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Ludopatia: scommettere morbosamente sulla propria vita

cufrad news alcologia Ludopatia: viaggio nel mondo del gioco d'azzardo


Ludopatia: scommettere morbosamente sulla propria vita
Viaggio nel mondo del gioco d'azzardo che illude, incanta e distrugge le personalità di milioni di italiani

di Paola Bisconti

In tutte le epoche storiche l'uomo ha dimostrato di voler sfidare la sorte scommettendo denaro in allettanti quanto rischiose partite: c'è chi ha visto la fortuna andare dalla sua parte e chi invece è stato baciato dalla malasorte. In entrambi i casi il gioco d'azzardo ha creato una dipendenza che oggi è riconosciuta come una patologia: si tratta di un fenomeno che allarma sia per l'"autodistruzione" dei giocatori accaniti che per lo spreco di denaro che genera questo futile divertimento. Dal 2005 al 2011 infatti sono stati spesi 309 miliardi di euro in lotterie, Superenalotto, lotto, Bingo, scommesse sportive, giochi on line, Gratta e Vinci, Slot Machine, Casinò. Il gioco d'azzardo è diventata la quinta industria italiana dopo la Fiat, la Telecom, l'Enel e la Sfim e rappresenta il 9% del mercato mondiale.


Si tratta di un settore che non distribuisce benessere (se non a pochi) ma lo sottrae agli innumerevoli ludopatici che diventano dipendenti di un sistema speculativo, scandaloso e immorale. "Il gioco d'azzardo è una macchina da guerra che fa vittime tutti i giorni, ma è lo Stato che incita anche attraverso la pubblicità: 3 su 10 sono incentrate sul gioco" scrive padre Alex Zanotelli sul n° 4 di "Nigrizia", il mensile missionario, ricordando quanto il GAP, gioco d'azzardo patologico, sia una malattia in forte aumento. Questa sorta di dipendenza senza sostanze colpisce in particolar modo i soggetti insicuri, insoddisfatti della propria vita, inclini alla depressione, afflitti da solitudini relazionali, ma anche anziani soli e giovani disoccupati che si rifugiano nel gioco sperando in una vincita miracolosa, tentando così di sopperire alle frustrazioni economiche e sentimentali.


Inoltre la tentazione di sfidare la "dea della fortuna" si offre con ostinazione: sono operative 400.000 macchine da gioco in 1500 sale-scommesse da aggiungere ai mini-casinò collocati nei centri commerciali che attirano famiglie intere in un gioco assurdo e inutile, in grado però di far cadere in trappola 1 milione di "gioco-dipendenti", che a loro volta coinvolgono altre 6 milioni di amici e parenti, trascinati in guai finanziari. Questo genere di business attira soprattutto la mafia, che può riciclare il denaro sporco, e così la nostra nazione è al primo posto in Europa per il gioco d'azzardo: un primato che di certo non inorgoglisce tutti quei cittadini che per vivere dignitosamente lavorano con onestà.


Nell'epoca dei sogni e delle illusioni, il gioco d'azzardo contribuisce ad annebbiare la vista a chi è convinto di riuscire ad ottenere facili fortune con un giro fortunato di "black jack" oppure di "baccarat", di "keno" o della classica "roulette", che invece rendono i giocatori solo delle vittime del gioco compulsivo. Molti frequentatori assidui dei casinò sono professionisti e manager che investono ingenti somme di denaro per provare il rischio del brivido, ma quando perdono i propri averi si ritrovano soli e in alcuni casi si rivolgono alle comunità terapeutiche. I "GA", giocatori anonimi, si confrontano e con l'aiuto di psicologi, psichiatri ed esperti di finanza ed economia spesso superano il problema, vivendo una vera e propria rinascita.


Considerata la gravità del problema (si contano circa 500.000 giovani italiani a rischio soprattutto nel Molise, in Campania e in Sicilia), Renato Balduzzi, il Ministro della Salute, ha annunciato che la dipendenza dal gioco sarà inserita nell'aggiornamento dei Lea, livelli essenziali di assistenza, in modo da garantire la prevenzione, la cura e la riabilitazione dalla patologia. Inoltre Andrea Riccardi, Ministro per l'Integrazione, ha annunciato di aver presentato una proposta di legge che prevede, insieme alla collaborazione con le regioni, il divieto degli sport sui giochi d'azzardo.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)