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Binge drinking : la salute dei giovani è a rischio

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Binge drinking : la salute dei giovani a rischio per troppi drink fuori pasto
Troppi drink e tutti fuori pasto: è il binge drinking
Cambia il rapporto dei giovani con l'alcool: non più solo un bicchiere a tavola ma tanti drink a tutte le ore del giorno. Una tendenza sempre

più femminile che arriva dal Nord Europa. Lo rivelano i dati del governo. Renato Balduzzi, ministro della Salute: «Contro i rischi punterò su

scuola e agenzie educative»

di Erika Tomasicchio

Una volta faceva la sua comparsa solo durante i pasti. Rallegrava i momenti conviviali, suggellava brindisi di buon auspicio e, altra

funzione non trascurabile, era utile a digerire i menù più elaborati. Ora il calice di vino e insieme a lui quasi tutti i più comuni alcolici

e amari, sono onnipresenti nella vita dei ragazzi italiani.

Fiumi di birra, ma anche shottini di rum e vodka, bevuti più volte e a tutte le ore del giorno: è il binge drinking. L'abitudine a brevi e

frequenti assaggi alcolici arriva dal Nord Europa e contagia gli adolescenti già a partire dalla scuola media. L'ha riferito il ministero

della Salute in Parlamento, citando i dati della relazione annuale sugli interventi realizzati da governo e Regioni in materia di lotta all'

alcol.

Un cicchetto tira l'altro. Ad alzare il gomito si comincia già a 11 anni. Di solito si beve fuori pasto, durante i momenti di pausa a scuola,

nei locali o a casa di amici per perdere le inibizioni e risultare più disinvolti in gruppo. Nel bicchiere c'è sempre più di rado il vino,

che ha perso ormai gran parte del suo appeal, sorpassato da aperitivi e liquori. Rispetto a dieci anni fa il rapporto giovani-alcool si fa

sempre più stretto: ora si comincia prima e si beve in modo più sregolato. Mentre fino al Duemila alzava il gomito fuori pasto solo il 14,5

per cento degli studenti tra i 14 e i 17 anni, ora i fan del cocktail a tutte le ore sono il 16,9 per cento. Anche tra i maggiorenni under 24

si registra un aumento, dal 33,7 per cento al 41,9 per cento.

Il binge drinking è ormai di moda almeno dal 2003, fa sapere il ministero della Salute, e la sua diffusione non accenna ad arrestarsi. Un

fenomeno che annovera tra i suoi appassionati sempre più donne: nell'ultimo quindicennio le ragazze tra i 14 e i 17 che consumano alcool in

bar e locali sono aumentate più del doppio. Le ubriacature femminili, tuttavia, non raggiungono mai i livelli di quelle maschili. In base ai

dati dell'Istituto superiore di Sanità, il 25,4 cento dei maschi e 7,3 per cento delle donne sopra gli 11 anni consuma alcolici senza

rispettare le norme di buon senso.

Anche tra gli anziani, che conservano ancora le abitudini mediterranee del bere con moderazione e solo a tavola, l'assunzione di alcool è

eccessiva rispetto all'età e alle condizioni di salute, soprattutto nei maschi.

Una tendenza che non dovrebbe allarmare se si considera che nonostante tutto, l'Italia continua ad occupare un posto tra i più bassi nella graduatoria europea per consumo annuo pro capite di alcol puro ed è uno dei Paesi dell'Ue con il maggior numero di astemi. Inoltre, la dipendenza dalla bottiglia fa ancora meno morti rispetto alla media europea, nonostante sia comunque superiore a stati come Olanda, Spagna, Grecia e Irlanda. Nell'anno 2008 i decessi dovuti a un bicchiere di troppo, compresi gli incidenti stradali sono stati 17.661, pari al 3,8 per cento del totale della mortalità maschile in generale e al 2,1 percento di quella femminile. Anche i disturbi legati all'alcolismo, come la cirrosi epatica, sono lievemente aumentati in Italia negli ultimi dieci anni (del 10 per cento).

Se da un lato il consumo di vino diventa più responsabile, i cicchetti del fine settimana costituiscono un campanello d'allarme soprattutto

per chi si mette alla guida dopo l'uscita dai locali notturni. O per chi fa pericolosi mix: l'8,6 per cento degli utenti che si sono rivolti

agli sportelli pubblici anti-alcool nel 2009 ha dichiarato di aver fatto uso anche di sostanze stupefacenti.

Per arginare il fenomeno il ministro della Salute Renato Balduzzi intende puntare sull'educazione: «Dobbiamo aiutare i giovani a fronteggiare le pressioni sociali al bere in contesti significativi come la scuola, i luoghi di divertimento, socializzazione e sport - ha detto -. Per farlo ho intenzione di approfondire il ruolo delle agenzie educative e delle istituzioni scolastiche». Intanto in questi anni ministero della Salute e Regioni hanno attivato diversi interventi per contrastare rischi e conseguenze dell'alcool: dal 1996 il numero di attività di assistenza sul territorio è raddoppiato, nonostante il personale in servizio esclusivo - medici e psicologi- sia ancora carente.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)