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Genitori che manipolano i figli: la dipendenza affettiva in famiglia

Genitori che manipolano i figli: la dipendenza affettiva in famiglia

Genitori che manipolano i figli: la dipendenza affettiva in famiglia

Negli ultimi anni li hanno chiamati in tanti modi: “mammoni”, “choosy”, “Peter Pan”. Stiamo parlando dei ragazzi tra i venticinque e trentacinque anni che per una ragione o per l’altra vivono ancora in famiglia. In alcuni casi arrivano a quarant’anni e convivono ancora con i genitori, memori del detto latino” hic manebimus optime”.

Molte volte la causa di questa prolungata permanenza entro le mura domestiche genitoriali, viene fatta risalire alla crisi occupazionale e alle difficoltà di poter disporre dell’autonomia economica che consenta loro di reggere una vita autonoma fuori dall’alveo di provenienza.

Ragioni sicuramente importanti ed in grado di influenzare scelte di autonomia.

Mentre per le generazioni dei padri il distacco dal nucleo genitoriale coincideva con la fine dell’adolescenza e con il cogliere le opportunità di lavoro o di indipendenza abitativa, adesso la crisi occupazionale, il costo più alto degli affitti delle abitazioni porta moltissimi giovani a preferire di restare con la famiglia di origine e rimandare una sistemazione autonoma.

Queste sono ragioni sicuramente che hanno la loro importanza, ma accanto a ciò vi sono anche altre ragioni più intimamente legate alla condizione affettiva e ai rapporti psicologici all’interno della famiglia.

Rapporti psicologici che sono certamente cambiati rispetto a quelli che vivevano le generazioni di coloro che oggi sono “genitori”.

Allora la famiglia era molto più autoritaria ed “uscire” da casa era visto come un affrancamento da una situazione di dipendenza, come una forma di emancipazione e di affermazione della propria individualità.

Oggi molti giovani sono amati, tanto amati, dai genitori. Genitori che amano talmente i propri figli fino a “viziarli” già dalla tenera età, facendo vivere loro un’adolescenza con tanti “sì”, con tante concessioni e cedimenti, senza regole e senza “no”.

La mancanza dei “no”, necessari per stabilire regole e comportamenti che aiutano a crescere, che aiutano a sentire la forza dell’impegno e del “sacrificio” per il raggiungimento di obiettivi nella vita, porta questi figli a vivere come in una gabbia dorata, in cui tutto è concesso e nulla è da conquistare…

Genitori molto occupati professionalmente tendono a compensare i propri sensi di colpa per il pochissimo tempo dedicato alla educazione dei figli, con la concessione di oggetti e di disponibilità economica; molti altri tendono a risolvere per loro ogni piccola difficoltà fino alle grosse, spianando loro il cammino.

Questa situazione causa il più delle volte una forma di “dipendenza affettiva” che provoca nei figli immaturità, rifiuto di crescere, rifiuto di assumersi responsabilità, rifiuto di assumersi impegni: tanto, ci pensano i genitori…

È così che i figli restano in quella zona di comfort, cosiddetta dell’”eterno bambino”.

Psicologicamente la caratteristica di questi eterni bambini è l’essere incapaci di autonomia di pensiero e di sentimenti, di essere di fatto dipendenti da altri: per ora dai genitori. Poi, anche una volta costruitasi una famiglia propria, dipendere dal “partner”: dalla moglie che diventa come la madre, o dal marito visto come il padre.

In realtà i figli che sviluppano questa “sindrome” sono ostaggi di genitori ansiogeni, soffocanti.

Anche chi proviene da situazioni di famiglie in difficoltà, da ambienti violenti, disfunzionali, può soffrire sostanzialmente per una dipendenza che si manifesta in forme diverse.

L’ambiente domestico critico, la famiglia violenta può indebolire talmente i figli fino al punto che questi non riescono a trovare la forza di tagliare i ponti con genitori incapaci o che avvelenano loro la vita. Questi figli vivono la sindrome del maltrattamento per lunghi anni e rimangono fortemente vulnerabili alla manipolazione se non proprio alla violenza fisica dei genitori.

Da adulti vivranno un “conflitto” interiore forte tra il sentirsi legati alla famiglia che sono stati obbligati ad amare incondizionatamente e il distacco che vorrebbero fosse definitivo verso i genitori.

In realtà questo distacco agognato non avverrà quasi mai. Torneranno come in un “pellegrinaggio” sempre nell’alveo familiare, come alla ricerca di un sogno che sperano sia diverso ma che inevitabilmente si dimostra identico alla loro vita infantile.

(...omissis...)

Dott.ssa Giovanna Maria Nastasi Psicologa Psicoterapeuta Padova

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.easynewsweb.com/genitori-che-manipolano-i-figli-la-dipendenza-affettiva-in-famiglia/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)