338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Università di Siena: analisi del GAP

cufrad news alcologia gioco d'azzardo GAP


Sempre di più i malati d'azzardo. Come se ne esce?

È come un rogo che brucia tutto: patrimonio, famiglia, lavoro, affetti. A finirci dentro circa un milione e mezzo di persone, perse dietro

slot machine, scommesse, giochi online, gratta e vinci. Un popolo variegato che oggi «non risparmia più alcuna categoria: dai ragazzi alle

casalinghe sino a intrappolare anziani pensionati», fa notare lo psichiatra Riccardo Zerbetto, docente di psicopatologia all'università di

Siena.
Se un tempo lo chiamavano vizio e lo trattavano come un'abitudine dannosa, da anni il gioco d'azzardo, quando non lascia spazio a

nient'altro, si è spostato nella casella delle patologie compulsive (grazie anche alla definizione fornita dal Dsm IV, il manuale diagnostico

dei disturbi mentali). E come tale curato attraverso percorsi specifici, seppur diversi tra loro. Ma non ancora inserito, però, nei. Lea, i

livelli essenziali.
«A occuparsene ci sono alcuni Sert, Asl od ospedali, ma sono comunque pochi: una manciata rispetto all'entità del problema», aggiunge

Zerbetto. E a parlare ci sono anche i numeri se si pensa che quest'anno i soldi spesi nei giochi legali, in Italia, dovrebbero toccare gli 80

miliardi di euro: quasi 20 in più rispetto al 2010, e quello online sta divorando una consistente fetta della torta. E con il moltiplicarsi

dei giocatori compulsivi si è allargato il sistema di supporto: dalle associazioni ai Sert, passando per i centri specializzati, agli

ambulatori delle aziende sanitarie sino a strutture residenziali come quella nata dall'associazione Orthos sulle colline senesi o il progetto

"Pluto" finanziato dalla Regione Emilia Romagna conia collaborazione del centro sociale Papa Giovanni XXIII, nella periferia di Reggio

Emilia.
Un popolo in crescita, dunque, tanto che si stima che a ricorrere a una qualsiasi struttura siano tra i 700 e gli 800mila giocatori

compulsivi. Complice anche la crisi economica che porta a rincorrere la vincita facile per risanare le proprie casse. Come conferma Federico

Tonioni, responsabile dell'ambulatorio del policlinico Gemellli di Roma sulle nuove dipendenze (l'unico ospedale con le Molinette di Torino

ad aver un centro specializzato): «Bisogna abbandonare l'idea che i giocatori patologici siano quelli seduti dietro un tavolo di poker. La

fotografia oggi è ben diversa: ci sono giovani attaccati al computer intenti a puntare online per ore e ore, gli over 70 che comprano

centinaia di gratti e vinci, professionisti che buttano denaro e tempo nelle sale scommesse». Ma se strada per smettere è lunga a farcela,

però, sarebbe un dipendente su due. Tra questi c'è chi si rivolge ai gruppi di auto aiuto: tra i più famosi quello dei giocatori anoniminato

dalla costola degli AA (alcolisti anonimi) stessa strada, stessa passione: i dodici passi, un tutor nei momenti di debolezza, e quella frase

stampata nel cuore: "ho ammesso di avere un problema". «Spesso dietro ci sono altre dipendenze», dice Maurizio di Giocatori Anonimi

sottolineando come siano «aumentate le donne e i giovani che arrivano nei nostri gruppi». Ma non è l'unica realtà. Tra le tante c'è il

Conagga, il Coordinamento dei gruppi per giocatori d'azzardo: rete fittissima di associazioni che abbraccia tutto il territorio che si è data

appuntamento per il XXIImo congresso nazionale sul Gap lo scorso venerdì a Rocca di Vignola. Il tema? I "Luoghi del gioco nella

contemporaneità" perché come spiega Giuseppe Pugliese, tra gli organizzatori, «è il momento di affrontare anche i pericoli indotti dalla

Rete».
Ma le ricadute - per tutti - sono sempre dietro l'angolo. Per questo Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e docente di psicologia del lavoro

all'università di Chieti, ha adottato, uno stratagemma: «All'inizio ai miei pazienti spiego che il gioco è un elemento essenziale nella vita

e introduco delle restrizioni alle somme da giocare con il supporto dei familiari». Sempre Lavenia, che ha riadattato al gioco d'azzardo le

fasi che conducono alla tossicodipendenza stilate dallo psichiatra Luigi Cancrini, (vedi grafico, ndr) ci restituisce uno spaccato della

realtà quando tira fuori i dati, aggiornati al 2011, dell'indagine sull'identikit del giocatore d'azzardo patologico: «Su un campione di 500

persone reperite nelle sale scommesse di tutta Italia il 97% ha trai 18 e i 28 anni, è uomo, single e nel 12% dei casi punta soldi alle slot

machine». A seguire gli uomini trai 51 e i 61 anni.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)