvocato Osvaldo Asteriti- «con una "furbata" i monopoli stanno eludendo l'obbligo, avendo disposto con una mera circolare che tale obbligo si applichi solo alle lotterie indette dal 1° gennaio. La conseguenza infatti è che su 43 lotterie istantanee attive solo sui biglietti di 3 figurano le formule». Oltretutto i messaggi utilizzati da queste tre lotterie si trovano nascosti sul retro dei biglietti, scritti con carattere piccolissimo, senza l'enfasi comunicativa che hanno ad esempio gli avvertimenti sui pacchetti delle sigarette. L'incentivazione dei giochi e la promozione nel nostro Paese assume, dunque, i caratteri di un vero e proprio bombardamento mediatico: pubblicità appaiono ovunque su internet, sui giornali e in televisione. Indicativo è il fatto che, ad esempio, la SISAL nel biennio 2009-2010, ha speso in pubblicità 17,7 milioni di euro sulle reti Mediaset e 1,2 milione di euro sulla Rai; mentre la Lottomatica ha speso 13,1 milioni di euro sulle reti Mediaset e 5,2 milioni su quelle della Rai.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)